di Marco Ludovico
Green pass: Genova, blocchi ad alcuni varchi
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Non si ricorda un giorno così per la sicurezza nazionale. Non c’è questura e prefettura oggi, venerdì 15 ottobre, che non sia in fibrillazione. Il debutto dell’obbligo del green pass in tutti i luoghi di lavoro, le manifestazioni e le proteste annunciate o minacciate, i precedenti degli scontri di sabato 9 ottobre a Roma e l’incubo dell’imprevisto sono diventati il più formidabile stress test per poliziotti, carabinieri, finanzieri, prefetti e sindaci. Al ministero dell’Interno, guidato da Luciana Lamorgese, si trattiene il fiato. Sarà un venerdì lunghissimo. Ma anche sabato non scherza.
L’allarme riguarda i porti, le stazioni ferroviarie, gli snodi stradali più importanti. C’è il timore di presidi o di ostacoli alla circolazione. A Trieste sono alcune migliaia i lavoratori portuali scesi a protestare. Ma senza blocco ai cancelli. Più minacciosa la situazione a Genova dove la protesta al momento impedisce la regolarità delle operazioni portuali. Un centinaio di persone, tra lavoratori privi di certificazione, No Green del movimento “La Variante Torinese” e i Si Cobas, si sono dati appuntamento questa mattina all’alba per un presidio davanti ai cancelli della Fiat Avio a Rivalta, alle porte con Torino, all’entrata del primo turno.
Una circolare a prefetture e questure del dipartimento Ps guidato dal prefetto Lamberto Giannini traccia i segnali dell’allarme in atto. Le situazioni di rischio possono annidarsi «con presìdi davanti agli ingressi aziendali» ma anche in «aeroporti, porti, punti di snodo stradale e ferroviario». La nota del Viminale esplicita gli obiettivi: «Disagi e intralcio alla regolarità dei servizi». Il timore si fonda sul possibile «ulteriore inasprimento dei toni della contestazione»: per il dipartimento Ps «non si può escludere». Né vanno esclusi perfino «possibili episodi di contrapposizione fra gruppi aderenti a opposti estremismi». Vanno aggiunti tutti gli altri luoghi non ancora annunciati ma nelle mire di No Vax e No Green Pass.
Il caso di Roma è il più esposto. Un sit-in, all’inizio previsto a piazza Santi Apostoli, davanti alla sede della Prefettura e a poche centinaia di metri da Montecitorio, è stato spostato per due volte e allontanato dai palazzi istituzionali. Resterà tuttavia in centro: sarà al Circo Massimo, ritenuto più adatto per la gestione dell’ordine pubblico. Si replica domani e sarà anche peggio, in teoria. Certo, la manifestazione della Cgil resta un evento blindato, il servizio d’ordine del sindacato ha una fama leggendaria di garanzia di sicurezza. Ma se ci sarà, come si annuncia, mezzo milione di persone, non è una passeggiata per l’ordine pubblico.
In ogni provincia le autorità di pubblica sicurezza hanno ultimato la mappa dei rischi. Per Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza ci sarà anche l’impiego o la chiamata dai luoghi di lavoro dove la scintilla dello scontro è probabile, il rischio per l’ordine pubblico in agguato. Il ministro Luciana Lamorgese teme soprattutto lo scontro e il gesto violento. Il clima di questi giorni, da sabato, è un crescendo di tensione. Ma la prevenzione delle forze di polizia deve fare i conti con una minaccia fluida, a volte puntiforme, non sempre prevedibile. Domani nella capitale c’è Lazio-Inter, con due tifoserie simpatizzanti per l’ultradestra. Per il Viminale sarà un tranquillo week end di paura.
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