di Stefano Elli
(IMAGOECONOMICA)
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Prima udienza innanzi alla prima sezione del Tribunale Militare di Roma del processo contro Walter Biot, capitano di fregata della Marina militare italiana, arrestato dai carabinieri del Ros con l’accusa di spionaggio per aver passato documenti segreti a un funzionario russo in cambio di 5 mila euro. L’udienza militare precede di 16 giorni quella fissata davanti alla Corte d'Assise del Tribunale ordinario. Anche se gli avvocati della difesa Roberto De Vita e Antonio Laudisa hanno sollevato il tema del conflitto tra giurisdizione militare e civile e gli atti sono stati trasmessi, con ordinanza del Tribunale, alla Corte di Cassazione per una pronuncia definitiva.
Tra le parti civili si sono costituiti la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero della Difesa, mentre il Tribunale (su richiesta della difesa dell’imputato) ha escluso la costituzione del Partito per la tutela dei Diritti dei militari. In via preliminare la difesa ha anche chiesto l’acquisizione al fascicolo di tutto il materiale oggetto di sequestro, che la Procura militare indica come corpo del reato e che utilizza come prova a carico di Biot (scheda Micro-SD contenente i documenti, smartphone, dispostivi digitali). Materiale che non è mai stato messo nella disponibilità della difesa né dell'imputato, perché ritenuto non ostensibile in ragione della classificazione di segretezza.
Il Tribunale accogliendo la richiesta dei difensori ha disposto l’acquisizione dei verbali di sequestro, affermando che tutto ciò che viene utilizzato per le contestazioni dell’accusa è a disposizione del Giudice e delle parti, come previsto dal codice, non risultando opposto il Segreto di Stato. Dalla prossima udienza (il 28 marzo) il corpo del reato sarà dunque a disposizione delle parti. La difesa di Biot ha anche chiesto l’acquisizione forense dell’originale delle registrazioni video effettuate nell’ufficio di Walter Biot «Poiché al momento – ha spiegato l’avvocato De Vita – agli atti sono presenti video non completi, privi dei metadati indispensabili per l’accertamento cronologico dei fatti e non acquisiti con modalità che ne garantiscano la certezza e l’affidabilità».
I difensori hanno chiesto anche che il Tribunale disponga una perizia su tutti i dispositivi oggetto di accertamento tecnico e sull’analisi dei risultati (entrambi allo stato basati su valutazioni della polizia giudiziaria) per consentire la formazione della prova in contraddittorio davanti al Giudice. Su questo il Tribunale si è riservato. Il Tribunale ha poi ammesso tutti i testi indicati nella lista della difesa. Tra questi anche gli agenti diplomatici russi Dimitry Ostroukhov, Victor Vorobey, Sergey Razov, Andrey Kharchenko, Aleksey Nemudrov e Sergey Chukrov.
Stefano Elli
giornalista
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