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Repressione in Iran, l’Onu autorizza inchiesta internazionale

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Farideh Moradkhani

Farideh Moradkhani

L’attivista Farideh Moradkhani, nipote della Guida suprema dell’Iran, sostiene le proteste in corso nel Paese da oltre due mesi

23 novembre 2022
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2' di lettura

Dopo oltre due mesi di proteste e scioperi in tutto il paese, la feroce repressione del regime iraniano contro i manifestanti finisce nel mirino dell’Onu. Il Consiglio dei Diritti Umani ha, infatti, autorizzato un’inchiesta internazionale sulla repressione delle proteste, con 25 voti favorevoli, sei contrari e 16 astensioni.
Appena 24 ore prima era stata arrestata anche la nipote della Guida suprema dell’Iran Ali Khamenei, l’attivista Farideh Moradkhani. La donna era già stata incarcerata lo scorso gennaio per aver inviato un messaggio alla vedova dell’ultimo scià, Farah Diba, chiamandola “cara Regina” ed era poi stata rilasciata su cauzione a maggio.

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Intanto, continuano le proteste e gli scioperi della popolazione e degli studenti iraniani di diverse città iraniane, innescate dalla morte della ventiduenne Mahsa Amini. I manifestanti hanno sostenuto ancora una volta le città curde, che di recente sono state sottoposte a una dura repressione da parte delle forze di sicurezza, che hanno usato anche armi pesanti.

Secondo quanto riferito, queste città hanno bisogno di aiuti medici e di cibo. I manifestanti hanno gridato «Kurdistan, occhio e luce dell’Iran». Gli attivisti hanno lanciato un appello per “grandi raduni nazionali” domani, soprattutto a sostegno dei curdi iraniani. Nel frattempo, l’Associazione degli oftalmologi ha espresso preoccupazione per le numerose ferite agli occhi di centinaia di manifestanti, colpiti da proiettili in faccia. I video diffusi sui social media mostrano il diciottenne Parsa Ghobadi, che ha perso entrambi gli occhi durante gli spari a Kermanshah lunedì. Anche Ghazal Ranjkesh ha perso l’occhio destro.

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I combattenti curdi Peshmerga affiliati al Kurdistan Freedom Party (PAK), occupano una posizione vicino alla città di Altun Kupri (Perdi), a nord di Kirkuk, nella regione autonoma del Kurdistan iracheno, il 23 novembre 2022. (SAFIN HAMED/AFP)

«L’ultima immagine che ho visto con quell’occhio è stato il sorriso di chi ha sparato», ha detto sul suo profilo Instagram. In una serie di espressioni di solidarietà con la gente da parte di atleti iraniani, una dei membri della squadra nazionale femminile iraniana di ping pong, Parinaz hajilou, 21 anni, ha annunciato sul suo account Instagram il suo abbandono. «Le medaglie non rendono più felice il mio popolo», ha detto. Inoltre, due sorelle, Sara e Pari Baharvandi, entrambe membri della squadra nazionale femminile iraniana di snooker (una specialità del biliardo), hanno postato un video, a capo scoperto, annunciando le loro dimissioni “a sostegno della libertà”. Nelle ultime due settimane, almeno cinque annunciatori della tv e della radio di Stato hanno abbandonato il loro lavoro, dopo messaggi sui social media.

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