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L’Isis semina il terrore a Teheran: perché l’Iran è finito sotto attacco

di Alberto Negri

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Omid Vahabzadeh/TIMA via REUTERS

Omid Vahabzadeh/TIMA via REUTERS

7 giugno 2017
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3' di lettura

La rivendicazione dell'Isis degli attentati a Teheran è quasi un marchio di fabbrica, una sorta di sanguinoso sigillo a decenni di politica estera dell'Iran e di contrapposizione tra la repubblica islamica e un universo sunnita che ha sempre mal sopportato l'esistenza di una “Mezzaluna sciita”.
L'Iran viene colpito perché è lo stato del Medio Oriente che da più tempo e con maggiore efficacia combatte contro il jihadismo sunnita: lo fa in Iraq con i Pasdaran del generale Soleimani, a fianco del governo maggioranza sciita di Bagdad, lo fa in Siria sostenendo il regime alauita di Bashar Assad e appoggiando in Libano gli Hezbollah, da sempre in lotta con i gruppi radicali sunniti.

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L'Iran è anche un Paese dai confini porosi e vulnerabili: a Est fronteggia l'Afghanistan, dove i Talebani sono sempre stati nemici della repubblica islamica e in Balucistan, dove è attivo il gruppo terrorista sunnita dei Jandullah, i “soldati di Dio”, che negli ultimi anni ha portato numerosi attacchi terroristici nella regione.
Inoltre le cellule dell'Isis potrebbero contare su una consistente minoranza araba nel Golfo.
A Occidente ci sono le frontiere con la Turchia, il Kurdistan e l'Iraq, dove Teheran combatte contro i movimenti radicali sunniti dal Califfato e i gruppi affiliati ad Al Qaida.

Ma l'Iran è anche il Paese da sempre nel mirino degli Stati del Golfo e dell'Arabia Saudita che non hanno esitato prima a finanziare la guerra di Saddam Hussein negli anni Ottanta contro la repubblica islamica e poi i gruppi jihadisti per abbattere con una guerra per procura il regime di Assad in Siria.

L'Iran in questa regione ha spesso sfruttato gli errori di calcolo degli altri giocatori, in particolare degli Stati Uniti: sono stati gli americani a far fuori i talebani a Kabul nel 2001 e poi Saddam nel 2003.
C'è ovviamente da chiedersi come mai l'Occidente si sia sempre schierato contro Teheran e mai contro le monarchie del Golfo, alleati spesso ambigui e inaffidabili.

Doppio attacco a Teheran a Parlamento e Mausoleo Khomeini, morti e feriti

28 foto

Il palazzo del Parlamento durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017. (Reuters)
Alle porte del Parlamento iraniano durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017. (AFP Photo / Atta Kenare)
Foto d’archivio della tomba dell’ultimo Ayatollah, Ruhollah Khomeini, al mausoleo di Khomeini, teatro di un attacco terroristico (7 giugno 2017), a Teheran, Iran. (AFP Photo / Atta Kenare)
Poliziotto iraniano a una finestra del Parlamento, Teheran, Iran, 7 giugno 2017. (Reuters)
Gente vicino al palazzo del Parlamento durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017. (Reuters)
Polizia iraniana vicino al palazzo del Parlamento durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017. (Reuters)
Polizia fuori d al Mausoleo di Khomeini , durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno, 2017. (AP Photo/Ebrahim Noroozi)
Poliziotto armato a una finestra del Parlamento, durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017. (AP/Fars News Agency, Omid Vahabzadeh)
Poliziotti iraniani durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017. (Reuters)
Fumo dal palazzo del Parlamento durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017. (Reuters)
Forze iraniane e gente comune durante l’attacco terroristico fuori dal Parlamento, Teheran, Iran, 7 giugno 2017. (Reuters)
Poliziotti iraniant fuori dal Parlamento durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017.(EPA/Ali Khara)
Poliziotti iraniani a una finestra del Parlamento durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017. ( EPA/Omid Wahabzadeh)
Poliziotto aiuta civili a scappare dal palazzo del Parlamento durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017. ( EPA/Omid Wahabzadeh)
Ambulanze e veicoli della polizia durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017. (AFP PHOTO / AFPTV / Majid Sourati)
Scene fuori dal Parlamento durante l’attacco terroristico a Teheran ,Iran, 7 giugno 2017.(AFP PHOTO / AFPTV / Majid Sourati)
Poliziotti iraniani nel Parlamento durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017. ( EPA/Omid Wahabzadeh)
Poliziotti iraniani fuori dal Parlamento durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017. (EPA/Hossein Mersadi)
Personale di sicurezza fuori dal palazzo del Parlamento, durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017.(AP Photo/Fars News Agency, Omid Vahabzadeh)
Membri delle forze iraniane fuori dal Parlamento durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017. (Omid Vahabzadeh/Tima /Reuters)
Membri delle forze iraniane fuori dal Parlamento durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017. (Reuters)
Un uomo si ripara fuori dal Parlamento, durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017.(Reuters)
Membri delle forze iraniane fuori dal Parlamento durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017. (Tasnim News Agency/Reuters )
Una donna scappa dal Parlamento durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017. (Tasnim News Agency/Reuters )
Un membro delle forze iraniane durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017. (Tasnim News Agency/Reuters )
Membri delle forze iraniane durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017. (Tasnim News Agency/Reuters)
Membri delle forze iraniane durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017. (Tasnim News Agency/Reuters)
Poliziotti iraniani proteggono i deputati del Parlamento durante l’attacco terroristico a Teheran, Iran, 7 giugno 2017. (EPA/Chavosh Homavandi)

