di Luca Bergamin
Veduta di Cagliari
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Fanno anche un po' paura perché raffigurano pur sempre corpi squartati e sezionati, eppure non si smetterebbe mai di osservarle da vicino le cere anatomiche che Clemente Susini modellò sul finire dell 700 rimanendo fedelissimo alle dissezioni cadaveriche eseguite dal professor Francesco Boi al Gabinetto Anatomico dell'Ospedale di Firenze.
A metà tra scienza e arte, questi modelli di ceroplastica valgano da soli un viaggio invernale a Cagliari che comincia appunto dalla Cittadella dei Musei, una collezione di tesori all'interno di quello che era il regio arsenale (anche scuderia e deposito di munizioni) sull'estremità del quartiere Castello, al quale si accede attraverso le scenografiche, affascinanti Torri dell'Elefante e di San Pancrazio: accanto al Museo delle cere Anatomiche, si scopre quello altrettanto curioso e singolare, nonché unico in Italia, d'Arte Siamese in cui è esposta la collezione raccolta da Stefano Cardu composta da dipinti, manoscritti, sculture buddhiste, argenteria, porcellane cinesi dal XIV al XIX secolo.
Ricchissimo anche il patrimonio del Museo Archeologico tra vasi e bronzetti nuragici, gioielli fenici, monili imperiali e monete bizantine: in pratica si compie un viaggio a ritroso nel tempo dal Neolitico all'Alto Medioevo.
La Cittadella dei Musei
Per comprendere quanto è immensa la ricchezza umana e artigianale dell'isola, si visita il Museo Etnografico rivolgendo un occhio di riguardo agli amuleti e ai rosari, mentre alla Pinacoteca Nazionale si resta davvero folgorati dai retabli e pale d'altare palesemente spagnoleggianti: questa struttura museale, del resto, si sviluppa proprio attorno alle mura ispaniche. E tra i bastioni della città, quello di Saint Remy è il più iconico sia sopra con la terrazza Umberto I da cui spaziare con la vista dai tetti al mare, sia sotto con la sua passeggiata coperta in stile classicheggiante, sia guardando la scalinata maestosa dai tavolini dell'Antico Caffè, ritrovo cagliaritano per antonomasia, dal lontano 1855, per consumare la colazione e l'aperitivo.
L'anfiteatro romano
Per la cena si ha l'imbarazzo della scelta: basta addentrarsi nella fitta trama di vicoli del quartiere Marina dove le trattorie che accoglievano i marinai adesso hanno raffinato i propri menù e reso più eleganti gli ambienti senza perdere la tenerezza e spontaneità gastronomica del passato: ad esempio da Lillicu gli spaghetti alla bottarga conquistano ogni palato.
Quanti gioielli si scoprono passeggiando nel capoluogo sardo, alcuni sono antichissimi eppure assai giovani, come l'Anfiteatro romano che risale alla prima età imperiale sulle pendici colle di Buoncammino ma che venne scoperto e riportato alla luce tra la seconda metà del XIX secolo e la prima del XX quando la cavea, l'arena e i corridoi emersero dalla roccia viva: adesso si può entrare persino nelle stanze dei gladiatori. Altre testimonianze imperdibili della Karales romana sono, senza dubbio, la villa di Tigellio, poeta e cantore che fece furore in età augustea - la casa degli stucchi è la vestigia più suggestiva -, nonché la Grotta della Vipera, monumento funebre coi serpenti scolpiti ai lati del frontone.
Anche la Basilica di San Saturnino, la più antica chiesa cittadina, in stile bizantino-protoromanico, risalente al V secolo, colpisce per la sua collocazione all'interno di una necropoli e soprattutto per gli scavi che hanno portato alla luce sepolture di epoca romanza e bizantina. Alla passione per l'archeologia dei cagliaritani si accompagna quella per le rappresentazioni teatrali: al Lirico, in particolare, è in scena in questi giorni Cecilia con musica di Licinio Refice.
Non è dato sapere se la cassa contenente la statua lignea della Madonna con un mano una candela, rimasta sempre accesa, sia davvero approdata davanti al colle di Bonaria dove ora si trova il Santuario ai quali i cittadini sono più devoti, dipende dalla fede di ognuno: sicuramente questo rappresenta un luogo sacro e al tempo stesso ameno, che sorge accanto al Cimitero monumentale di Bonaria dove si trovava una necropoli punico-romana e paleocristiana. Passeggiare tra queste sepolture, che accolsero anche soggetti acattoloci, significa bearsi di sculture open air impregnate di neoclassicismo, realismo, liberty e in stile simbolista. Così come ci si lascia ammaliare dal tramonto accoccolato sullo stagno di Santa Gilla in cui si trovano le saline più longeve della Sardegna: qui è consigliato alzare lo sguardo per intercettare la traiettoria di cormorani, fenicotteri, aironi.
I fenicotteri dello stagno di Santa Gilla
Così come altrettante emozioni regala salire al Parco del Monte Urpinu, autentico belvedere su tutta Cagliari, dove anche in questo periodo dell'anno è possibile stendere la tovaglia per un picnic a base di pecorino e pane carasau, sottile come carta da musica, tra i pini e i laghetti. Per abbracciare tutta la spiaggia del Poetto, la lingua di sabbia perfetta che nel capoluogo sardo è sinonimo di estate un po' tutto l'anno, si può incamminarsi lungo il sentiero che porta alla Sella del Diavolo, il promontorio più suggestivo, dove gli iris sono già fioriti e fa capolino il mare celeste e celestiale di quella che è chiamata la Baia degli Angeli.
La spiaggia del Poetto
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