di Silvia Pieraccini
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Vietato stare fermi e sedersi sugli allori. La grande distribuzione ha davanti tre anni di sconvolgimenti che partiranno dal Nord Italia e si estenderanno poi all’intero paese. Un esempio? «Sta per arrivare in Italia, e aprirà presto in Piemonte, un marchio francese specializzato in ortofrutta, carne e gastronomia che si chiama Grand Frais», ha annunciato Francesco Pugliese, ad di Conad, intervenendo oggi, 26 giugno, all’assemblea di Conad del Tirreno che si è svolta a Firenze.
Pugliese ha definito “predatore” Gran Frais, grande magazzino che punta a ricreare l’ambiente dei mercati coperti tradizionali francesi, e ha messo in guardia i dettaglianti: «Se staremo a guardare rimanendo ancora una volta passivi, non solo saremo prede ma saremo morti». Per questo, secondo l’ad, l’imperativo è la crescita, che sarà spinta dagli 1,1 miliardi di investimenti («acquisizioni già firmate o piani di sviluppo certi») programmati dal consorzio di dettaglianti per il triennio 2017-2020. «In tre anni puntiamo a diventare leader», ha annunciato Pugliese.
La crescita di Conad dovrà dunque accelerare rispetto al 2016, chiuso con un fatturato di 12,4 miliardi (+1,6%) e una quota di mercato all’11,95% (dietro a Coop) che si rafforza nei supermercati (al 20,71%, leader di settore). Quest’anno s’annuncia decisamente più brillante: nel primo quadrimestre le vendite Conad sono salite del +4,8%.
Arriva in Italia il colosso dell’ortofrutta Grand Frais, se staremo a guardare non saremo prede, saremo morti
Una delle leve su cui il gruppo intende spingere è quella dei prodotti a marchio Conad, che ad aprile rappresentavano in media il 29,4% del fatturato: «Ma questa percentuale è sopra il 30 al Nord – ha detto Pugliese – e più bassa nel resto d’Italia; e deve crescere perché la marca commerciale è la prima strada per l’aumento del fatturato e per l’affermazione del marchio», ha detto rivolto ai 212 soci-imprenditori di Toscana, Lazio e Sardegna, che controllano 341 punti vendita e impiegano 9.500 persone.
L’altra stoccata Pugliese l’ha lanciata ai “cugini” della Coop (entrambe le cooperativa, l’una di dettaglianti, l’altra di consumatori, aderiscono a Legacoop): «Per dire che vendi prodotti fatti senza la manodopera in nero non basta fare contratti in cui i fornitori dichiarano questo, e neppure fare controlli saltuari, ma dovresti essere in grado di controllare i campi 24 ore su 24 ore», ha scandito. E ancora, riferendosi al prestito sociale che per le Coop è una importante fonte di finanziamento: «Noi non prendiamo soldi ai giovani, piuttosto li aiutiamo se vogliono avviare un’attività imprenditoriale».
La necessità di accelerare la marcia vale anche per Conad del Tirreno, seconda cooperativa per dimensione della galassia Conad (che ne conta sette), che ha chiuso il 2016 a 2,39 miliardi di fatturato, in linea con l’anno precedente (2,35 miliardi) e che ora ha programmato 161 milioni di investimenti nel triennio 2017-2019, tra cui nuove aperture in Toscana a Viareggio, Santa Croce sull’Arno, Cascina, Cortona, e nell'Aretino e nel Senese. «Siamo cresciuti poco ma siamo cresciuti nella quota di mercato – ha spiegato l’ad di Conad del Tirreno, Ugo Baldi – passando dal 14,8 al 15%. Nei prossimi tre anni puntiamo a diventare secondi in regione dietro Coop, dunque superando Esselunga. Ci sono spazi per crescere nell’Aretino, nel Senese, nell’Empolese».
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