di Marco Valsania
La Borsa, gli indici del 6 gennaio 2023
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In un quadro economico incerto e teso, il mercato del lavoro americano offre un dato che incoraggia insperati sospiri di sollievo. La creazione di posti di lavoro rimane robusta, con 223.000 nuove buste paga a dicembre, buona per archiviare il 2022 con 4,5 milioni di neo-impieghi, la seconda miglior performance nella storia contemporanea, almeno dal 1940. E il tasso di senza lavoro torna sui minimi da sempre, al 3,5% dal 3,7% di novembre. Ma i nuovi posti hanno frenato il passo rispetto ai mesi immediatamente precedenti, proseguendo una tendenza iniziata a luglio. Soprattutto ha rallentato la marcia dei salari, divenuta una preoccupazione cruciale per le spirali di rincari dei prezzi.
I compensi orari sono lievitati di un modesto 0,3% nel mese sul mese precedente. Nell'ultimo anno sono saliti del 4,6%, rallentando da 4,8% riportato a novembre (dato oltretutto rivisto al ribasso) ed evidenziando l'andamento più contenuto da oltre un anno, dall'agosto del 2021. Se posti e tasso di disoccupazione hanno battuto le attese, i salari le hanno invece mancate, assicurando così una doppia sorpresa incoraggiante sulla salute dell’economia e l’efficacia della politica monetaria della Federal Reserve nel riportare l’intero scenario sotto le bandiere della moderazione.
Il tardivo regalo di Natale e Capodanno ha sicuramente rincuorato l'amministrazione Biden. Il Presidente non ha perso tempo nel rilasciare una dichiarazione che definisce le statistiche «grandi notizie per la nostra economia», nonché un segno che la sua «strategia economica sta funzionando» con alle spalle «una disoccupazione ai minimi da 50 anni e i due più forti anni di creazione di impieghi nella storia». Non detta è la grande speranza della Casa Bianca, e non solo: che alla fine l'economia statunitense, contro la maggior parte delle previsioni, sappia evitare una aperta recessione nonostante le aggressive manovre di strette di politica monetaria fatte scattare dalla Fed, imboccando un cammino considerato difficile e improbabile di cosiddetto «soft landing», di atterraggio morbido della crescita, sufficiente a riportare sotto controllo un'inflazione che nel 2022 ha toccato i massimi da 40 anni.
Anche numerosi analisti leggono indicazioni rassicuranti nella nuova batteria di dati. «Se l'economia statunitense sta scivolando in recessione, nessuno l'ha detto al mercato del lavoro», ha fatto sapere Chris Varvares di S&P Global. Il nuovo dato modera il passo rispetto al recente passato ma resta «quasi doppio rispetto a quella che sarebbe la crescita tendenziale». Mickey Levy di Berenberg ha aggiunto che il dato riflette «una robusta ma in raffreddamento domanda di lavoro e una elevata ma in fase di moderazione crescita salariale». Lo scenario ideale – battezzato Goldilocks, vale a dire da favola - trova crescenti seguaci anche tra i prudenti esponenti della Banca centrale. Poche ore prima del nuovo dato occupazionale, James Bullard, responsabile della sede di St. Louis, ha esplicitamente affermato che le chance di un atterraggio morbido sono aumentate proprio grazie al genere di tenuta mostrata dal mercato del lavoro.
I giochi sono men che fatti. Se servisse un promemoria sulla necessaria cautela, basta guardare ancora alla Banca centrale. I vertici Fed e il chairman Jerome Powell, a rimarcare l'incertezza che regna, hanno ripetutamente sottolineato che la politica monetaria rimane impegnata a riportare a ogni costo l'inflazione sotto controllo, diretta verso il target ideale del 2 per cento. E hanno messo in guardia in particolare i mercati da eccessivi ottimismi, che allentando le condizioni finanziarie potrebbero danneggiare l'azione della Fed e costringerla semmai ad alzare i tassi di interesse di più e a tenerli elevati più a lungo. Dopo il dato, la Borsa ha marciato al rialzo, con i principali indici di Wall Street balzati dell'1,5 per cento.
Gli analisti di Citi sono tra quelli che non cambiano la loro tesi e il tenore del loro giudizio su un’economia tuttora bisognosa, e non per poco, delle cure restrittive della Banca centrale: la forza espressa dal mercato del lavoro, a loro giudizio, rimane preoccupante. E un intervento di rialzo dei tassi di 50 punti base, identico a quello deciso dal meeting di dicembre, al prossimo incontro Fed di febbraio resta nelle carte. I rischi, nell’insieme, restano ancora sbilanciati a favore di eccessi di pressioni inflazionistiche.
Come ha però saputo mantenere il passo, senza esagerare, l'occupazione a stelle e strisce in chiusura dell'anno, facendo sognare il soft landing? Lo ha fatto proseguendo il recupero nel traumatizzato settore dell'ospitalità e del tempo libero, con 67.000 nuove buste paga: qui mancano tuttora all'appello quasi 900.000 dipendenti rispetto ai livelli pre-pandemici. La sanità ha contribuito 55.000 impieghi, più anche delle media di 49.000 fatta segnare nel corso dell'anno. Le costruzioni hanno visto 28.000 nuovi addetti, nonostante l'indebolimento dell'immobiliare, grazie al completamento in corso di progetti che erano rimasti inevasi. Il manifatturiero ha mantenuto un passo dignitoso, con ottomila nuovi posti, in un quadro di sforzi di potenziamento delle supply chain domestiche.
All'orizzonte, va ricordato, non sono scomparse neppure le nubi foriere di possibili shock economici, di traumi da crisi più profonda. I licenziamenti aziendali aumentano, a cominciare da un settore cruciale quali l'alta tecnologia, da Amazon a Salesforce, da Twitter a Microsoft: oltre 150.000 nell'ultimo anno. E appaiono destinati a continuare, almeno per il momento. Nella parole di Levy di Berenberg: “Con l'indebolirsi dell'attività economica e della domanda aggregata nel corso del 2023, è prevedibile un deterioramento delle condizioni del mercato del lavoro, caratterizzato da ulteriori decelerazioni nelle assunzioni, bruschi declini nelle opportunità, aumenti dei licenziamenti, e significativi incrementi del tasso di disoccupazione”. Un quadro potenziale, insomma, non necessariamente da facile fiaba e quantomeno forse segnato da squilibri e sacche di crisi.
Marco Valsania
Giornalista
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