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Il Copasir: «Dalla Cina minaccia all’Italia sempre più forte, si infiltra tra università e laboratori di ricerca»

di Marco Ludovico

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(agefotostock / AGF)

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Presentata dal Comitato parlamentare per la sicurezza, presieduto da Adolfo Urso, la relazione sull’attività svolta dal 1° gennaio 2021 al 9 febbraio 2022

11 febbraio 2022
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3' di lettura

L’Italia è sottoposta senza sosta a minacce per la sua sicurezza nazionale. I segnali più insidiosi arrivano dall’economia: incursioni, infiltrazioni e azioni aggressive per indebolire il nostro patrimonio strategico. Aumentano ogni giorno. La relazione annuale pubblicata dal Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica presieduto da Adolfo Urso (Fdi), è un quadro aggiornato e dettagliato dei settori economici e finanziari sotto attacco. Dalle telecomunicazioni alla difesa, dalle università e la ricerca ai gruppi bancari, un catalogo di bocconi ghiotti per le mire di svariate nazioni. La Cina in testa e su larga scala. Ma anche Russia, Francia, Turchia e Iran, tra le altre.

L’infiltrazione nel mondo scientifico

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La relazione avverte: i cinesi sono presenti sempre più numerosi «nel mondo accademico e tra le start-up nazionali». Si insidiano in settori di mercato «come l’innovazione tecnologica», puntano a «penetrare il tessuto imprenditoriale» per «avvantaggiarsi degli incentivi alla cooperazione scientifica internazionale». Considerano i nostri atenei «un bacino di coltivazione di rapporti privilegiati con esponenti del panorama scientifico, economico e istituzionale del nostro Paese». L’infiltrazione negli atenei avviene in più modi, come «accordi di collaborazione tra aziende straniere, spesso sottoposte al controllo statale, e atenei italiani». L’offerta cinese sembra allettante vista la «diffusa carenza di fondi da destinare alla ricerca sofferta dalle università italiane». Ma così «a fronte del finanziamento delle attività di ricerca erogato da parte del partner privato, ci si espone al concreto rischio di una sottrazione di tecnologia e know how». Alcune aziende straniere diventano così «un cavallo di Troia in grado di aggirare i paletti fissati dal golden power rispetto alla penetrazione in alcuni settori industriali strategici».

«La Cina è un avversario strategico»

Per i nostri equilibri geopolitici il Copasir evidenzia «l’alleanza operativa inedita tra Cina, Russia e Iran che per esempio si è manifestata con azioni navali congiunte nell’Oceano Indiano». Certo «la Cina si pone con atteggiamento assertivo verso il blocco occidentale ma con meno spregiudicatezza rispetto alla postura russa e in settori, come quello economico, dove un lavoro costante e più lento darà i suoi risultati a lungo termine». A tutti gli effetti, dunque, «la Cina è un avversario strategico». Le minacce nel settore delle telecomunicazioni, con la proposta del Copasir di escludere le aziende cinesi dal 5G, sono note. A Washington il governo degli Stati Uniti ha lanciato più volte l’allarme sui settori di aggressione cinese, compreso lo spazio e le smart city. Il governo di Mario Draghi valuta un rafforzamento del golden power dopo il caso della Alpi Aviation di Pordenone, un’azienda impegnata nella realizzazione di droni militari ad alta tecnologia che, attraverso una complessa e ramificata rete di partecipazioni, ha ceduto il 75 per cento delle proprie quote al controllo di due rilevanti aziende riconducibili alla Repubblica popolare cinese.

I rischi per il settore energia

Il settore energetico «è esposto a minacce preoccupanti» e per questo «serve un piano nazionale di sicurezza energetica». Il Copasir avverte: «Lo stesso sistema presenta un livello intrinseco di vulnerabilità a causa della dispersione delle fonti di produzione. Lo scenario attuale presenta ulteriori debolezze legate all’incremento dei prezzi, in particolare del gas, che si è registrato negli ultimi mesi e che verosimilmente rischia di contrassegnare anche l’immediato futuro». Secondo il comitato occorre «un piano nazionale di sicurezza energetica, da adottare con la più ampia condivisione, in modo che possa restare valido e indirizzare le scelte strategiche che il Paese dovrà compiere in questo settore nel lungo periodo». Serve infatti «un’adeguata autonomia tecnologica e produttiva del Paese nel campo energetico, rafforzando le filiere nazionali di industria e ricerca, in collaborazione con i partner europei ed occidentali, in considerazione della collocazione geopolitica dell’Italia».

Rafforzare l’intelligence economica

Il comitato chiede «che il nostro Paese si doti di un’intelligence di carattere economico-finanziario in linea con l’evoluzione dei meccanismi di funzionamento del sistema economico-finanziario nazionale». Più volte, ricorda, l’organismo «ha espresso il proprio convincimento circa il rafforzamento di questo particolare ramo dell’intelligence che ha assunto una valenza cruciale». Un indirizzo «già in parte recepito» a seguito «di alcune recenti modifiche apportate al regolamento recante l’ordinamento e l’organizzazione dell’Aisi». Con l’indirizzo, il coordinamento e la supervisione dell’autorità delegata dal presidente del Consiglio Mario Draghi, prefetto Franco Gabrielli, c’è infatti in arrivo un decreto di rafforzamento dell’azione di intelligence economica in capo all’agenzia guidata da Mario Parente. Resta la competenza di intelligence economica all’estero a tutela delle nostre aziende svolta dall’Aise diretto da Gianni Caravelli.

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