di Sara Monaci
Olimpiadi 2026, Sala: "Con Fontana ci teniamo a portare il ghiaccio a Milano"
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Opere in ritardo e prezzi che crescono per via dello schock energetico per i Giochi invernali di Milano e Cortina del 2026. Tuttavia stanno tornando gli sponsor a firmare contratti con la Fondazione Milano Cortina 2026: gli ultimi due arrivi sono Eni e Grana Padano, che fanno salire a sei il numero dei sostenitori complessivi. Non sono trapelate cifre, il totale dovrebbe aggirarsi intorno ai 70-80 milioni. Ancora lontano dal target degli oltre 500 milioni stabiliti nel programma iniziale (secondo cui un terzo del bilancio dovrebbe arrivare dal Cio, un terzo da biglietti e merchandising e un terzo dagli sponsor, per 1,5 miliardi), ma la contabilità nel suo complesso sarà da rivedere con il prossimo bilancio.
L’evento di per sé è responsabilità della Fondazione Milano Cortina 2026, che ovviamente deve assicurarsi che le strutture siano pronte, pur non essendo suo diretto compito realizzarle; le strade, le ferrovie e le piste ciclabili spettano all’Agenzia per le infrastrutture. Le due società sono indipendenti una dall’altra.
Il nodo da sciogliere entro marzo è dove si svolgerà il pattinaggio di velocità. Dopo la rinuncia di Baselga di Piné, in provincia di Trento, per via dei costi lievitati (fino a 75 milioni) per la riqualificazione dell'Ice rink, ora ci sono due ipotesi alternative, dietro le quali si cela un braccio di ferro fra Lombardia e Piemonte. Milano sta proponendo gli spazi della Fondazione Fiera Milano, nel comune di Rho, mentre il Piemonte vorrebbe riutilizzare il suo Oval già usato nei giochi invernali del 2006. Si stanno esaminando le possibilità proprio in queste settimane. La questione ha assunto dei tratti di “orgoglio” territoriale: Lombardia e Veneto vorrebbero tenere per sé questa competizione, perché sono state loro le prime regioni a candidarsi; il Piemonte insegue con la sua proposta, nella speranza di rientrare in partita.
Rimanendo sempre agli impianti sportivi, la Regione Veneto dovrà sborsare una cifra cresciuta anche in questo caso del 30% per riqualificare a Cortina la pista da Bob, una specialità per cui il Coni e la Fondazione stanno lottando con le unghie e con i denti per non “lasciarla” in mano ad Insbruck. La città austriaca infatti si è offerta di dare una mano, ma per il governo italiano rappresenterebbe una sconfitta. Il Veneto quindi mette sul piatto circa 90 milioni, per rimettere a nuovo un impianto vecchio: un costo difficile da ammortizzare ma tant'è, i Giochi invernali lo impongono. La gara è stata aperta. I lavori sono a carico pubblico.
A Milano l'opera che va più attentamente monitorata, perché completamente da realizzare, è il Palaitalia, dove si svolgerà l’hockey maschile. Sarà costruito dai privati con un project financing. Secondo quanto spiegato dai vertici comunali, «siamo in linea con il cronoprogramma, la bonifica è stata fatta, l’opera partirà tra un paio di mesi e verrà consegnata nell’autunno 2025». I tempi serrati impongono però un controllo. La stima iniziale dei costi era di 180 milioni, ma anche in questo caso si parla già di extracosti per circa il 30% (e non è escluso che la mano pubblica possa alla fine servire)
Non sarà facile nemmeno completare il Palasharp di Milano, dove dovrà tenersi l'hockey femminile: i tempi ancora ci sono ma il progetto è diventato più complicato del previsto, dato che il Cio impone ai privati che lo stanno riqualificando la costruzione di una seconda pista, 12 spogliatoi e 3 aree per l'ospitalità. Il costo adesso è di 10 milioni.
Sul fronte dell'ospitalità, il Villaggio olimpico di Porta Romana, che sta realizzando il gruppo Coima, è già partito, non dovrebbero esserci intoppi sul fronte dei tempi. Ma anche qui i costi sono cresciuti enormemente: oggi siamo a 150 milioni. È stato aperto un tavolo pubblico-privato per risolvere la situazione.
Per quanto riguarda le strade è invece ormai chiaro che i Giochi invernali 2026 dovranno rinunciare alle due varianti venete, per cui era stato ipotizzato un finanziamento da quasi 500 milioni, di cui oltre la metà già stanziato. Si tratta della variante di Cortina e del Longarone. I tempi non ci sono più: in entrambi i casi siamo appena allo stadio preliminare della conferenza dei servizi. Il decreto Pnrr appena proposto dal governo taglia i tempi di conferenze di servizio, ma in questo caso probabilmente non servirà a molto. Ci si dovrà accontentare di micro varianti. Nel caso del Longarone ci saranno probabilmente delle mini varianti di Tai, San Vito e Valle, e solo la parte iniziale della variante inizialmente immaginata.
Sara Monaci
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