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Milano, Bracco compie 95 anni e trasforma la sede storica in campus

di Laura Cavestri

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Il rendering del campus

Il rendering del campus

ll trasloco in via Folli, a Lambrate, avverrà entro Natale in un campus totalmente rinnovato su un lotto d’intervento di circa 9.600 mq, sei edifici e circa 11mila mq di uffici, che incluide verde, spazi comuni e innovazione sostenibile

15 settembre 2022
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3' di lettura

Un campus con spazi aperti per la socialità. Uno smart building eco-sostenibile e innovativo, caratterizzato da elevati standard in termini di efficienza energetica, scelta dei materiali e qualità ecologica degli interni. Sono queste le caratteristiche del progetto di recupero della nuova sede del Gruppo Bracco che, in occasione del 95° anniversario, ieri ha annunciato il ritorno a Lambrate. L’ingresso è in via Folli 50, entrata storica del sito produttivo Bracco.

Lo sviluppo

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Si tratta di un headquarter dotato sia di rinnovata valenza funzionale che rappresentativa e di immagine, che aggiunge un tassello fondamentale al mosaico degli interventi di riqualificazione urbana in atto nell’area di Lambrate e che daranno un nuovo volto a una zona di Milano in grande trasformazione.

I lavori sono iniziati nel gennaio 2021 – e il trasloco è previsto per fine anno – su un lotto d’intervento di circa 9.600 mq, di cui 3.500 mq coperti, per circa 11mila mq di uffici (ion tutto sono sei le unità) e 6.100 scoperti destinati a verde, camminamenti e parcheggi. Agli edifici, le cui vetrate trasparenti creano spazi permeabili e continui, si accede attraverso un sistema di percorsi pedonali disegnati come un ‘tessuto connettivo'. Il progetto, partendo dalla conservazione delle strutture esistenti e da un totale rinnovamento dell’architettura e degli impianti.

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Il progetto di ristrutturazione è stato sviluppato per Bracco Real Estate da General Planning, società di architettura e ingegneria specializzata nella progettazione integrata, nel rispetto del carattere originario che fu dato dall’architetto Giordano Forti nei primi anni ’50. I lavori sono stati affidati all’impresa Gencantieri di Magenta.

Architettura e sostenibilità

L’architettura dei nuovi edifici destinati agli uffici riprende la pietra dell’originario building di direzione, il ceppo di Grè, combinandola con facciate vetrate a tutta altezza, grandi aperture e tagli in una dialettica continua tra pieni e vuoti, materia e trasparenza. È una architettura rigorosa a calibrata grazie all’uso di pochi materiali, la pietra, il vetro, l’acciaio e la lamiera in colore grigio scuro, distribuiti con rigore compositivo e alternanze regolari.

I servizi collettivi sono concentrati nelle due cascine verso est, recuperate nelle loro caratteristiche estetiche funzionali, in grado di creare, grazie alla loro disposizione planimetrica, una corte interna parzialmente coperta da una pensilina in acciaio e vetro che costituisce la spina dorsale del nuovo campus.

«La scelta di recuperare il passato è una sfida che risponde alle esigenze del futuro: la sostenibilità, l’innovazione e la valorizzazione delle persone – ha affermato Fulvio Renoldi Bracco, vicepresidente e ceo di Bracco Imaging –. Partendo dalla volontà di rispettare l’ambiente, abbiamo creato un luogo di lavoro innovativo e dinamico. Rispondere al futuro vuol dire anche guardare ai giovani talenti e sostenerli nella loro crescita professionale».

«Nel quadro di una completa adesione ai criteri Esg – ha aggiunto Francesco Prennushi, architetto partner General Planning – il progetto sarà certificato Leed Gold grazie a soluzioni costruttive e impiantistiche fortemente orientate al basso impatto ambientale e al contenimento dei consumi energetici: dall’uso di materiali con un’alta percentuale di riciclato, a soluzioni basate su fonti rinnovabili, energia geotermica e solare e a un uso responsabile della risorsa idrica». L’insieme delle soluzioni per gli spazi verdi, il fotovoltaico, l’adozione di un sistema di free cooling con acqua di falda per la climatizzazione, consentiranno di perseguire obiettivi importanti nella direzione della riduzione dell’impronta carbonica dell’edificio (“Nearly Zero Operational carbon emisson”).

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