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Tessile, nel laboratorio di Albini i colori sono amici della natura

di Giulia Crivelli

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Dentro Kilometro rosso nel centro di ricerca del gruppo bergamasco la contaminazione di visioni e competenze per creare processi e materiali: i primi traguardi sulla pigmentazione green

29 aprile 2022
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4' di lettura

«Quante volte ci siamo detti o abbiamo sentito affermare che dalla pandemia avremmo tratto lezioni importanti e che mai più avremmo dimenticato di dipendere gli uni dagli altri e che il nostro futuro è legato alla collaborazione e all’ascolto, oltre che alla comprensione della complessità del mondo post-globalizzazione?».

A farsi questa domanda è Stefano Albini, alla guida del gruppo tessile di famiglia, tra i più importanti in Europa e leader assoluto nei tessuti per camicie. Purtroppo la risposta è che nel 2020 e in parte nel 2021 sembrava davvero che dopo il Covid molte cose sarebbero cambiate in meglio. È presto per dire se sarà così, anche perché dopo la pandemia è arrivata l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e tutte le tensioni geopolitiche che vediamo e viviamo. «Il progetto Albini_next nacque nel 2019, ma quello che è successo l’anno successivo non ci ha fermati, anzi – spiega Stefano Albini –. Nei momenti di crisi, personali, aziendali o addirittura mondiali, l’unica cosa che può fare andare avanti è immaginare il futuro. Anzi, sognarlo: oggi dobbiamo cercare tutti di avere una visione più sostenibile di quello che facciamo ogni giorno: vale per gli individui, per le imprese, per i Paesi. E tutto passa per la ricerca, gli investimenti economici ma anche personali: bisogna avere il coraggio di abbracciare un pensiero a metà tra il magico e il laterale».

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Albini_next si trova all’interno di Kilometro Rosso, non è parte integrante della sede principale del gruppo bergamasco, che è ad Albino, all’imbocco della val Seriana. «Non è una scelta casuale: Kilometro Rosso ovviamente è un luogo ideale, una sorta di serra perfetta per far germogliare idee e creare legami tra mondo della ricerca e delle aziende – precisa Albini –. Ma era importante anche mettere un po’ di distanza fisica tra la nostra sede e questi laboratori: ad Albino ricerca significa soprattutto creatività e messa a punto delle nuove collezioni di tessuti, senza ovviamente escludere innovazioni di processo. Ma Albini_next va oltre, allarga gli orizzonti dell’idea stessa di ricerca: non escludiamo neppure che nascano progetti che non hanno un’applicazione o un’utilità diretta per il nostro gruppo. L’importante è fare da catalizzatore di energie e attrarre talenti da tutto il mondo».

Il gruppo Albini è da sempre all’avanguardia nella sostenibilità ambientale e sociale e ha iniziato una transizione verso fonti di energia rinnovabile molto prima che venissero introdotti i vari obiettivi nazionali ed europei. «La sostenibilità però è un percorso, un impegno che non potrà mai finire, anche perché il tessile-moda-accessorio è un sistema che consuma molte risorse, energetiche e non solo – aggiunge Stefano Albini –. Le giovani generazioni sono attentissime a questi temi, esigono impegno, trasparenza e certificazione delle promesse che si fanno. E quindi i nostri clienti diretti, le aziende che producono abbigliamento e accessori, a loro volta ci chiedono sempre più impegno e trasparenza»,

Dal 18 al 24 aprile Albini ha aderito all’edizione 2022 della campagna di sensibilizzazione #whomademyclothes (letteralmente: chi ha fatto i miei vestiti), lanciata da Fashion Revolution, movimento internazionale che ha l’obiettivo di rendere l’industria della moda più sostenibile e trasparente. Tema di quest’anno era Money Fashion Power, che racchiude l’invito a tutte le aziende di creare un nuovo circolo virtuoso che non sia vincolato da logiche di sfruttamento del lavoro e delle risorse e non sia sollecitato solo ed esclusivamente dal profitto.

Su tutti i canali social del gruppo alcuni dipendenti di Albini hanno raccontato la loro storia e come si svolge il lavoro all’interno di un’azienda tessile. «La rivoluzione digitale ci fornisce tanti strumenti, sta a noi usarli bene e le campagne di questo tipo sono molto positive, perché raggiungono tantissime persone in pochissimo tempo – nota Stefano Albini –. I progetti che hanno già visto la luce in Albini_next e quelli che verranno sono affascinanti, credo, perché mostrano che davvero si possono innescare circoli virtuosi».

I primi traguardi raggiunti da Albini _next (si veda anche Lombardia del 1° aprile) riguardano nuovi coloranti: tra i progetti ai quali Stefano Albini tiene di più – vista anche l’enorme diffusione dell’abbigliamento in denim nel mondo – c’è la collaborazione, avviata nel 2020, con Stony Creek Colors, un produttore americano d’indaco naturale, ottenuto grazie a innovativi metodi di agricoltura sostenibile e di ingegneria chimica. Stony Creek Colors produce l’unico indaco al mondo 100% plant-based, certificato dall’Usda (il ministero americano dell’agricoltura). «Tutti i nuovi coloranti o i nuovi tessuti che usiamo o produciamo, come quello nato dalla collaborazione con Riso Gallo, devono puntare ad avere la stessa qualità di quelli tradizionali. I nostri creativi devono avere gli stessi strumenti per dar vita a nuove collezioni, i consumatori meritano gli stessi standard qualitativi e, possibilmente, a prezzi non troppo diversi. È questa la sfida ed è importante considerare la sostenibilità un investimento, non un costo», conclude Stefano Albini.

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