L a colpa maggiore dell'Iran è quella di costituire con l'appoggio a Hezbollah in Libano una minaccia diretta alla supremazia di Israele, storico alleato di Washington, che non è riuscito a venire a capo della loro resistenza sciita neppure con la guerra del 2006. Le monarchie del Golfo poi vengono preferite a Teheran perché gli Stati Uniti sono legati a Riad da un patto di ferro: inoltre le petro-monarchie sono clienti e investitori di primo piano negli Usa e nei principali Paesi europei, dalla Gran Bretagna alla Francia.

Tutte le maggiori basi americane in Medio Oriente sono sul Golfo, dal Bahrein, dove è di stanza la quinta flotta, al Qatar, al Kuwait.

In poche parole l'Occidente ha fatto una scelta in base ai suoi interessi economici e finanziari: stare dalla parte degli arabi e dei sunniti a scapito dei persiani iraniani e degli arabi sciiti, che sono un minoranza del 15% nel mondo musulmano.

Una contrapposizione evidenziata da un'accesa competizione tra l'ideologia religiosa wahabita dei Saud, una monarchia assoluta e retrograda, e lo sciismo iraniano che con la repubblica islamica, uscita dalla rivoluzione di Khomeini del 1979, ha comunque consolidato un sistema elettorale di cui l'ultimo esempio sono state le elezioni presidenziali del 19 maggio dove ha prevalso per un secondo mandato Hassan Rohani.
Questo sbilanciamento a favore del mondo sunnita, che si trascina enormi contraddizioni, è stato in parte contemperato dalla politica di “doppio contenimento” attuata dagli Stati Uniti per riequilibrare i rapporti di forza e che si è concretizzata nel 2015 nell'accordo sul nucleare.

Ma le sanzioni all'Iran sono state tolte soltanto in parte: permangono quelle creditizie e finanziarie americane che di fatto impediscono anche agli altri Paesi occidentali come l'Italia la firma di grandi contratti con l'Iran.
Ma c'è anche dell'altro. La guerra in Siria non si risolverà facilmente: l'Iran con l'intervento della Russia è riuscita a mantenere Assad in sella ma gli Usa, la Gran Bretagna e la Giordania stanno tentando di tagliare il corridoio iraniano di rifornimento a Damasco e agli Hezbollah, questo è l'altro vero conflitto in corso oltre a quello contro l'Isis a Raqqa e Mosul.

Cambieranno le cose? Trump ha abbracciato la visione saudita, appoggiata da Israele, di equiparare la lotta al Califfato a quella contro l'influenza iraniana nella regione. Vedremo adesso, dopo gli attentati di Teheran, le reazioni occidentali: ma è assai difficile uscire da contraddizioni che durano da decenni.

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