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Femminicidi, sono donne le principali vittime di omicidio in ambito familiare

di Chiara Di Cristofaro e Simona Rossitto

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Cala il numero di uomini uccisi, più spesso vittime di sconosciuti. Le donne muoiono soprattutto in famiglia

29 giugno 2021
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5' di lettura

Le donne muoiono prevalentemente in famiglia, mentre gli uomini per mano di sconosciuti. Ad uccidere, sono soprattutto gli uomini e, in generale, le donne che commettono reati sono circa il 18% del totale.

La fotografia che ci restituiscono i dati delle forze dell'ordine e dell'Istat è chiara ed è questa fotografia che descrive il fenomeno ormai strutturale della violenza maschile contro le donne e, con esso, dei femminicidi. Partiamo dalle parole: il femminicidio viene definito dalla Convenzione di Istanbul l’omicidio di una donna in quanto donna. Ovvero, «l'uccisione di una donna da parte un partner intimo o la morte di una donna come risultato di una pratica violenta nei suoi confronti», secondo l'European Institute for Gender Equality (Eige, 2017). Utilizzando tale quadro di riferimento, 93 dei 111 omicidi di donne commessi nel 2019, afferma l'Istat, possono essere classificati come femminicidi (l'83,8% del totale).

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Perché parliamo di femminicidi?

Per inquadrare un fenomeno oltre alle parole servono i numeri e quelli sugli omicidi volontari in Italia sono analizzati puntualmente dal Servizio di analisi criminale, un polo per il coordinamento informativo anticrimine e per l’analisi strategica interforze sui fenomeni criminali. Il Servizio produce report settimanali e semestrali e fornisce i dati alle istituzioni (qui il link ai numeri più recenti sugli omicidi, i femminicidi e i loro autori, diffusi l'8 marzo scorso).

A capo della struttura c'è Stefano Delfini, dirigente Superiore della Polizia di Stato. «Sono le donne le principali vittime di omicidio in ambito familiare», spiega Delfini al Sole 24 Ore. Se consideriamo i dati con riguardo agli autori delle vittime, «si tratta principalmente di uomini».

In un lavoro in via di pubblicazione che analizza la relazione tra donne e criminalità, emerge che «le donne autrici di reati sono circa il 18% del totale, le donne in carcere sono il 4%-5%. I singoli reati commessi dalle donne con connotati di violenza sono nettamente inferiori rispetto a quelli commessi dagli uomini, come vediamo anche dai numeri sulle donne sotto processo per omicidio volontario». Il fatto che la violenza maschile contro le donne sia un fenomeno strutturale emerge anche da altri numeri: «Mediamente le donne sono vittime di reati di ogni tipo nel 40%-41% del totale. Se invece guardiamo a reati come i maltrattamenti, la violenza e lo stalking, la percentuale sale al 75% e oltre».

Non solo, a fronte di un trend generale di diminuzione degli omicidi che si registra negli ultimi anni (come mostrano anche i dati Istat che esaminiamo qui sotto), «cala in misura nettamente inferiore il numero di donne uccise». Secondo i numeri del Servizio, nel 2020 ci sono stati 275 omicidi rispetto ai 315 del 2019 (-13%). Presentano un andamento opposto gli omicidi con vittime di sesso femminile, che passano nell’ultimo anno dai 111 del 2019 ai 113 episodi del 2020. Certo, conclude Delfini, «ci sono anche donne che commettono reati violenti, ma i numeri ci dicono che la violenza è un reato tipicamente maschile e su questo non dobbiamo mai calare l'attenzione».

L'Istat: donne uccise in famiglia, uomini da sconosciuti

Nel rapporto pubblicato il 5 febbraio 2021, l'Istat dice che nel 2019 gli omicidi sono stati 315 (345 nel 2018): 204 uomini e 111 donne. Di questi, il 47,5% avviene in ambito familiare o in quello delle relazioni affettive extra-familiari, valore che risulta in costante aumento negli anni (+13,3% rispetto al 2018, +34,9% sul 2017 e +126,5% rispetto al 2002, anno di inizio della serie storica dei dati), anche a causa dell’incremento dei casi in cui è stato identificato l’autore e al calo di quelli attribuibili ad autori sconosciuti alla vittima.

