di Emiliano Sgambato
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Il binomio tra enogastronomia e turismo è un legame sempre più forte anche durante le vacanze invernali. Nella scelta della destinazione sciistica, infatti, oltre all’offerta di piste è sempre più importante anche quella legata alla gastronomia, alla ristorazione, al vino e alla possibilità di fare esperienze che svelino il legame tra cibo, territorio e tradizioni locali.
Secondo un’anticipazione dell’edizione 2023 del Rapporto sul turismo enogastronomico di Roberta Garibaldi (sarà presentato a maggio) il 90% degli italiani ha infatti intenzione di arricchire il soggiorno in montagna con degustazioni enogastronomiche.
Più nel dettaglio, secondo le risposte di un campione rappresentativo della popolazione, il 68% vuole provare in un ristorante locale i piatti tipici del luogo prescelto e più di un intervistato su quattro prevede la visita a un ristorante o un bar storico durante la permanenza in montagna. Il fine dining tra i monti tenta soprattutto la parte maschile e ancor più la fascia di età 18-24 anni, dove si supera il 27%.
«Se la cucina tipica di montagna resta il punto di riferimento per la maggioranza degli intervistati – si legge nel Rapporto – va segnalato come il turista enogastronomico contemporaneo sia sempre più aperto a nuove esperienze. Al di là della ristorazione, una vacanza in montagna offre la possibilità di visitare tanti luoghi di produzione del cibo e questo aspetto sta diventando particolarmente interessante per una piena immersione nel mood territoriale».
Due turisti su tre manifestano la volontà di approfondire questa conoscenza soprattutto attraverso la visita a un’azienda agricola (24%), caseifici e cantine in testa. Il 57% degli intervistati punta a partecipare a un evento legato all’enogastronomia, meglio se focalizzato sul cibo e a seguire sul vino e sulla birra.Tra la popolazione maschile viene segnalata la predisposizione a organizzare visite nei birrifici artigianali, mentre in quella femminile la predilezione è per il cioccolato.
Tra le altre esperienze compaiono la visita a un mercato locale, scelta da oltre il 40% del campione, e alle attività di piccole botteghe artigiane del gusto con oltre il 37%.
«Tra le esperienze di turismo attivo – continua il report – svettano quelle dei trattamenti di benessere (Spa, massaggi, ...) a tema vino, birra e olio. Tra i più giovani (età 18-24) è particolarmente alta l’intenzione di partecipare ad attività sportive all’aria aperta come trekking del gusto, tour in bicicletta o mountain bike tra i luoghi di produzione del cibo».
«Il binomio enogastronomia e montagna si conferma essere di grande appeal tra i turisti italiani, l'interesse è forte e si traduce nel desiderio di partecipare ad una pluralità di proposte, dalle più tradizionali ai nuovi format tra sport e gusto – afferma l’autrice Roberta Garibaldi, vicepresidente della Commissione Turismo dell'Ocse –. Valorizzare l’enogastronomia nelle aree montane del Belpaese contribuisce ad arricchire l’offerta, la diversifica e la destagionalizza. È certamente un’opzione percorribile per slegarsi dai tradizionali modelli turistici ed orientarsi verso forme di sviluppo più sostenibili e in grado di generare benefici diffusi per le filiere dell'agroalimentare e del turismo».
Emiliano Sgambato
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