di Giorgio dell'Orefice
Cibus edizione 2021
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«La situazione è molto difficile. Lo era già da qualche mese con i rincari dei costi energetici e con quelli delle materie prime agricole. Poi è esplosa la guerra tra Russia e Ucraina che ha peggiorato ulteriormente lo scenario. La realtà è complessa ma affrontiamola con pragmatismo e non con slogan vuoti che non rappresenteranno mai una soluzione».
Il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio non si tira indietro e, nel corso della presentazione della 21ma edizione di Cibus (a Parma dal 3 al 6 maggio prossimi) affronta uno per uno tutti i nodi che stanno mettendo in grave difficoltà il settore agroalimentare.
«C'è un forte cortocircuito che riguarda i cereali – ha aggiunto Vacondio -. Innanzitutto, va chiarito un punto: dire cereali non vuol dire solo pasta, pane e prodotti da forno. Sono cereali i principali alimenti per la zootecnia e quindi in un attimo sono coinvolte anche le carni, i salumi, il latte e i formaggi. I cereali riguardano a vario titolo in oltre il 70% delle filiere del made in Italy. Per questo la situazione è molto preoccupante».
Un'escalation molto rapida che dopo i primi rincari ha subito una fiammata con la guerra che tra Russia e Ucraina che sta investendo in pieno il “granaio d'Europa” con il blocco di tutti i commerci che passano dal Mar Nero. «Ma non solo – ha aggiunto Vacondio -. Ieri il presidente ungherese Orban ha sancito il divieto di esportazione per i propri cereali. Una misura che abbiamo immediatamente denunciato alla Commissione Ue perché viola i trattati europei che prevedono la libera circolazione delle merci. Ma questa notte si è aggiunta con una decisione analoga a quella ungherese anche la Serbia che comunque sul grano è un player di rilievo».
Qualcosa però con il coinvolgimento delle istituzioni Ue si sta muovendo. «Abbiamo notizie – ha detto ancora il presidente di Federalimentare – che Orban più che fare una marcia indietro abbia fornito un importante chiarimento: e cioè che dal suo provvedimento di blocco dovrebbero essere esclusi i contratti già in essere. E considerato che nel settore cerealicolo i contratti si fanno da un anno all'altro la maggior parte delle forniture dall'Ungheria dovrebbe essere salva. Anche se – ha sottolineato Vacondio – al momento abbiamo in Ungheria camion e treni merci che ancora non stanno caricando in attesa di istruzioni dal Governo».
Insomma, una situazione complicata e in grande movimento e che ha consentito al presidente di Federalimentare, nel corso del proprio intervento alla presentazione di Cibus 2022, di chiarire anche un altro importante aspetto riguardo al tema delle materie prime agricole. «Sento da più parti riparlare, come avvenuto nel corso della pandemia – ha spiegato Vacondio – di sovranità alimentare. Capisco che lo facciano i politici che vivono di consenso e questo della sovranità alimentare è uno slogan che sembra riscuotere interesse nell'opinione pubblica. Ma noi siamo imprenditori abituati a fare i conti con la realtà. E l'Italia non è un paese che può realizzare una sovranità alimentare. Non ha i terreni arabili per farlo. Abbiamo fatto negli anni grandi progressi, sul profilo dell'efficienza produttiva e su quello delle rese raggiungendo risultati che sembravano impensabili. Sento parlare promuovere le coltivazioni di grano al sud e di riutilizzo dei terreni abbandonati. Faccio presente che in Sicilia attualmente si producono con metodo biologico 15 quintali di grano a ettaro contro i 90 prodotti in media in Francia. Il confronto non regge. Allo stesso modo trovo privo di senso pensare di riportare in produzione terreni abbandonati: abbiamo bisogno di milioni di ettari non di piccoli appezzamenti. Per questo dico abbandoniamo gli slogan di facile presa e preoccupiamoci di costruire accordi con i fornitori che ci consentano di risolvere il deficit di materie prime col quale ci stiamo confrontando».
Giorgio dell’Orefice
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