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Concessioni balneari, Consiglio di Stato: proroga solo fino a dicembre 2023. Sulle spiagge 15 anni di contenzioso con l’Ue

di Andrea Carli

Antitrust, Casellati: "Riforma concorrenza priorità del governo, Pnrr non finanzi monopolisti"

La mediazione nella cabina di regia: nel provvedimento niente liberalizzazioni delle spiagge ma una mappatura delle concessioni in vista di una futura riforma

4 novembre 2021
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6' di lettura

La mancata liberalizzazione delle concessioni balneari non è sfuggita all’occhio della Commissione europea. A poche ore dalla decisione del governo italiano di effettuare una ricognizione, e non una liberalizzazione come chiede invece l’Ue, è giunto puntuale da Bruxelles quello che, nella sostanza, ha i toni di un altolà: «Siamo al corrente degli ultimi sviluppi in Italia», ha spiegato la portavoce della Commissione europea per il Mercato interno Sonya Gospodinova, aggiungendo subito dopo che se da una parte «è una prerogativa italiana decidere come procedere sulla riforma»; dall’altra «per la Commissione è importante il contenuto non la forma che prenderà questa riforma».

Di qui, la conclusione: «L’importante - ha sottolineato la portavoce - è che le autorità italiane mettano rapidamente in conformità la loro legislazione, e le loro pratiche relative alle attribuzioni delle concessioni balneari, con il diritto europeo e la giurisprudenza della Corte di Giustizia». A stretto giro, in una nota i senatori della Lega in commissione Lavoro hanno chiesto all’Europa «più vicinanza e meno lezioni».

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Rilievi Ue su spiagge, fonti governo: si attende sentenza Consiglio di Stato

Secondo fonti di governo, la linea non è lasciare il nodo balneari in stand-by, passando la “patata bollente” al prossimo esecutivo. Bensì attendere la sentenza del Consiglio di Stato, e, in base a quella, calibrare l’intervento da attuare, così da muoversi nel tracciato di quanto deciderà l’organo di giustizia amministrativa guidato da Filippo Patroni Griffi.

Cds proroga concessioni spiagge solo fino a dicembre 2023

La sentenza del Consiglio di Stato è arrivata il 9 novembre. E ha stabilito la proroga delle concessioni balneari solo fino al dicembre 2023 «al fine di evitare il significativo impatto socio-economico che deriverebbe da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni in essere». La decisione presa dall’adunanza plenaria fa seguito alle udienze del 20 ottobre. «Dal giorno successivo, tuttavia, non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa, e il settore sarà comunque aperto alle regole della concorrenza», ha precisato il Consiglio di Stato.

La mediazione nella cabina di regia

La mediazione sulle spiagge delineata nella cabina di regia tra le forze di maggioranza, che si è svolta dopo decine di incontri tecnici e diversi rinvii, e confermata nel Ddl sulla concorrenza approvato dal Consiglio di ministri, ha condotto a una soluzione sulle gare per le concessioni balneari che ricorda un po’ il “precedente” del catasto, nell’ambito della legge delega sulla riforma fiscale: niente liberalizzazioni delle spiagge, per ora solo una mappatura dello stato dell’arte. Una sorta di “operazione trasparenza” per avere intanto un quadro chiaro di chi le detiene, da quanto tempo e quanto paga che possa fare da base a eventuali futuri interventi sui meccanismi della messa a gara.

Sistema informativo di rilevazione delle concessioni di beni pubblici

In particolare, stando al provvedimento, il Governo viene delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, su proposta del Ministro dell'Economia e del Ministro per gli Affari regionali un decreto legislativo per la costituzione di un sistema informativo di rilevazione delle concessioni di beni pubblici, al fine di promuovere la massima pubblicità e trasparenza, anche in forma sintetica, dei principali dati e delle informazioni relativi a tutti i rapporti concessori.

Draghi, governo sceglie terza via: trasparenza

In apertura del Consiglio dei ministri il presidente del Consiglio Mario Draghi ha ricordato che «i governi hanno preso due strade sul fronte della concorrenza. Alcuni hanno provato a passare delle misure molto ambiziose senza però cercare il consenso politico. Il risultato è stato che in larga parte questi provvedimenti non sono stati attuati, anche per l’opposizione di tanti gruppi d’interesse. Altri governi hanno ignorato la questione. Questo governo - ha continuato - intraprende una terza strada, che crediamo più efficace. Avviamo un’operazione di trasparenza, e mappiamo tutte le concessioni in essere, come quelle relative alle spiagge, alle acque minerali e termali, alle frequenze».

«Oggi scarsa redditività delle concessioni»

Una soluzione che, come si scriveva, ha un precedente. L’operazione di “trasparenza” su spiagge, acque minerali e termali, frequenze nell’ambito della legge sulla concorrenza è «un provvedimento analogo a quanto ci apprestiamo a fare con il catasto. I cittadini - ha detto il premier - potranno così verificare quanto ciascun concessionario paghi per esercitare la sua attività. Ci aspettiamo che questo esercizio metta in evidenza la frammentazione delle competenze tra amministrazioni centrali e territoriali e la scarsa redditività per il governo della maggior parte delle concessioni».

