di Andrea Carli
Il Registro delle opposizioni non basta: ecco come ci si può difendere
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Il 27 luglio del 2022 è diventato pienamente operativo il Registro pubblico delle opposizioni contro le telefonate indesiderate che ci raggiungono, nei momenti meno opportuni, a tutte le ore della giornata, sul telefono fisso e sul cellulare. Questo sistema, in origine riservato alle sole utenze presenti negli elenchi telefonici pubblici, e successivamente esteso a tutti i numeri nazionali riservati, inclusi i cellulari, avrebbe dovuto mettere la parola fine alle proposte di telemarketing per tutti i numeri iscritti al servizio. Insomma, le chiamate “selvagge” avrebbero dovuto avere le ore contate.
E invece... il condizionale mai come in questo caso è d’obbligo: il Garante per la protezione dei dati personali segnala che da quel 27 luglio a oggi, le segnalazioni delle persone iscritte al Registro che, dopo due settimane dall’iscrizione, gli hanno segnalato che continuano a ricevere chiamate indesiderate sono circa 30mila. Si tratta, occorre ricordarlo, di segnalazioni, non di persone, in quanto una persona può fare più segnalazioni.
Da dicembre a gennaio sono arrivate in media 11 mila segnalazioni al mese. Ad aiutare a capire quanto il fenomeno è effettivamente diffuso è stata la messa a disposizione da parte del Garante per la protezione dei dati personali, a partire dalla metà di novembre, di una piattaforma per segnalare le telefonate indesiderate. Il servizio, telematico, ha consentito di sostituire integralmente la segnalazione tramite il modello cartaceo, che da quel momento non è stata più utilizzata per segnalare le violazioni.
I settori più interessati, spiegano ancora dal Garante, sono i telefonici e gli energetici, tra questi due prevalgono i telefonici. In generale, le sanzioni in materia di telemarketing fatte scattare dal garante ammontano a 73.382.147 euro fino al 2020, ai quali vanno sommati i 37.408.340 euro del 2021 e i 520.000 euro del 2022. Il totale dall'entrata in vigore del GDPR - “General data protection regulation”, il Regolamento generale sulla protezione dei dati approvato con Regolamento UE 2016/679 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016 e applicabile a decorrere dal 25 maggio 2018 - è quindi di 116.759.869 euro. «Chi viola il diritto di opposizione, ovvero la mancata osservanza del Registro - - spiega Agostino Ghiglia, componente del Garante per la protezione dei dati personali - incorre in una sanzione amministrativa pecuniaria fino a 20 milioni di euro o per le imprese, fino al 4% del fatturato mondiale totale annuo dell'esercizio precedente, se superiore. Le sanzioni per gli operatori di telemarketing dunque ci sono - osserva ancora Ghiglia - , ma alcuni esperti sono convinti che alle imprese costi meno pagare le multe piuttosto che tenere aggiornati i database».
Il quadro delineato dal Codacons, è ancora più preoccupante. Secondo l’associazione dei consumatori, infatti, sui 3,8 milioni di iscritti allo stato attuale al registro oltre la metà, circa 2 milioni di cittadini, continuano a ricevere telefonate commerciali. Sta inoltre salendo la quota di chiamate con voce automatica che propone trading e investimenti, tutte chiamate provenienti dall’estero con numeri fittizi.
«Comincia male il 2023 per gli iscritti al nuovo Registro pubblico delle opposizioni. Non che il 2022 sia andato bene, ma fioccano sempre di più le telefonate moleste», rincara Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori. La nuova social survey condotta a gennaio, che, pur non avendo valore statistico, ha visto la partecipazione di 4751 consumatori, dà risultati sconfortanti. Se è positivo che solo il 14,3% degli intervistati (681) non si è ancora iscritto al Registro, scoraggianti le risposte dei 4070 che si sono iscritti. Il dato più eclatante è che per il 23,5% di loro (958 persone) le chiamate indesiderate sono addirittura aumentate, contro il 7,6% registrato nella precedente inchiesta di novembre. Per il 36,6% degli iscritti al Registro (1488 utenti) sono rimaste le stesse, per il 39,9% (1624) sono diminuite. «Insomma - osserva Dona -, solo per meno di 4 consumatori su 10 c’è stato un miglioramento. Una situazione intollerabile per la quale urge un nuovo intervento del legislatore. I call center, temendo sanzioni, sono stati cauti per qualche mese dopo l’attivazione del nuovo Registro avvenuta il 27 luglio dello scorso anno. Poi non c’è voluto molto per capire che l’impunità regna ancora sovrana e così ora sono tornati a fare i loro comodi esattamente come prima. Le sanzioni non fioccano e non fioccheranno. Per questo chiediamo - conclude il presidente dell’Unione nazionale dei consumatori - che la pratica di chiamare a casa gli iscritti al Registro sia considerata per legge come pratica commerciale scorretta, sanzionabile anche dall’Antitrust». Suona attuale il monito del generale e filosofo cinese Sun Tzu: «Nel mezzo del caos c’è anche l’opportunità».
Andrea Carli
Redattore
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