di Nino Amadore
(Agf)
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Tra il 2006 e il primo trimestre di quest’anno in Sicilia poco più di 12mila imprese artigiane hanno chiuso i battenti e tra il 2007 e il primo trimestre del 2017 le imprese artigiane registrate nelle Camere di commercio della regione hanno subito una flessione di oltre il 14 per cento.
È il risultato della grande crisi che ha causato un processo di ristrutturazione del settore facendo emergere molte ombre nel sistema economico siciliano ma anche parecchie luci tra queste piccole e medie imprese che si rivelano spesso dinamiche, innovative e pronte a cogliere le opportunità che derivano dai mercati nazionali e internazionali. Insomma il quadro che ne emerge e assolutamente nuovo: quasi scomparsa la vecchia bottega artigiana, spesso ci si trova di fronte a ingegneri o imprenditori altamente scolarizzati che hanno scelto la via dell’artigianato per lavorare.
Ed è questa l’analisi che è emersa dall’assemblea quadriennale elettiva della Cna siciliana che si è svolta a Palermo, chiamata a eleggere i nuovi vertici della Confederazione che nell’isola raccoglie poco più di quattromila iscritti: il nuovo presidente è Nello Battiato, imprenditore catanese che viene dal mondo dell’edilizia. Ma chiamata anche a riflettere sul futuro, sulle possibilità, sulle potenzialità in un settore che in Sicilia oggi conta 73.152 imprese artigiane attive, che rappresentano (più o meno) poco più del cinque per cento delle imprese artigiane del Paese. Spesso, ha spiegato il presidente uscente Giuseppe Cascone, «insieme a coloro che hanno cessato del tutto le attività vi sono tanti imprenditori che hanno abbandonato la ditta individuale per riaprire sotto altra forma societaria. Altri, i più marginali, non reggendo ai colpi della crisi, alla pressione fiscale e ai dinieghi di credito hanno ingrossato l’esercito degli abusivi e lavoranti in nero, soprattutto nei settori dei servizi e nell’edilizia». Ma ci sono buoni margini per riaprtire, spiegano i dirigenti della Cna: «Oggi nella nostra terra - spiega il segretario regionale Mario Filippello - la sfida del cambiamento passa dal lavoro produttivo. Il futuro della nostra regione passa per l’impresa: la piccola e media impresa è l’unica risorsa vera della Sicilia per creare occupazione e lavoro».
Gli ultimi dati dell’economia siciliana, spiegano gli imprenditori, fanno ben sperare: «La nostra economia negli ultimi dieci anni - aggiunge Cascone - ha avuto un livello di crescita basso anche per le condizioni strutturali molto più deboli e per la crisi della finanza pubblica regionale. Oggi tutti gli indicatori segnalano un progressivo miglioramento con una ripresa della domanda interna e una crescita delle esportazioni».
C’è una luce in fondo al tunnel, spiega il segretario nazionale della Cna Sergio Silvestrini, ma bisogna saper cogliere le opportunità: le performance del Sud, e dunque della Sicilia, in questo caso appaiono persino migliori di quelle del Nord. «Il Mezzogiorno è cresciuto leggermente di più rispetto alla media del Paese - dice - e anche l’occupazione cresce leggermente di più rispetto alla media. Sono segnali positivi che vanno incoraggiati ma soprattutto al di là della statistica e dei numeri io vedo un dinamismo nuovo soprattutto da parte dei giovani. In questo lungo giro che sto facendo sento che c’è la voglia di nuove iniziative imprenditoriali: il turismo per esempio è uno dei settori prevalenti, fatto con qualità e intelligenza. È finita la chimera del posto pubblico e questo è un cambio che riguarda anche la Sicilia, almeno spero: il futuro è nel fare impresa».
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