di Lisa Corva
Palazzo Brancaccio. Ingresso da via Merulana con vista sul giardino interno. Foto Serena Eller.
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Pezzi di design contemporaneo dentro un antico palazzo nobiliare romano: il nuovo e l'antico in un ibrido che è la grande bellezza. Si tratta di Contemporary Cluster, il progetto di Giacomo Guidi e Giorgia Cerulli, da fine settembre nella nuova sede di Palazzo Brancaccio. «Io sono un architetto, ma da sempre la mia passione è il design: gli oggetti, la loro forza, la loro storia», dice Giorgia Cerulli. «Esporli qui è una meraviglia, siamo innamorati di questo palazzo. Avremo più di venti brand: ci sono pezzi già iconici come i tavolini di Draga & Aurel, il duo creativo che farà anche una mostra con noi nella prossima stagione». E poi Forma&Cemento (da 390 a 10mila euro), A&B Living (da 1.800 a 19mila euro), Diaphan Studio (da 1.289 a 15.900 euro), Diloer Ceramics (da 360 a 1.050 euro), Medulum, Mentemano, Ocra Studio, Paradisoterrestre, Poltronova, Studio Nucleo, Tellurico, Testatonda. «Stiamo scegliendo personaggi ibridi, che si muovono tra moda, design e arte: la mostra inaugurale della giovane designer Sara Ricciardi, ad esempio, è una scommessa, con i suoi pezzi-scultura in grande scala ispirati al tema della semina, che lei interpreta come nascita, e creati per Ceramiche Rometti».
Lampada da terra Sanremo (1968), design Archizoom Associati, POLTRONOVA, all'interno di Contemporary Cluster, a Palazzo Brancaccio (3.880 €). Foto Serena Eller.
Ma Contemporary Cluster non sarà solo dedicato al design. «Al piano terra, nei 400 metri che si chiamavano e chiamano tuttora L'Africano - perché accoglievano i reperti storici di quell'area del mondo, nel museo d'arte orientale ospitato a palazzo -, ci saranno mostre dedicate a giovani artisti e designer che segue soprattutto mio marito. Poi c'è Apartamento, al sesto piano, un vero e proprio appartamento dedicato al design da collezione, storico e contemporaneo. Lì, come in alcuni miei progetti di restauro conservativo precedente, il boutique hotel G-Rough a Roma e Casa Iris in Toscana, ho cercato di tirar fuori l'anima dello spazio, svelare gli strati di pittura sotto le pareti. Le tinte sono quelle che abbiamo cercato con BludiPrussia, sofisticato colorificio di Roma: abbiamo scelto Emente, di Anversa».
Sedia Petroglyph, design Piergiorgio Robino + Alexandra Denton, STUDIO NUCLEO, nello spazio Apartamento (pezzo unico, 3.750 €). Foto Serena Eller.
La passione di Giorgia Cerulli del resto è cercare lampi di brillantezza nel passato. «Amo il design storico dagli anni Quaranta ai Settanta, soprattutto i Settanta: forse perché sono nata subito dopo. Mi piacciono i mobili di Alain Delon per Maison Jansen, i lampadari di FontanaArte e le luci della Vetreria Vistosi, lo specchio futurista Ultrafragola disegnato proprio nel 1970 da Sottsass per Poltronova. Ho questa passione per il passato forse anche perché sono cresciuta nel negozio di abiti vintage dei miei genitori, Le Gallinelle, nel quartiere Monti: a mia madre, tra l'altro, da sempre chiedono abiti per il cinema e il teatro dalla sua collezione». Le domando se si vesta solo con pezzi d'epoca. «Praticamente sì», ride Cerulli e, infatti, mentre le parlo, ha un abito a fiori anni Quaranta.
Tavolino da caffè Jade, DRAGA & AUREL, all’interno di Spazio Field, a Palazzo Brancaccio (4.260 € + IVA). Foto Serena Eller.
A palazzo troverete anche Frab's Magazine, il progetto-carta, un'edicola supercontemporanea e curatoriale, e Caffè Faro, un caffe con la torrefazione romana che ha vinto quest'anno il premio come la migliore d'Italia.
Lampada a muro Lua, OCRA STUDIO (6.000 € + IVA). Tavolino da caffè Fusto III, design Marialaura Rossiello Irvine di Studio Irvine (805 €), e vaso Zazen I, design Sergio Barbieri (158 €), entrambi FORMA&CEMENTO. Foto Serena Eller.
Un nuovo luogo per Roma, a cui possiamo aggiungere i posti segreti di Giorgia. «La Libreria Cascianelli, di fronte all'Hotel Raphaël, i cui proprietari, simpatici, post hippy, mi ricordano i miei genitori. E poi Omero e Cecilia, un negozio in via del Governo Vecchio: anche qui, proprietari meravigliosi che erano i testimoni di nozze dei miei; guai a chiamare vintage quello che vendono, perché per loro è usato!».
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