di Giuditta Giardini
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Una sentenza che fa già storia, quella emessa la scorsa settimana dall'Alta Corte di Singapore. Questo storico precedente non soltanto riconosce il diritto di proprietà sopra gli Nft come digital asset, rendendo la sentenza della Corte Britannica — che aveva fatto scalpore i giorni passati — già obsoleta, ma sancisce la possibilità che gli Nft possano essere utilizzati come collateral alla stregua di altri beni mobili e godano degli stessi diritti.
Negli ultimi mesi, la giurisprudenza di merito sui Non-Fungible Token (Nft) aiuta a definire il fenomeno disegnandone contenuti, sfumature e limiti. Recentemente, l’Alta Corte di Singapore ha concesso un provvedimento di urgenza che ha impedito la vendita (freezing injunction) di un Nft utilizzato dal proprietario, insolvente, a garanzia di un prestito. Lo scorso 19 marzo, il ricorrente/proprietario, che secondo The Art Newspaper, sarebbe Janesh Rajkumar, un investitore in BAYC NFT, ha utilizzato uno dei suoi Nft, «BAYC n. 2126», come garanzia per un prestito di Ethers (la moneta utilizzata sulla blockchain Ethereum) pari a 143.346 dollari concesso dalla parte resistente, nota online come “Gino's Big Town Chef” (GBTC). L'Nft in questione fa parte del progetto avatar «Bored Ape Yacht Club» costruito su Ethereum. Il progetto prevede una tiratura limitata di ritratti di scimmie annoiate che assieme agli Nft CryptoPunk sono tra i più costosi ad essere scambiati su OpenSea, la principale piattaforma per lo scambio di Nft.
L’accordo concluso tra le parti prevedeva il perfezionamento del negozio tramite il passaggio dell’Nft, dato a pegno, nella custodia di GBTC (perfection by possession) e altresì la possibilità di prorogare su richiesta del debitore il termine previsto per il pagamento del debito, prima della messa in vendita dell'Nft in quesitone (foreclosure). Quando Janesh Rajkumar ha fatto presente l’impossibilità di rispettare il primo termine previsto dall'accordo, GBTC senza ulteriori spiegazioni ha trasferito l’Nft nel suo portafogli su Ethereum e messo in vendita il token su OpenSea. L’Alta Corte di Singapore, decidendo in favore del ricorrente/proprietario, ha emesso un provvedimento di urgenza con cui si impedisce la vendita online dell’Nft. Secondo gli avvocati (Withers) del ricorrente Rajkumar si tratta di una decisione molto importante, che ridefinisce l’uso degli Nft come collateral. Secondo The ArtNewspaper, gli avvocati di parte ricorrente, avrebbero costruito la difesa sull’unicità dell’Nft, «BAYC n. 2126», il solo al mondo di quel genere che porta un cappellino giallo; inoltre è stato anche sottolineato che «BAYC n. 2126» è un “virgin ape” ossia una scimmia non soggetta a mutazioni sierologiche.
L'impiego di opere d'arte (fisiche) come garanzia di prestiti o finanziamenti si diffonde timidamente per una serie di problematiche, specialmente sul fronte giuridico, evidenziate dai market player, e che attendono una seria presa di posizione del legislatore. Sembra che finché vigeranno normative molto diverse tra paesi di diritto civile e diritto comune, la diffusione della pratica dell’art lending a livello globale è impedita dall’incertezza che una stessa opera possa essere usata più volte per garantire più prestiti o da chi non ne ha la proprietà, ma soltanto la custodia. In Italia, l’utilizzo di opere d’arte come garanzia per sbloccare prestiti internazionali è scoraggiato anche dalla normativa amministrativa che impedisce l’uscita dal territorio nazionale di beni notificati o notificandi. L’impiego di Nft come collateral, come definito dalla giurisprudenza internazionale, sembra essere esente da tali problematicità e dovrebbe essere incoraggiato.
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