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Micam e Mipel: visitatori in crescita. Assenti buyer cinesi

di Marta Casadei

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 Il quartiere fieristico di Fiera Milano a Rho, con i visitatori di Micam e Mipel sotto la celebre vela di vetro

 Il quartiere fieristico di Fiera Milano a Rho, con i visitatori di Micam e Mipel sotto la celebre vela di vetro

I cittadini della Repubblica Popolare non hanno ancora ripreso a viaggiare verso l’Italia. A un anno dalla guerra presenti i russi

21 febbraio 2023
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3' di lettura

Sono positivi i riscontri che arrivano da Micam 95 e Mipel 123, fiere dedicate rispettivamente alle calzature e alla pelletteria, fino a domani a Rho Fieramilanocity insieme a TheOne, manifestazione che dà spazio al pret-à-porter e alla pellicceria. Si tratta di tre delle sette fiere che dallo scorso 17 febbraio al prossimo 27 saranno una vetrina per oltre 3mila marchi italiani ed esteri. I visitatori sembrano essere aumentati e, nonostante le incertezze legate anche alla situazione geopolitica, gli espositori sono cautamente ottimisti.

Inizio promettente per Micam

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Micam, che ospita 988 marchi di cui 451 stranieri, ha avuto un inizio promettente:  «Il Micam è partito bene sia in termini di visite di clienti consolidati sia di nuovi clienti – spiega Gabriella d’Arcano, presidente di Frau, calzaturificio di San Giovanni Ilarione (Verona) che conta circa 180 dipendenti –. Stiamo scrivendo più ordini rispetto alle edizioni più recenti: i clienti hanno avuto un buon sell out lo scorso inverno e sono ben disposti». Frau, che ha festeggiato 70 anni proprio nel 2022, realizza all’estero una quota limitata (10%) dei 23 milioni di fatturato (+25% sul 2021 ma non ancora ai livelli pre Covid) e punta sulla fiera proprio per aumentare la presenza internazionale: «Vendiamo in Grecia, Turchia, Spagna, Slovenia e Austria. Avevamo investito su Russia e Ucraina: i fatti geopolitici hanno avuto un impatto negativo sulle nostre scelte, ma l’espansione all’estero rimane sempre tra le priorità e la fiera è importantissima perché permette di incontrare compratori dal vivo e comprenderne le esigenze», chiosa la presidente.

Mipel, energia positiva e tanti stranieri

Lo scorso anno l’export è stato un importante fattore di crescita per il settore calzaturiero made in Italy: secondo il Centro studi di Confindustria moda nel 2022 è aumentato del 23,3% in valore, contribuendo a portare il fatturato a 14,5 miliardi di euro (+14% sul 2021). Lo stesso vale per il settore pelletteria (e anche per il sistema moda allargato): secondo i dati di preconsuntivo il 2022 si è chiuso con ricavi intorno ai 13 miliardi (+14,8%) trainati dall’export a +15,1% rispetto al 2021. Passando dagli stand di Micam a quelli di Mipel (che ospita 150 brand) la percezione non cambia. È quella di una manifestazione che ha aperto all’insegna della crescita: «Il primo giorno è andato molto bene – conferma Valentina Amidei, direttrice creativa di Biagini – con buyer italiani e stranieri, in particolare americani e coreani, e in generale un’energia positiva». La fiera, per una Pmi come l’azienda modenese, fondata nel 1968, continua a funzionare: «Non è affatto un format vecchio: ti permette di costruire un network di clienti che altrove sarebbe impossibile creare». Poi la campagna vendita continua in showroom. Biagini – che espone anche a Pitti Uomo – è a Mipel per incontrare buyer esteri: «Esportiamo il 60% dei 3,2 milioni di ricavi – conferma Amidei – e abbiamo già incontrato spagnoli, greci, giapponesi, coreani e uzbeki». I russi? «Per noi sono i primi clienti: per continuare a vendere lì nonostante le sanzioni abbiamo cambiato perfino prodotti, puntando più sulla pelle e meno sul rettile. In fiera ci sono, anche in delegazioni». Mancano invece i cinesi, nonostante l’apertura delle frontiere.

Oggi comincia a Rho un’altra manifestazione molto importante: Lineapelle 101, che per tre giorni ospita 1.161 espositori da 42 Paesi (61,7% italiani, 38,3% esteri): 544 concerie, 403 attive nel comparto accessori/componenti, 164 specializzate in tessuti e sintetici e 50 aziende di altri settori. Sul piano produttivo, il 2022 è stato un anno critico per l’industria conciaria: i volumi sono risultati in calo e secondo gli organizzatori di Lineapelle, che prevede molti incontri di approfondimento, anche sul grande tema della sostenibilità, «La sensazione è che dalla primavera 2023 si possa invertire la china».

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