di Angelo Flaccavento
4' di lettura
Dopo il distanziamento forzato e il contatto come contagio, ma anche dopo il #metoo che ha fatto macerie del sexy e di ogni esibizione sfrontata di fisicità, la moda riparte dal corpo, strumento supremo di seduzione. È un corpo carnale, che avvicina e invita all’ingaggio dei sensi, esposto senza paure e senza inibizioni, in un doppio e salutare superamento: di pudori puritani, come di canoni estetici ancor più limitanti.
La sensualità post pandemica è potentemente femminina perché nasce dalla consapevolezza che ogni corpo è, o può essere, seducente, visto che è dalla testa che parte tutto, e che decidere cosa, come e quanto esporre di sé è una scelta individuale, sulla quale il moralismo opprimente del consesso sociale nulla può. Ovvero, fuor di metafora: la mini e il top ritagliato vanno bene su un corpo seccagno come su uno burroso, sulla valchiria di due metri come sulla donna di minute proporzioni. Autodeterminarsi è un diritto sacrosanto esteso a tutte. E tutti: anche l’uomo, se vuole, può mettere il tubino.
17 foto
Un punto va immediatamente chiarito, prima di procedere oltre: che la moda parta dal corpo è una plateale ovvietà, visto che senza di esso gli abiti sarebbero cenci inanimati. Però la moda ha con il corpo un rapporto conflittuale: più è cerebrale ed elevata, più tende a negarlo e coprirlo. Adesso invece scosciature e grandi concetti si conciliano, definendo un eccitante perimetro di possibilità che arricchiscono di innumerevoli e inedite sfumature l’idea stessa del vestito per sedurre.
Persino Miuccia Prada e Raf Simons, direttori creativi di Prada, sciolgono il gelo nordico per confrontarsi con stecche, corsetti, strascichi e reggipetti; per immaginare insomma abiti che fasciano il corpo, lo scoprono, lo caricano di erotismo. Certo, lo fanno a modo loro: con una crudezza che conferisce all’esperimento una patina di modernità, e anche una certa immediatezza: scorciando gonne di raso ma lasciando gli orli vivi; applicando coppe di reggiseno su polo di maglia grigia da istitutrice; sostituendo strascichi con lembi che stanno lì penzolanti, come per caso.
Jonathan Anderson, da Loewe, sperimenta su e intorno alla silhouette per massimizzare la carica erotica: fascia la figura dentro lunghi tubini creando movimenti e protrusioni con crinoline metalliche, oppure la incapsula dentro colate di resina che sono nudità fittizia e gioco di vedo-non-vedo. Però, sotto cotanto rivelare mette le scarpe da ginnastica, oppure tacchi object trouvé, e lo scarto elettrizza.
20 foto
La seduzione proposta da Alessandro Michele per Gucci è fané e hollywoodiana, ma il collage surreale e inatteso di elementi vintage produce uno spiazzamento che all’improvviso rende cogente e urgente persino il bustino e le piume da soubrette. Sbrilluccicare, del resto, non è ormai appannaggio esclusivo di maliarde e bombe sexy, ma di una demografia ben più ampia e trasversale di donne. Le garçonne di N° 21, ai piedi sempre le slipper piatte, sembrano surfiste di città, ed è esattamente con la stessa immediatezza che passano dalle mise mascoline ai bodysuit da coniglietta, con tanto di boa.
18 foto
La riscoperta del corpo coincide poi con la mappatura delle zone erogene du moment: alle gambe rivelate dalle mini andrà aggiunto a buon diritto l’ombelico, e il ventre, con le inevitabili memorie dei primi anni Duemila, di Britney, Paris Hilton e compagnia. Memorie che da Blumarine sono alquanto letterali - jeans scosciati, lustrini e pastelli acidi - ma anche fresche e spumeggianti. Cesoiate decise all’altezza del ventre su capi di una classicità estrema - il pullover blu, la camicia azzurra, la gonna a pieghe, l’abitino - creano una nuova grammatica di forme da Miu Miu, con i sopra corti e sfuggenti e i sotto dalla vita bassissima. Altrimenti si lavora di aderenze scultoree, di fasciature sinuose che seguono il corpo per disegnare la figura sempiterna della sirena, essere quanto mai attuale per la sua natura non solo di seduttrice, ma anche di creatura ibrida che vive a cavallo del mondo emerso e di quello sommerso.
25 foto
Le sirene di Donatella Versace sono pop, fasciate nel lattice in colori acrilici, mentre Rick Owens guarda alle dive dell’age d’or, ma le ammanta di pelle e di glamour fosco. Anthony Vaccarello, da Saint-Laurent, si ispira a una delle muse di Monsieur Yves, l’inimitabile Paloma Picasso, in un incrocio immaginifico e liberatorio di Anni Quaranta e Settanta, di edonismo e tacchi vertiginosi.
Francesco Risso gioca con le righe per rivelare lembi di pelle, portando erotismo nel linguaggio ludico di Marni. Nicolas Di Felice, da Courrèges, immagina guaine da cadetto spaziale o discotecara sfegatata, ritmate da oblò intelligentemente piazzati. La sua idea di seduzione è atletica, scattante, ma c’è anche chi non ne trascura il cotè profondamente animale, legato al puro piacere come alla perpetuazione della specie.
23 foto
Una animalità invero da giungla, della quale il maculato è sintesi perfetta. Nessuno lo fa meglio di Cavalli, che nell’interpretazione del direttore artistico Fausto Puglisi raggiunge l’acme in una girandola di stampe tigrate, zanne e tacchi assassini. Era dagli anni duemila che il sexy, qualunque sia la definizione vestimentaria che se ne può dare, non si imponeva con tanta decisione. Mentre allora però inclinava al velinismo generalista, adesso diventa possibile sfumatura di una femminilità sempre più varia, consapevole e complessa.
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy