di Nicoletta Picchio
L'eurozona evita la recessione nel 2023, pil Italia +0,8%
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L’economia italiana si avvia a evitare la recessione anche nel primo trimestre del 2023. Nelle stime, secondo i principali istituti, c’è una «generale e importante» revisione al rialzo, pur con differenze tra poco sopra o poco sotto il +0,6%, rispetto a quelle post estate 2022, quando ci si aspettava una stagnazione o una moderata recessione a causa del caro energia.
È l’analisi che arriva da Confindustria, con Congiuntura Flash. L’Italia è resiliente, con la crescita migliore delle attese, anche se molto più bassa dell'«eccellente» 3,9% dello scorso anno. L’Italia è andata oltre le aspettative: nel 2022 ha sorpreso l’ottima tenuta dell’economia, che ha frenato nel terzo trimestre, ma meno del previsto, e ha limitato al minimo il segno negativo nel quarto, -0,1%, quando il gas era ancora caro, 94 euro/mwh in media: la maggior parte degli analisti si attendeva un calo del Pil di almeno mezzo punto.
Motivo: l’industria è calata, ma in «misura moderata» se si considera lo shock delle materie prime; i servizi continuano a crescere, trainati dal turismo; il reddito reale delle famiglie non è crollato come si poteva temere. La variazione acquisita del Pil per il 2023 è +0,4%, a questo si aggiunge il profilo trimestrale del 2023: ciò può far prevedere che il paese possa evitare del tutto la correzione al ribasso e previsioni simili sono anche per l’area euro.
Tra i segnali positivi la discesa del prezzo del gas che, pur restando ben al di sopra i livelli di due anni fa, sta favorendo la riduzione dell’inflazione in Italia e in Europa (pur su valori elevati). Ciò lascia intravedere la fine del rialzo dei tassi entro il 2023 (non prima di un altro paio di aumenti): il costo del credito è salito a dicembre al 3,55% dall’1,18% di fine 2021, la quota di imprese industriali che ottiene credito solo a condizioni più onerose è arrivata al 42,9% da 7,3. La fiducia risale, i servizi restano in crescita, i consumi tengono.
Industria e investimenti reggono invece a fatica i maggiori costi di credito e commodity. L’industria migliora: la produzione industriale ha avuto un balzo a dicembre, +1,6%, dopo tre mesi di calo. Nel quarto trimestre la variazione è stata comunque negativa, -0,9% dopo 0,6%, ma poco marcata nella manifattura, -0,4. Ma i dati qualitativi di gennaio sono in miglioramento: il PMI è risalito a 50,4 da 48,5; gli ordini calano meno, le scorte si sono lievemente ridotte.
Per gli investimenti lo scenario è migliorato a inizio 2023: cresce la quota di aziende che li prevede nei primi sei mesi: 20,0 da 14,4. I consumi tengono. Sul versante occupazione, a fronte di un aumento, +37mila a dicembre, si registra in Italia una scarsità di manodopera per sempre più imprese, 7,3% da 1,8% di fine 2019 (ma meno che nel resto d'Europa). L’export nel 2022 è aumentato del 7,7% in volume, con il traino della farmaceutica e chimico-medicinali. Ottima dinamica, ma il trascinamento sul 2023 è solo dell’1% e a gennaio ci sono segni di rallentamento.
Nell’eurozona gli indicatori a gennaio indicano un quadro più ottimistico, ma con forti asimmetrie tra paesi. Negli Stati Uniti il Pil è cresciuto nel quarto trimestre più delle attese, +0,7%, grazie a consumi, investimenti e spesa pubblica. Ma a inizio 2023 resta debole l’attività industriale.
Nicoletta Picchio
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