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Migranti, per il 70% delle imprese è occasione di crescita e sviluppo

di Marco Ludovico

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Sondaggio su 180 aziende con almeno 250 dipendenti: stranieri impiegati non solo per necessità di manodopera ma anche per includere «risorse appartenenti a culture differenti»

21 ottobre 2021
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3' di lettura

Il mondo delle imprese rivela capacità di visione a volte non così diffuse in altri settori sociali. A Bari si è svolta la due giorni della sesta edizione dell’Italian Business & SDGs Annual Forum. È stata promossa dall’UN Global Compact Network Italia, organizzazione costituitasi in fondazione nel giugno 2013, che fa capo al Global Compact delle Nazioni Unite. Quest’ultimo «incoraggia le imprese di tutto il mondo a creare un quadro economico, sociale ed ambientale atto a promuovere un’economia mondiale sana e sostenibile». L’Agenda Onu 2030 per lo svilupppo sostenibile si articola in 17 obiettivi, i Sustainable Development Goals (SDGs).

Il report Ipsos

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Al forum Nando Pagnoncelli, ad di Ipsos, ha presentato la ricerca «Difficoltà e opportunità di inclusione degli stranieri in azienda». L’indagine ha coinvolto 182 aziende con 250 o più dipendenti e almeno un lavoratore straniero. Le rilevazioni sono state fatte tra l’8 e il 25 giugno scorso su imprese di tutti i settori: finanziario, commercio, costruzioni, manifattura e agricoltura, il 78% collocate al Nord. «Più del 72% delle aziende ha almeno un dipendente straniero arrivato in Italia per motivi legati a scelte non forzate dalla necessità economica o di sicurezza personale» si legge nelle conclusioni del report. E in questi casi «le opportunità risultano essere sostanzialmente maggiori».

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Opportunità più delle difficoltà

Nessuno si nasconde i problemi potenziali legati all’inserimento di stranieri nel mondo del lavoro. Ma la ricerca Ipsos sottolinea come «più del 70% delle aziendeconsidera maggiori le opportunità rispetto alle difficoltà dell’inserimento degli stranieri». Dalle interviste fatte in gran parte ai responsabili risorse umane delle aziende emerge come sul coinvolgimento di lavoratori stranieri, nel bilancio tra difficoltà e opportunità, la voce «più opportunità» arrivi al 75% degli intervistati (il 15% «più difficoltà» e il 10% «non so»). Su 182 aziende, 55 - il numero più alto - rilevano come ci sia un «miglioramento della produttività» in caso di migranti rifugiati politici o richiedenti asilo. Se poi ci sono stranieri arrivati per scelte «non forzate» 63 aziende li considerano un’opportunità per «reclutare e mantenere forza lavoro diversificata», 59 per «ridurre la discriminazione e le molestie» e altrettante per «aumentare la propensione all'innovazione».

Innovazione e inclusione da sostenere

Nel campione di aziende interpellate ci sono 31 aderenti ai principi Onu del Global compact: si mostrano più impegnate nell’inclusione, più autocritiche e più consapevoli nelle opportunità di sviluppo. Il forum di Bari ha dato risalto ad aziende innovative e illuminate come la pugliese Andriani Spa, settore innovation food, che lavora nel mercato europeo e americano. Osserva il segretario generale di Global Compact Network Italia Daniela Bernacchi: in base ai dati Istat «Ia maggior parte dei lavoratori stranieri regolari è occupato prevalentemente nelle professioni meno qualificate, seppure il 12% dei migranti siano laureati. Bisogna eliminare - sottolinea Bernacchi - ogni forma di lavoro forzato e obbligatorio, a partire da quello minorile, e tutte le discriminazione in materia di impiego e professione».

La sfida del Global Compact in Italia

Nota Marco Frey, presidente del Global Compact Italia: «Siamo impegnati a tutto campo per il principio del lavoro dignitoso: diritto umano fondamentale, requisito imprescindibile per un futuro prospero e sostenibile a partire dalle economie locali». Una scommessa sconfinata. Va notato il portafoglio delle imprese italiane, molte holding e multinazionali, soggetti fondatori e sostenitori del Global Compact Network Italia. Ci sono A2A, Abi, Acea, Generali, Atlantia, Bnl, Edison, Enel, Fincantieri, la Fondazione Eni Enrico Mattei, Hera, IntesaSanPaolo, Leonardo. E ancora MaireTecnimont, Mediobanca, Pirelli, Simens, Snam, Telecom, Terna, Unicredit, Webuild. Una lista di 79 aziende trainanti per il sistema economico italiano, insieme ad alcune prestigiose università italiane. E la rete più ampia delle aziende che aderiscono al Global Compact Italia si infittisce sempre di più.

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