Secondo l'Istituto di statistica emergono in particolare due fattori: «Da un lato, sono diminuiti negli anni gli uomini uccisi, più spesso vittime di persone a loro sconosciute e i cui omicidi rimangono molte volte irrisolti mentre le donne sono uccise di più in ambito familiare; dall’altro lato, sono aumentati gli omicidi da parte di parenti anche a danno di uomini (nel 2019, il 22,5%, valore pari a quello delle donne)».

Le differenze di genere sono comunque forti, come spiega l'Istiuto di statistica: «gli omicidi in ambito familiare o affettivo sono il 27,9% del totale degli omicidi di uomini e l’83,8% di quelli che hanno come vittime le donne; quindici anni fa gli stessi valori erano pari rispettivamente a 12,0% e 59,1%». Le donne sono uccise soprattutto dal partner o ex partner (61,3%): in particolare, 55 omicidi (49,5%) sono causati da un uomo con cui la donna era legata da relazione affettiva al momento della sua morte (marito, convivente, fidanzato), 13 (11,7%) da un ex partner. Fra i partner, nel 70,0% dei casi l’assassino è il marito, mentre tra gli ex prevalgono gli ex conviventi e gli ex fidanzati. Agli omicidi dei partner si sommano quelli da parte di altri familiari (il 22,5%, pari a 25 donne) e di altri conoscenti (4,5%; 5 vittime). Questi valori sono complessivamente stabili negli anni.

Con il lockdown arriva il 90% delle donne uccise in casa

Per le donne la situazione si è ulteriormente aggravata nel primo semestre 2020: gli assassini di donne sono stati pari al 45% del totale degli omicidi, dice l'Istat, contro il 35% dei primi sei mesi del 2019, e hanno raggiunto il 50% durante il lockdown nei mesi di marzo e aprile 2020. Le donne sono state uccise principalmente in ambito affettivo/familiare (90% nel primo semestre 2020) e da parte di partner o ex partner (61%).

Gli uomini sono uccisi soprattutto da persone sconosciute (43,1%) o da autori non identificati (21,1%),situazioni che risultano comunque molto in calo rispetto ai primi anni duemila. Confrontando la media degli omicidi con vittime uomini nel periodo 2017-2019 con la media del periodo 2002-2004, il calo è del 57%.

Il punto di vista delle associazioni

L'associazione D.i.Re raccoglie la più vasta rete di centri antiviolenza sul territorio nazionale e lavora oltre che per sostenere l'uscita delle donne dalla violenza per la sensibilizzazione e il cambiamento culturale necessari per un reale cambio di passo. I numeri analizzati mostrano, sottolinea D.i.Re, che «non tutti gli omicidi sono uguali: quelli che assumono una particolare rilevanza sociale in contesti violenti, per esempio in ambito familiare, riguardano 271 imputati (il 40,1% degli imputati per omicidio volontario). Questi imputati sono uomini nel 93,4% dei casi e donne nel 6,6%».

Focalizzando poi l’attenzione sui condannati per omicidi in ambito relazionale violento, anche D.i.Re sottolinea che «si nota il maggiore peso della componente maschile, che è pari quasi alla totalità dei condannati (98,3%) contro l’1,7% delle donne».

I numeri del Viminale «ci dicono che non esiste una par condicio - commenta Silvia Garambois, che guida l'associazione GiULiA giornaliste - certo, gli uomini ammazzano di più; certo: ci sono più uomini che donne uccisi dalla violenza. Ma non in ambito familiare, non nelle relazioni sentimentali, dove solo da una decina d’anni (le leggi ne parlano dal 2013, i giornali da un anno prima) è stato dato un nome a un fenomeno che mina alle basi la convivenza democratica: il femminicidio».

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Il Sole 24 Ore, con Alley Oop, è partner del progetto Never again, che ha come obiettivo quello di contrastare e combattere la vittimizzazione secondaria delle donne colpite dalla violenza.

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