Sulle spiagge uno scontro con l’Ue che dura da 15 anni

Un compromesso quello della mappatura finalizzata a una maggiore trasparenza che si inserisce in un dossier, quello delle concessioni balneari, che da 15 anni è al centro di un braccio di ferro tra la Commissione europea e l’Italia, tra Bruxelles e Roma . Anche se è dagli anni Novanta che si discute di una riforma del settore. Lo scontro si sviluppa a partire dalla direttiva comunitaria 123/2006, la cosiddetta “direttiva Bolkenstein”, che obbliga a bandire gare per concedere beni pubblici. Le spiagge sono considerate tali, ma l’Italia frena. Roma ha difeso il sistema del rinnovo automatico e la Ue quello delle gare aperte a tutti i concorrenti europei.

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La bocciatura della Corte di giustizia Ue

Bruxelles ha aperto una procedura d’infrazione, portando il Governo davanti alla Corte di giustizia Ue che nel 2016 ha bocciato le norme italiane. La legge 145/2018 (legge di Bilancio 2019, governo Conte) ha esteso la durata delle concessioni a uso turistico ricreativo in scadenza nel 2020 fino al 2033.

La seconda procedura di infrazione

La Commissione Ue ha fatto partire una seconda procedura sanzionatoria. Secondo Bruxelles gli Stati devono garantire che le autorizzazioni a sfruttare le spiagge, che sono un bene scarso, «siano rilasciate per un periodo limitato e con procedura di selezione aperta, pubblica e trasparente», per «fornire a tutti i prestatori di servizi la possibilità di competere», promuovendo innovazione e concorrenza a vantaggio di consumatori e imprese. La Ue ha sottolineato che l’Italia non solo non ha attuato la sentenza della Corte del 2016, che pure chiedeva le gare, ma «da allora ha prorogato ulteriormente le autorizzazioni vigenti fino alla fine del 2033 e ha vietato alle autorità locali di avviare o proseguire procedimenti pubblici di selezione per l’assegnazione di concessioni, che altrimenti sarebbero scadute, violando il diritto dell’Unione».

Il decreto Rilancio

La proroga delle concessioni balneari marittime scadute fino alla fine del 2033 è stata confermata a luglio del 2020 dal Decreto Rilancio (dl 34/2020), con conseguente invio il 3 dicembre da parte della Commissione di una nuova lettera di messa in mora dell’Italia. Nel documento Bruxelles ha vietato alle autorità locali di avviare o proseguire procedimenti pubblici di selezione per l'assegnazione di concessioni, che altrimenti sarebbero scadute, in quanto questa operazione avrebbe rappresentato una violazione del diritto dell'Unione. «In merito allo stato di avanzamento della procedura di infrazione (per la mancata applicazione della direttiva Bolkestein, ndr) - ha spiegato Gospodinova -, l’Italia ha risposto alla lettera di costituzione in mora. La Commissione ha analizzato le argomentazioni fornite dalle autorità italiane ed è in contatto con l’Italia».

Si accende il faro del Garante della concorrenza sui Comuni

A marzo 2021 l'orientamento S4143 dell'Autorità garante della concorrenza del mercato ha richiamato i pubblici amministratori (in particolare i Comuni) al rispetto della normativa comunitaria. Insomma, da una parte le leggi statali garantiscono continuità ai titolari delle concessioni, dall'altro le regole comunitarie impongono procedure aperte a tutti. Dalla parte dell'Antitrust si sono schierati Tar (Toscana 363/2021), Consiglio di Stato (7874/2019) e Corte costituzionale (1/2021), nella convinzione che la normativa statale non può essere applicata se contrasta con quella comunitaria.

Antitrust bacchetta Regione Sardegna su concessioni

L’ultimo capitolo (almeno per ora) è recente, recentissimo: il 2 novembre la proroga delle concessioni demaniali marittime sino al 2033 decisa dalla Regione Sardegna è finita nel mirino dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm), che ha dato 30 giorni di tempo all’amministrazione regionale per modificare le disposizioni criticate dall’Antitrust eliminando così «le distorsioni concorrenziali evidenziate».

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In Italia circa 30mila concessioni

Ora la scelta di puntare sulla trasparenza, ma di rimandare la soluzione del nodo concorrenza, in vista di una futura riforma. La partita, che si intreccia con quella del commercio ambulante, continua. Sugli spalti, circa 30mila concessioni demaniali marittime. Di queste, secondo l’Antitrust, più di 21 mila nel 2019 hanno versato allo Stato un canone inferiore ai 2500 euro. L’ultimo Rapporto Spiagge pubblicato da Legambiente ha registrato nel 2021 un aumento delle concessioni balneari in tutte le Regioni, con 12.166 concessioni contro le 10.812 degli ultimi dati del Demanio relativi al 2018. Un aumento percentuale del 12,5%, con punte record in Liguria, Emilia-Romagna e Campania, dove quasi il 70% dei lidi è ormai occupato da stabilimenti balneari.

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