Usa evitano lo shutdown, slalom Biden per salvare l'agenda
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Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha firmato in extremis nella serata del 30 settembre la legge che stanza fino ai primi di dicembre nuovi fondi per il funzionamento del governo federale Usa. Senza il via libera al provvedimento, approvato poche ore prima da entrambi i rami del Congresso, si sarebbe andati verso il cosiddetto shutdown: la paralisi di tutte le attività federali, con centinaia di migliaia di dipendenti sospesi e senza stipendio.
Il testo firmato da Biden non prevede però la misura, chiesta dai democratici, di sospendere il tetto sul debito federale, oggi arrivato alla cifra record di 28.500 miliardi di dollari. Il segretario del Tesoro Janet Yellen ha messo in chiaro che un testo per alzare o “congelare” il tetto dovrà essere votato entro il 18 ottobre, per evitare conseguenze drastiche sull’economia nazionale. I Repubblicani si oppongono e non sembrano intenzionati a cambiare linea.
Nell’attesa, l’ok al testo sui finanziamenti scongiura il rischio di uno shutdown che si era già presentato anche nel 2013 e nel 2018, ma si incrocia con un momento tutt’altro che agevole per l’amministrazione Biden. Il presidente Usa sta cercando di portare avanti i due progetti cardine della sua agenda politica ed economica, il piano da 1.200 miliardi di dollari per le infrastrutture e quello da 3.500 miliardi di dollari in spese sociali e ambientali nell’arco di un decennio.
Ma la due iniziative si stanno incagliando nelle tensioni tutte interne fra i Democratici, spaccati fra moderati e progressisti: i primi sono favorevoli solo al piano infrastrutturale, che gode anche dall’assist dei Repubblicani; i secondi vincolano il proprio appoggio alle infrastrutture alla garanzia di un voto rapido sul programma sociale e ambientale. Dopo una notte di negoziati fra le due anime del partito, i Dem non sono riusciti a trovare un’intesa, rinviando il voto sul piano infrastrutturale al 1 ottobre (dopo che era già slittato dallo scorso 27 settembre). L’ala più a sinistra dei Democratici si rifiuta di scendere a nuovi compromessi su un programma che includerebbe aumento delle tasse sui cittadini più abbienti e corporations in favore di sanità e istruzione.
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