di Andrea Chimento
Disco Boy
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Il cinema italiano ancora protagonista a Berlino: dopo il buonissimo risultato ottenuto da Mario Martone con “Laggiù qualcuno mi ama”, è arrivato il turno di “Disco Boy”, l'unico film nostrano presentato in concorso.
Va evidenziato subito che si tratta dell'esordio nel lungometraggio di finzione di Giacomo Abbruzzese, regista nato a Taranto nel 1983, che si era però già messo in mostra con il documentario “America” del 2020, nominato ai premi César.
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Nonostante si tratti di un'opera prima, Abbruzzese è riuscito ad avere come protagonista uno degli attori tedeschi più importanti del cinema contemporaneo: Franz Rogowski, noto per i suoi ruoli in “Happy End” di Michael Haneke, “La donna dello scrittore” di Christian Petzold e “Freaks Out” di Gabriele Mainetti.
Rogowski interpreta Aleksei, un giovane rifugiato che riesce ad arruolarsi nella Legione Straniera francese, ma sarà solo l'inizio di un lungo e difficile viaggio: Aleksei viene infatti subito mandato in Niger dove il suo destino si intreccerà con quello di un uomo che vive nel Delta del Niger e che ha come missione quella di salvare il suo villaggio dallo sfruttamento.
Scritto dallo stesso regista, “Disco Boy” è un film che parte da premesse suggestive e affascinanti, soprattutto grazie a una messinscena di grande impatto visivo e sonoro, merito delle ottime musiche elettroniche di Vitalic, noto disc jockey francese.
Con uno stile ambizioso, Abbruzzese ci porta in un universo distante dalle logiche che spesso si rifanno alle opere prime, solitamente meno azzardate e più convenzionali.
Il rischio che il regista si prende è quello di sfiorare un vero e proprio “esercizio di stile”, anche a causa di alcuni passaggi inutilmente virtuosistici, per dimostrare troppo palesemente il suo talento.
Non manca inoltre qualche momento acerbo a livello narrativo, soprattutto nella seconda parte, ma il disegno d'insieme è talmente capace di incuriosire e di scuotere da meritare senza dubbio la visione. Viene in mente più volte un'autrice come Claire Denis e, in particolare, il film “Beau travail”: “Disco Boy” può ricordare questa e altre pellicole ma rimane comunque particolarmente distintivo il tratto autoriale di un talento registico su cui c'è da scommettere per il futuro. Il film uscirà nelle nostre sale il 9 marzo.
Da segnalare che, in questa importante giornata per il cinema italiano, sono stati divulgati a Berlino, nella cornice dell'European Film Market, i primi risultati del Green Film Research Lab, il progetto di studio e ricerca triennale finanziato tra i progetti speciali del MiC nel 2021 e supportato dalla collaborazione di CineRegio, Anica e APPA. Dati che confermano come l'adozione del protocollo ideato da Trentino Film Commission riduca l'impatto di emissioni climalteranti e costituisca un risparmio economico per le produzioni.
In concorso è stato presentato anche il film cinese “The Shadowless Tower” di Zhang Lu.
Protagonista è Gu Wentong, un uomo divorziato con una figlia. In seguito a un incidente che ha distrutto la famiglia, non ha più avuto alcun contatto con suo padre da quando era bambino.
Mentre inizia una particolare relazione con una collega più giovane, l'uomo scopre dove vive suo padre e comincia a riconsiderare tutta la sua vita.
Film dal ritmo piuttosto statico e meditativo, “The Shadowless Tower” è una pellicola impegnativa per la durata (circa 140 minuti) e l'importanza dei temi trattati.
La sceneggiatura svela pian piano le sue carte, alternando anche i registri e passando dal dramma alla commedia romantica in maniera decisamente delicata.
Vanno evidenziate qualche ridondanza e l'assenza di grandi sequenze da ricordare, ma il film riesce comunque a toccare corde profonde e a raccontare efficacemente il potere di una macchina fotografica come arma per ricostruire ricordi e sensazioni importanti.
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