Gb, ministra britannica Truss ora guiderà negoziati post Brexit
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Il primo ministro dell’Irlanda del Nord Paul Givan si è dimesso per protestare contro le regole commerciali post-Brexit, il giorno successivo al tentativo di uno dei suoi colleghi di fermare alcuni controlli sulle merci in arrivo dalla Gran Bretagna, criticato da parte dell’Unione Europea e dell’Irlanda. Si rischia quindi di riaprire uno dei fronti più caldi della discussione post-Brexit.
Come parte del suo accordo sulla Brexit, la Gran Bretagna aveva infatti concordato con l’Unione Europea un documento noto come Northern Ireland Protocol, che mira a evitare controlli alle frontiere tra l’Irlanda del Nord governata dalla Gran Bretagna e l’Irlanda membro dell’Ue. Ma di fatto il protocollo ha creato un “confine” nel Mare d’Irlanda per le merci che si spostano nella provincia dalla Gran Bretagna. Ciò ha fatto allarmare diversi esponenti filo-britannici, e ha spinto Londra a cercare di riscrivere l’accordo che aveva firmato prima di lasciare l’Ue nel 2020.
La maggior parte dei controlli sulle merci provenienti dalla Gran Bretagna non è stata ancora attuata poiché Londra e Bruxelles cercano di rielaborare l’accordo entrato in vigore lo scorso anno. Per esempio, un’ordinanza del ministro dell’agricoltura nordirlandese Edwin Poots - che secondo il ministro diventerà operativa nei prossimi giorni - si applicherà solo alle ispezioni agroalimentari.
Le società che operano nel commercio fra Inghilterra ed Irlanda del Nord hanno infatti detto ai loro dipendenti di continuare a seguire le regole attuali, indipendentemente dal fatto che vengano effettuati dei controlli o meno. Il direttore del consorzio per la vendita al dettaglio dell’Irlanda del Nord Aodhán Connolly ha paragonato la situazione a quella di un automobilista a cui è stato consigliato di assicurare la propria auto, anche se le possibilità di essere fermato dalla polizia sono molto ridotte.
Londra e Bruxelles sono in trattative da mesi per risolvere l’impasse sul Protocollo. L’Ue ha proposto di dimezzare le pratiche doganali e di ridurre dell’80% i controlli sui prodotti alimentari, ma la Gran Bretagna vuole che si vada oltre. Il ministro degli Esteri del governo di Boris Johnson Liz Truss, l’ultimo negoziatore britannico sulla Brexit, ha dichiarato il mese scorso che, di fatto, «c’è ancora un accordo da fare», mentre il suo omologo, il vicepresidente della Commissione europea Maros Sefcovic, vorrebbe raggiungere un accordo entro la fine di febbraio prima dell’inizio della campagna elettorale in Irlanda del Nord, dove si voterà a maggio.
I funzionari dell’UE hanno affermato che l’ordine di interrompere alcuni controlli non è stato utile al processo di revisione del protocollo. Bruxelles ha anche affermato che Londra ha la responsabilità di rispettare gli obblighi internazionali assunti. L’Ue l’anno scorso ha avviato una cosiddetta “procedura di infrazione” contro la Gran Bretagna per aver apportato modifiche unilaterali al protocollo, sebbene di fatto abbia congelato l’azione legale per non bloccare i negoziati in corso.
Il ministro degli Esteri dell’Irlanda Simon Coveney ha affermato che i colloqui continueranno, indipendentemente dai disordini politici a Belfast, anche se pochi analisti si aspettano che ci sia una svolta prima delle elezioni nordirlandesi.
Il partito filo-britannico Democratic Unionist Party (Dup), attualmente maggioritario nell’assemblea regionale nordirlandese, ha minacciato per mesi di vanificare i controlli e di bloccare le regole di condivisione del potere, che sono parte fondamentale dell’accordo di pace sottoscritto nel 1998 che ha posto fine a tre decenni di violenze.
Il Dup è di fatto in ribasso nei sondaggi pre-elettorali, in quando rischia di perdere l’appoggio sia degli unionisti più intransigenti, sia di quelli più moderati, in parte a causa del Protocollo ma anche di problemi interni, avendo perso l’anno scorso due dei suoi leader nel giro di poche settimane. I sondaggi suggeriscono che il partito rivale Sinn Fein potrebbe vincere le prossime elezioni di maggio, diventando per la prima volta partito di maggioranza relativa. Un sondaggio LucidTalk condotto il mese scorso ha dato come risultato il 25% per lo Sinn Fein, da sempre nazionalista e pro Ue, mentre il Dup si è fermato al secondo posto con il 17%.
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