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Levato (Bain):«Nel lusso cruciale la spinta degli altospendenti. La sfida è la Cina riaperta»

di Marta Casadei,

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Federica Levato. Autrice dell'Altagamma-Bain Worldwide Luxury Market Monitor, che due volte all'anno fa il punto sui settori

Federica Levato. Autrice dell'Altagamma-Bain Worldwide Luxury Market Monitor, che due volte all'anno fa il punto sui settori

Dagli effetti della guerra in Ucraina a un anno dallo scoppio alle prospettive di crescita dopo la riapertura dei confini della Repubblica Popolare

8 febbraio 2023
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2' di lettura

«All’inizio del conflitto Russia-Ucraina si è temuto un impatto negativo sul lusso. Non tanto diretto, visto che i due mercati insieme valevano il 2% circa del mercato globale, quanto indiretto, con la guerra energetica, l’aumento dei costi delle materie prime e dell’inflazione. A un anno di distanza possiamo dire che questi effetti sono stati mitigati dalla super crescita degli alto spendenti che hanno continuato a spendere moltissimo in prodotti di lusso». Federica Levato, senior partner di Bain&Co, da anni analizza l’andamento del mercato del lusso (è co-autrice, insieme a Claudia D’Arpizio, del Monitor Altagamma-Bain) cercando di individuarne i trend più importanti e di prevedere cosa succederà da lì a 12 mesi (e più). Per il 2030 Bain&Co prevede che il mercato dei beni personali di lusso passerà dagli attuali 353 a 540-580 miliardi di euro.

Quali sono i settori che hanno registrato performance migliori nel 2022?

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Sicuramente i beni personali di lusso, che sono cresciuti a qualsiasi livello, poi l’high quality design, i vini e gli alcolici che già avevano avuto risultati positivi durante la pandemia. I viaggi e gli hotel di lusso non hanno ancora raggiunto i livelli 2019, ma c’è tanta voglia di viaggiare. Dalla Cina, per esempio, non è facile trovare un volo di linea per l’Europa ma chi ha avuto accesso a trasporti privati è già andato a Parigi o in Svizzera.

Cosa comporta la riapertura delle frontiere cinesi?

Ci aspettiamo un’accelerazione di tutti i mercati del lusso. A novembre scorso avevamo presentato una doppia stima, ma al momento c’è anche una terza opzione, ancor più positiva. Due fattori saranno decisivi: l’effettiva ripartenza dei viaggi dei consumatori cinesi e l’impatto della recessione sul consumatore medio in Usa e in Europa. Per ora gli effetti si sono visti maggiormente negli Usa, nel canale wholesale e nei prodotti più accessibili. Però, come dicevo, sono stati bilanciati dagli altospedenti.

La difficoltà nel reperire materie prime costituirà
«il» problema?

In alcune industrie lo abbiamo già notato. I ritardi nelle consegne hanno effettivamente inciso sulle performance dell’industria dell’auto. Ma è per questo che conta sempre di più affidarsi a una supply chain di alto livello.

L’Italia, da questo punto di vista, si è imposta sempre di più come punto di riferimento internazionale. Il made in Italy ha assunto un nuovo valore?

Il valore del made in italy sta nell’unicità, nella flessibilità e nel saper fare italiano che sono unici.

Nel post Covid è esplosa la voglia di tornare alla vita reale. Le sorti del lusso si decideranno on oppure offline?

Si sta vivendo quel che noi chiamiamo transumanesimo: la relazione umana tra consumatore e brand è fondamentale, ma non può trascendere dall’uso della tecnologia che rende le comunicazioni più semplici
ed efficaci.

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