di Luca Bergamin
Hotel Terrestre a Puerto Escondido
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Al civico 62 di Calle Morelos c'è ancora il Café La Habana, coi suoi tavoli scricchiolanti, le sedie di legno tarmate, la stessa clientela intellettualmente vivace e politicamente vispa che ha sempre avuto dalla sua fondazione, nel 1954. C’è una ragione se Fidel Castro ed Ernesto Che Guevara venivano sempre qui quando si trovavano a Città del Messico, la medesima che richiamava quasi ogni giorno proprio davanti al bancone lo scrittore Roberto Bolaño: quell’atmosfera di speranza in un futuro promettente che, prima o poi, dovrà succedere, anche se durerà poco e se quella futura gloria sarà effimera o tutto finirà male.
La Condesa, quartiere di Città del Messico
Può essere tutto questo, il Messico: illuso, disperato, bellissimo, poverissimo e insieme d’avanguardia. Ecco, dunque, che questo luogo di ritrovo fané risulta irresistibile per tutti, anche per l’architetta Frida Escobedo, 43 anni, che nel 2018 è stata la più giovane a disegnare il Serpentine Pavillion di Londra e che lo scorso marzo è stata chiamata a progettare la nuova ala del Metropolitan Museum of Art di New York. C’è anche Alfonso Cuarón, camuffato tra turisti e avventori abituali: il regista gioca in realtà un po’ in casa, visto che ha girato il suo film “Roma” (da tre premi Oscar) proprio a pochi passi dall’omonimo quartiere che, insieme alla Condesa, sono i più trendy e al tempo stesso delabré della capitale.
Parete del Museo Soumaya a Città del Messico
Attraversare in monopattino elettronico l’ellissi di Avenida Ámsterdam, per poi frenare di colpo sotto le jacarande fiorite di sottili petali viola all’ingresso del Parque México per acquistare le imitazioni delle sedie di design vendute agli incroci, così come prendere un caffè davanti alla Fuente de Cibeles rispecchia l’anima bohémien dei chilangos, come vengono chiamati gli abitanti della capitale messicana. Che, però, sono altrettanto avidi di novità architettoniche e soprattutto gastronomiche: ecco, dunque, che prenotano Uber e sfrecciano rapidi nel lussuoso quartiere di Polanco per penetrare la pancia squamata dell’avveniristico Museo Soumaya, voluto dal miliardario Carlos Slim (l’uomo più ricco del mondo dal 2010 al 2013), così innamorato della moglie da dare il suo nome alla raccolta di arte più straordinaria del Paese.
Mercado de san Juan
Poi una frenetica rincorsa, insieme agli chef più conosciuti, al Mercado de San Juan per accaparrarsi la carne e le verdure più fresche, e di nuovo alla Colonia Roma per comprare libri lungo l’Avenida Álvaro Obregón, curiosare dentro i cortili eclettici o guardare chi esce da Palazzo Balmori, magari bevendo un mescal al bar del suo rooftop, e cenare al Mexa Cocina del Alma in cui la contaminazione, anche dello spazio, tra tradizione europea e innovazione messicana infiamma il palato.
La Fabrica La Aurora a San Miguel de Allende
Se le piramidi precolombiane di Teotihuacan rappresentano una meta imprescindibile di ogni fuga dalla capitale, adesso la cittadina di San Miguel de Allende, circa 280 km a nord-ovest, pare altrettanto frequentata, anche se per motivi diversi: si trova nello stato di Guanajuato, è la patria del giocattolo in legno colorato, il centro si dipana come una matassa di vicoli intorno alla cattedrale di San Michele Arcangelo, dalla facciata neo gotica e in tufo rosa; sorge all’ombra accigliata del vulcano Palo Huérfano, pullula di gallerie di arte e di atelier tessili. E soprattutto, qui si trova la Fabrica La Aurora: gli spazi d’inizio Novecento dove un tempo si producevano tessuti oggi ospitano negozi di design, ristoranti, workshop di pittura, scultura e disegno.
La classica Riviera Maya, però, non ha certo perso il suo fascino. Oltre alle ipnotiche nuotate tra le onde schiumose che spalmano l’azzurro guardando il sito di Tulum, si immagina di assistere per davvero all’antico juego de la pelota che si disputava nel sito di Uxmal, così come non si resiste alla tentazione di immergersi nei cenote, le piscine naturali di acqua fresca nate dal collasso di rocce calcaree.
Cozumel
Poi ci sono esperienze di ecoturismo imprescindibili, come sbarcare sull’isola di Cozumel, nel Mar dei Caraibi, e partecipare alle avventure della Cozumel Pearl Farm, dove i membri di questa famiglia di coltivatori di perle - guidati da criteri rispettosi dell’ecosistema caraibico - portano a scoprire le meraviglie del reef e dei suoi abitanti vegetali e animali. Tornando a terra nello Yucatan, la coloniale Mérida negli ultimi anni è stata riscoperta dai designer: intorno a Paseo Montejo si susseguono art gallery, caffè, ristoranti in cui le terracotte originali e gli arredi in legno rigenerato vivono armoniosamente insieme. Si possono mangiare i tacos a La Lupita, ascoltare musica alla Negrita e soggiornare alla CasaBlanca.
Il Jardín Etnobotánico di Oaxaca
Infine, la regione di Oaxaca non può che essere la meta finale: nel capoluogo è da non perdere il Jardín Etnobotánico dalle mirabolanti succulente, ed è emozionante curiosare tra le bancarelle dello Zocalo, nei mercati gastronomici vicino al Templo de Santo Domingo, per poi salire sul Monte Albán e passeggiare tra le rovine del sito archeologico culla della civiltà mesoamericana e godere del panorama che spazia su tutta la valle di Oaxaca. Certo, si può anche noleggiare un maggiolino d’epoca e mettersi on the road diretti verso il Parque Nacional Lagunas de Chacahua, circa 150 km a sud della città, per pagaiare tra le sue fronde o tuffarsi nel suo blu.
Ma vale la pena anche concedersi almeno una notte nell’hotel Terrestre, alimentato al 100% da energia solare nella foresta sulla carretera federal 113 lungo il Pacifico, in quella Puerto Escondido dove continuare a perdersi tra le storie del Messico.
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