di Chiara Beghelli
Due dei molti look che hanno sfilato a Stoccolma per Max Mara
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Fra sei mesi quasi esatti, il 10 dicembre, la Sala Blu del municipio di Stoccolma ospiterà come da tradizione il banchetto in onore dei prossimi vincitori del premio Nobel. Domenica sera, intanto, quel pavimento di marmo è stato attraversato dalla sfilata della collezione Resort 2024 di Max Mara, ispirata a Selma Lagerlöf, la scrittrice che fu la prima donna a ricevere proprio il Nobel, nel 1909. Un’icona di modernità, con la quale il direttore creativo Ian Griffiths ha interpretato il desiderio di proporre uno stile contemporaneo che ha caratterizzato il marchio emiliano fin dalla sua nascita, nel 1951: Achille Maramotti aveva intuito che le donne italiane del dopoguerra avevano bisogno di abiti adatti a vivere le nuove promesse e insieme le complessità della vita moderna.
Maria Giulia Prezioso Maramotti
«Quello che mi rende più fiera della nostra storia è che abbiamo sempre guardato alla vita delle donne e proporre oggetti reali, credibili - spiega Maria Giulia Prezioso Maramotti, nipote di Achille e brand ambassador dell’azienda di famiglia -. Oggi una donna fa tante cose e deve sentirsi bene in ogni occasione, con proposte di qualità e che durino, classiche ma versatili, senza essere immobili». L’incontro fra iconicità e contemporaneità caratterizza anche il design scandinavo, un altro tema che ha ispirato la collezione firmata da Griffiths, grafica ed essenziale nell’alternarsi di bianco e nero: «Per un creativo la lezione più difficile da imparare è disegnare cose che siano sì dense di significati intellettuali, ma che anche semplici», nota. E in fin dei conti, indossabili. A tal punto che, pensate per le donne, quelle creazioni sono sempre più spesso indossate anche dagli uomini: «Alcuni dei nostri manager amano indossare uno dei nostri cappotti icona, il 101801 – prosegue Prezioso Maramotti -. Anche questo è interpretare la contemporaneità, proponendo capi sempre più fluidi, con linee che possano essere indossate senza limiti. E anche se ora non abbiamo in agenda una collezione maschile, quello che ci interessa e dove punteremo è sviluppare questo approccio cross gender come parte della nostra evoluzione».
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Una sfida che l’azienda emiliana continua a interpretare con successo, avendo raccolto anche la sfida della transizione fra generazioni: «Il passaggio fra chi c’è stato prima e chi verrà dopo è il grande tema delle aziende familiari come la nostra - nota -. Solo investendo nella governance se ne può mantenere il valore, e dico valore, non ricchezza. Stiamo curando e continueremo a curare la managerializzazione, la struttura del processo decisionale. In un momento complesso come questo non puoi essere un tuttologo».
Che questa sua la strada giusta lo raccontano anche i numeri di Max Mara: un fatturato di oltre 1,7 miliardi nel 2022, con un export al 61% e una capillare presenza in oltre 100 Paesi del mondo attraverso 2.500 negozi, un elemento chiave nella strategia del gruppo. «Il digitale è certamente fondamentale, ma l’esperienza del negozio non è replicabile - prosegue la manager -. Anzi, credo che il negozio sia oggi uno dei nostri mezzi di comunicazione più importanti, come lo sta diventando la fabbrica. Per lungo tempo sono state tenute quasi nascoste, ma oggi hanno una nuova centralità, sia perché le aziende hanno ripreso a investire nel valore della filiera, sia per raccontare al meglio il valore del loro marchio. Noi, per esempio, amiamo portare alcune nostre clienti a visitare la nostra sede a Reggio Emilia o le Manifatture di San Maurizio, dove produciamo i nostri cappotti. Luoghi dove si restituisce centralità anche a un altro valore, quello del lavoro».
È la realtà, legata alla manifattura, che incontra progetti e aspirazioni, un po’ come la stessa Lagerlöf leggeva la vita quotidiana con gli occhi dell’immaginazione. Sperimentare, pensando al futuro, ha condotto Max Mara su un percorso inedito, che parte proprio da Stoccolma: per tre settimane l’Hallwylska Restaurant sarà “vestito” con i temi che hanno ispirato la collezione Resort. «Esplorare il concetto di lifestyle ci interessa molto – aggiunge Prezioso Maramotti -. Con questa connotazione stiamo preparando anche la celebrazione dei 10 anni del nostro cappotto Teddy (altro simbolo del marchio, ndr), il prossimo dicembre». Quando a Stoccolma, nella sala che ha ospitato la sfilata, si siederanno i prossimi vincitori del Nobel. Premiati anche per immaginare al futuro.
Chiara Beghelli
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