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«Correre in moto obbliga a un allenamento continuo. Bisogna essere dei veri atleti»

di Paco Guarnaccia

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È uno dei giovani piloti più amati della MotoGp. Franco Morbidelli svela la sua ricetta per il successo: forma fisica, tempismo e uno sguardo rilassato

10 agosto 2021
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3' di lettura

La carriera di Franco Morbidelli, classe 1994, è sempre stata in crescendo. L'apprendistato alla VR46 Riders Academy di Valentino Rossi. L'esordio in Moto 2 del 2013. La vittoria nel campionato del mondo di Moto 2 del 2017. La seconda posizione in MotoGp nella stagione 2020. Gradini che il pilota italiano di madre brasiliana ha salito grazie a un grande talento che lo ha portato a essere uno dei più forti e amati del circuito. Oltre che, da quest'anno, compagno di squadra dello stesso Rossi nel team Petronas Yamaha SRT e nuovo brand ambassador di Sector.

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Quando hai capito che correre in moto sarebbe stato il tuo lavoro? In realtà le moto fanno parte della mia vita da che ho memoria. Sono salito su una minimoto all'età di nove mesi. Ovviamente non ricordo cos'ho provato, ma la sensazione dev'essere stata positiva visto che non ho passione più grande che correre in moto.

La usi anche quando non gareggi? Quando ho del tempo libero per comodità preferisco andare in macchina. Ciò non toglie che le due ruote non facciano parte anche di quelle giornate off dalle corse, anche perché con la VR46 Riders Academy si organizzano delle giornate di allenamento dedicate ai motorsport.

Quali sono le caratteristiche di voi piloti moderni? La differenza più grande è che oggi lavoriamo molto sulla nostra forma fisica. Siamo veri e propri atleti. Per essere al 100 per cento dobbiamo essere concentrati e attenti a ogni minimo dettaglio della nostra preparazione.

È cambiato il motociclismo dal tuo esordio? Direi di no. Quando ho cominciato la trasformazione era già in corso. Non ho vissuto il cambiamento. Lavoro duro e allentamento anche nei giorni in cui non si corre: essere pilota per me è sempre stato così.

 

Una determinazione che ti ha fatto diventare campione del mondo in Moto 2. Quando ho vinto è stato un giorno bellissimo. Ho pensato ai grandi sacrifici fatti da me e dalla mia famiglia per arrivare a quel livello. Di sicuro quel titolo per me ha significato una grande soddisfazione e un punto di partenza. Correre in moto è uno sport in cui bisogna guardare avanti e puntare a migliorarsi.

E infatti è arrivato il secondo posto del 2020 nella classe regina, la MotoGP. È stata una stagione indubbiamente molto positiva in cui siamo riusciti a sfruttare al meglio la moto che avevamo a disposizione. Per quest'anno non ho aspettative particolari, ma lavorerò sodo per raggiungere il massimo.

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In questo Mondiale sei peraltro compagno di squadra di Valentino Rossi che ha avuto un ruolo fondamentale nella tua carriera con la VR46 Academy. Esiste l'amicizia tra piloti? Condividere il box con lui è il coronamento del percorso che ho intrapreso con lui quando tanti anni fa abbiamo cominciato ad allenarci insieme. È un onore essere suo compagno di team perché è una leggenda di questo sport. L'amicizia, soprattutto tra noi piloti dell'Academy non è rara. Siamo un gruppo che, oltre a lavorare, passa anche tanti momenti di vita privata insieme.

Cosa rappresentano i disegni sul tuo casco? La base è del 2013. Correvo nel campionato Stock 600 e mi piaceva l'idea di portare i colori della bandiera italiana e di quella brasiliana per evocare la mia doppia origine. Negli anni poi sono stati aggiunti nuovi particolari fino ad arrivare a oggi che, con la grafica che mostra dei fiori, rappresenta il mio modo rilassato, un po' da hippy, di approcciare la vita.

Come brand ambassador di Sector No Limits, qual è il tuo rapporto con il tempo? Sono felice di far parte di questa famiglia perché il claim No Limits lo condivido totalmente: nel motociclismo gli obiettivi, se vuoi restare al top, devono sempre essere spostati più in là. Il tempo per un pilota è un elemento molto presente in cui un solo millesimo di secondo può fare la differenza. Quando corro però niente calcoli: anche le staccate sono più dettate dalle sensazioni del momento.

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Franco Morbidelli, classe 1994, è stato campione di Moto2 nel 2017 e nel campionato 2020 di MotoGP si è classificato secondo.

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