di Emiliano Sgambato
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Nonostante la crisi di questo inizio anno (che comunque incide più sui margini che sui ricavi) i maggiori produttori di vino si attendono per il 2022 una crescita del 4,8% del fatturato, che arriverebbe al 5,6% per la sola componente export. A spingere le vendite, il successo delle bollicine (+5,7% i ricavi complessivi, +7,5% l’export) mentre i vini fermi si aspettano un +4,6% (+5,3% l’export). I dati emergono dall’indagine “Il settore vinicolo in Italia” dell’Area studi Mediobanca che riguarda 251 principali società di capitali italiane con fatturato 2020 superiore ai 20 milioni di euro e ricavi aggregati pari a 9,3 miliardi di euro, pari all’85,3% del fatturato nazionale del settore. Più scettici sul futuro gli operatori esposti sul canale off trade (grande distribuzione e retail, dove si teme un calo dei consumi causata dall’inflazione e dopo il boom della pandemia), mentre il maggior ricorso alla vendita diretta garantisce più sicurezza.
Il 2021 dei maggiori produttori italiani di vino ha chiuso con un aumento del fatturato del 14,2% (+14,8% il mercato interno, +13,6% l’estero). I vini frizzanti (+21%) hanno accelerato più dei vini fermi (+12,4%) mentre le cooperative hanno contenuto la crescita al +9,2% (+19,6% le non cooperative). Prevalgono i mercati di prossimità (Paesi Ue) con il 41,2% dell’export, seconda area di destinazione il Nord America (34,1%). Crescita importante (+22,8%) per l’America centro-meridionale.
Il 2021 ha preservato il canale Gdo che, stabile al 35,6% del mercato, è cresciuto a valore del 13,5% e ha decretato la ripresa del fuori casa (Horeca +28,1%), che passa dal 15,6% al 15,9%).
Dai conti aziendali analizzati da Mediobanca emergono le specificità regionali. Nel 2020 il miglior Roi (ritorno sull’investimento, ndr) tocca alle aziende piemontesi (8,2%). I produttori toscani eccellono nella marginalità: con un Ebit al 14,6%. In Toscana anche la maggiore stabilità finanziaria, con i debiti finanziari pari ad appena il 22,5% del capitale investito. Grandi esportatori i produttori piemontesi (72,2% del fatturato) e toscani (63,8%). Nel 2020 la maggiore proiezione internazionale ha salvaguardato le vendite dei produttori piemontesi (+10,8%) non i toscani che hanno però recuperato nel 2021 (+24,9% le vendite).
Dopo il boom del 2020, non si arresta Il successo delle piattaforme online e per il 2021 è previsto un ulteriore balzo superiore al +60%. A guidare la classifica è Tannico che nel 2020 ha registrato ricavi per 37,1 milioni di euro, in crescita dell’83% sul 2019. Aumenti in tripla cifra per Vino.com (+218,7%) che, superando i 30 milioni di euro, ricopre la seconda posizione e per Bernabei (+160,4%) a 25,9 milioni. Sopra i 10 milioni di euro anche il fatturato di Callmewine (12,4 milioni), in aumento del 93,3%. XtraWine, raddoppiando il proprio fatturato rispetto al 2019, supera i 7 milioni di euro mentre Winelivery si attesta intorno 9 milioni (dato fornito dalla società, ndr). Il 2020 è stato un anno di forte sviluppo anche per realtà di minori dimensioni, alcune delle quali, come Etilika, nate proprio in pieno boom.
Nel 2021 importanti operazioni di M&A nel mondo del vino hanno trasformato la classifica dei principali produttori nazionali. La leadership di vendite nel 2021, secondo la consueta indagine dell’area studi di Mediobanca, resta appannaggio del gruppo Cantine Riunite-Giv, con fatturato a 635,2 milioni (+9,7% sul 2020). Al secondo posto la Italian Wine Brands (423,6 milioni di euro) che sale di cinque posizioni dopo l’acquisizione di Enoitalia e della statunitense Enovation Brands Inc. Completa il podio il polo Botter-Mondodelvino (Clessidra) in crescita del 19,3% sul 2020 a 415 milioni.
Seguono altre cinque società con ricavi superiori a 200 milioni di euro: la cooperativa romagnola Caviro (389,9 milioni di euro fatturato, +7,7%), la trentina Cavit (fatturato 271 milioni di euro, +29,2%), la toscana Antinori (265 milioni di euro, +24,6%), la veneta Santa Margherita (220,6 milioni, +28,3%) e la piemontese Fratelli Martini (+5,4%, con un fatturato di 219,4 milioni di euro).
Tra maggiori incrementi di fatturato nel 2021, Tenute Piccini domina la scena con un +61% sul 2020 che la colloca davanti al gruppo Lunelli (+57,6%), a Terra Moretti (+47,6%), a Serena Wines 1881 (+40,1%) per chiudere con il +32,7% di Villa Sandi.
In termini di redditività (rapporto tra risultato netto e fatturato), il 2021 vede in testa le società toscane e venete: Frescobaldi (25,6%), Santa Margherita (21,3%) e Antinori (17%). Alcune aziende hanno una quota di export molto elevata, in alcuni casi quasi totalitaria: Fantini Group tocca il 97,4%, Ruffino il 94,5% e il polo Botter-Mondodelvino il 91,1%.
Nel 2021 nel nostro Paese sono stati prodotti 50,2 milioni di ettolitri, in crescita del 2% sul 2020. Il podio è completato dalla Francia (37,6 milioni di ettolitri, -19% sul 2020 a causa di condizioni climatiche avverse) e dalla Spagna (35,3 milioni, -14% sul 2020). L’Italia è anche sul podio dei consumi alle spalle di Stati Uniti (33,1 milioni di ettolitri, +1%) e Francia (25,2 milioni, +9%) con 24,2 milioni di ettolitri, un dato stabile rispetto al 2020. In volumi il primo esportatore al mondo è la Spagna con 23 milioni di ettolitri nel 2021 (+14%), seguita dall’Italia (22,2 milioni, +7,3%) e dalla Francia (14,6 milioni, +8%). Gli stessi tre Paesi condividono anche il podio per valore delle esportazioni, in questo caso però è la Francia al primo posto con 11,1 miliardi di euro (+27%), seguita dall’Italia con 7,1 miliardi (+13%) e dalla Spagna con 2,9 miliardi (+10%). La differenza delle classifiche risiede nel fatto che la Francia esporta soprattutto vino di più elevata qualità e con un prezzo al litro più elevato: nel 2021 pari a 7,38 euro al litro (in crescita da 6,37 euro/litro del 2020). In crescita anche l’Italia anche se ancora lontana dalla Francia: si è passati da 3,02 a 3,20 euro/litro nel 2021 (+6%).
Emiliano Sgambato
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