di Enrico Netti
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Si moltiplica il peso della tassa di soggiorno. È l’allarme che lancia Federturismo - Confindustria dopo l’approvazione di un emendamento alla manovra. «In un momento così delicato in cui il turismo, finalmente dopo oltre due anni di restrizioni, stava ripartendo ci lascia sorpresi la tempistica di un emendamento alla Manovra, a firma PD, in materia di imposta di soggiorno approvato in Commissione Bilancio - dichiara Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria - attraverso il quale diventa possibile alzare l’imposta di soggiorno a 10 euro nelle città che, in base alle ultime rilevazioni, abbiano avuto presenze turistiche venti volte superiori a quelle dei residenti. È un provvedimento che in una fase di riavvio del turismo rischia di compromettere il delicato recupero di destinazioni che stavano appena rialzando la testa, di caricare di ulteriori costi i turisti e di burocrazia gli albergatori». Finora la tassa di soggiorno era fissata dai comuni con una prima aliquota più bassa per i B&B e affittacamere mentre chi soggiorna in hotel deve pagare all’amministrazione locale in media 5 euro per gli hotel di fascia medio-alta. Il moltiplicarsi dell’imposta andrà a pesare soprattutto sulle famiglie che per un soggiorno di una settimana si troveranno a pagare un extra di 140 euro, una sgradita sorpresa che rischia di rovinare la vacanza. «I Comuni non possono pensare di continuare a far cassa a colpi di tasse che colpiranno la fascia di turisti che pernotta nelle strutture ricettive e che non toccherà invece quella enorme platea di soggetti che a vario titolo e non sempre legalmente, offre alloggio nelle destinazioni turistiche» conclude Marina Lalli. Da non dimenticare che la presenza di turisti sul territorio ha un effetto leva per bar, ristoranti e il commercio locale.
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