di Chiara Beghelli
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Chi ha visto Nomadland, il film premio Oscar di Chloé Zhao, non può dimenticare l’intensa interpretazione di Frances McDormand né la cruda bellezza dei paesaggi che la vedono muoversi insieme al suo camper fra i deserti di South Dakota, Nebraska, California.
Non c’è il Texas in quel peregrinare, ma la linea di quell’orizzonte è la stessa anche a Marfa, un altro non-luogo degli Stati Uniti: nata nel 1880 nel Texas occidentale circa come stazione di rifornimento lungo la Southern Pacific Railroad, a partire dagli anni Settanta l’artista Donald Ludd la scelse per collocare le sue installazioni di arte minimalista, fuggendo da una caotica Manhattan. Da allora Marfa ha attratto nel suo deserto una comunità di artisti, oggi ha circa 2mila abitanti e il suo panorama è composto di gallerie d’arte, installazioni, e più di recente un ristorante e un bar che si stagliano su un terreno minimalista e polveroso.
Se si prova a cercare Marfa come luogo o hashtag su Instagram, l’immagine che si ripeterà più di frequente è un selfie con lo sfondo della boutique che Prada ha aperto a 60 km dalla città, lungo la Highway 90, il 1 ottobre del 2005. Un negozio di 5 metri per 7 che c’è ma che nello stesso tempo non c’è, perché è una mera installazione anch’esso. Creata dagli artisti scandinavi Elmgreen & Dragset, che hanno avuto ovviamente il permesso dall’azienda milanese per dar forma al loro progetto: pare che Miuccia Prada stessa sia stata coinvtolta scegliendo le creazioni della collezione autunno-inverno 2005 da mettere in vetrina.
Pare che la notte successiva all’installazione le vetrine siano state distrutte e la merce rubata, motivo per cui le borse non hanno fondo e le scarpe sono tutte destre. Un’altra volta sono stati incollati alle sue vetrine decine di stickers. Nel 2013 ha rischiati anche la chiusura, poiché l’insegna era stata passibile di essere considerata non arte, ma pubblicità non autorizzata, ed è ancora lì solo perché un anno dopo ricevette lo status di museo statale. Di notte le sue vetrine si illuminano, come se si trovasse non nel mezzo del nulla ma in una via dello shopping. La sua porta è stata sempre serrata. Se ne prende cura il museo Ballroom Marfa.
Prada Marfa ha anche un altro primato: è stata infatti la insegna Prada, per quanto fake, del Texas, prima dell’apertura della boutique di Houston, al momento l’unico punto vendita monomarca dell’azienda nello stato americano, dove è comunque presente nei department store di Neiman Marcus e Saks Fifth Avenue.
Quando gli Stati Uniti riapriranno le loro frontiere, se vorrete viaggiare verso questa lunare meta, potete scegliere come base i migliori hotel di Marfa: il Thunderbird (che recupera un motel anni Cinquanta ed è gestito da un’artista, ovviamente, che cura anche la Ballroom), l’Hotel Saint George (riaperto in una struttura chiusa nel 1880 per un incendio) e l’Hotel Paisano, che ospitò Elizabeth Taylor e James Dean ai tempi del set del mitico film “Il gigante” del 1956. Per lo shopping, Ad ha decretato che Wrong Marfa è uno dei migliori negozi indipendenti di tutti gli Stati Uniti e Communitie Marfa è la versione locale del negozio degli Hamptons, nello stato di New York, con gioielli, abbigliamento ma anche accessori per la casa. In ogni caso affrettatevi, perché Prada Marfa è fatto di materiali biodegradabili e concepito fin dalla sua origine per unirsi - lentamente, giorno dopo giorno - alla polvere del deserto che lo abbraccia.
Chiara Beghelli
Redattore
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