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F1, sul filo di lana Verstappen vince la gara di Abu Dhabi e il suo primo titolo mondiale

di Alex D'Agosta

Formula 1: Hamilton beffato all'ultimo giro, Verstappen è campione

I Paesi Bassi celebrano il primo campione di sempre nella massima categoria. La scuderia Red Bull Racing porta a casa il suo quinto titolo piloti, dopo i quattro di Sebastian Vettel

12 dicembre 2021
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7' di lettura

Era un predestinato. Era un prodigio. Era raccomandato. Era figlio d’arte. Si sapeva. Era solo questione di tempo. Lo si diceva da anni. Finalmente c’è riuscito. Se ne sono sentite e se ne sentiranno ancora tante come queste. La verità è che il giovane Max Emilian Verstappen, nato il 30 settembre 1997 in Belgio, figlio dell'ex pilota Jos Verstappen, oggi è riuscito a 24 anni a vincere meritatamente il suo primo titolo in Formula 1.

I Paesi Bassi celebrano il primo campione di sempre nella massima categoria. La scuderia Red Bull Racing porta a casa il suo quinto titolo piloti, dopo i quattro di Sebastian Vettel, mentre il motorista Honda celebra un mondiale piloti dopo un digiuno che durava dal 1991, con l'ultima firma di un certo Ayrton Senna.

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Non mancheranno le polemiche, le discussioni. Sono successe tante cose nelle ultime gare e anche oggi. In particolare, ci sono state, come domenica scorsa, decisioni dei commissari quantomeno discutibili. Per fortuna, almeno, non sono state tardive. Altrimenti sarebbe stato davvero problematico, visto che il fattaccio decisivo della gara è accaduto proprio nelle ultimissime tornate. E poi ci sono stati momenti davvero bassi e disperati.

Passerà alla storia, forse qualcuno dovrà fare delle magliette in futuro, con la scritta “Toto, is called motor racing!”: è la risposta che è stata ascoltata in mondovisione quando il grande capo della Mercedes ha cercato di correre ai ripari mentre la situazione era già compromessa. Che bello per un giovane, un primo titolo in carriera. Atteso e molto sudato. Ci sono voluti sette anni: due di gavetta nel team “satellite” con sede a Faenza, la ex Toro Rosso, poi il salto in prima squadra.

Una “laurea all'università della pista” prestigiosa, anche perché conquistata “nell'ateneo” che già in passato ha deciso le sorti di altri campionati: l'impianto di Yas Marina, ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, aveva già donato gioie e dolori ad Hamilton, ad Alonso, a Massa e a tanti altri protagonisti di questo sport.

Oggi ha portato l'onore più alto, la fama, il decreto di successo di una carriera ancora gli inizi ma da sempre ad altissimi livelli. E, anche se distante da casa, ha scaldato molto il suo pubblico. Non solo per via televisiva o Internet: sono stati misurati in oltre 5.000 i tifosi di Max giunti dalla sua terra natale.

L'altro scenario che poteva verificarsi era invece l'ottavo titolo di Hamilton. Poteva siglare il bottino più ricco di tutti i tempi. Già detentore della maggior parte dei record in materia, Lewis voleva passare alla storia non solo per aver vinto la maggior parte di gran premi, ma voleva mettere le mani sull'ottavo titolo mondiale, superando di fatto il grandissimo Michael Schumacher che tuttavia, alla sua epoca, ha avuto un'auto altrettanto competitiva ma non del tutto dominante come si è visto per molti degli ultimi anni in casa Mercedes.

A ben vedere, infatti, questo è il primo titolo piloti che la stella a tre punti non perdeva da sette anni consecutivi, cioè tutti iniziando a contare dall'inizio dell'era dei motori ibridi. Poteva fare un en plein, perché dal 2022 le novità regolamentari saranno stravolgenti, pertanto il costruttore tedesco poteva fregiarsi di aver dominato questo “ciclo”. Lo ha fatto comunque come costruttore: anche il 2021 è appannaggio del team di Brackley, con 28 punti di gap.

Contro ogni previsione di inizio stagione, invece c'è da segnalare l'impresa Ferrari fra i carmaker: alla fine è riuscita a chiudere terza, con un bel vantaggio sulla McLaren. E, sempre al contrario delle previsioni, con Perez (quinto, dietro a Verstappen, Hamilton, Bottas e Perez) in vantaggio di cinque punti e mezzo e di due posizioni rispetto a Leclerc (settimo). Quindi al baronetto l'impresa non è riuscita. Anche se partiva all'ultima gara a pari punti, come non accadeva dal 1974: poteva giocarsela. L'esperienza era dalla sua. Hamilton resta il pilota più costante e calcolatore di quest'ultimo decennio. Ma non è diventato “l'imperatore assoluto” come senz'altro sperava. E ci credeva di certo. Era di solito quello più baciato dalla fortuna, ma oggi la dea bendata non l'ha proprio guardato come le altre volte.

Una giornata da incorniciare, vedere e rivedere

Se ci fossero ancora i Vhs, il nastro di questa domenica a casa Verstappen si consumerebbe in pochi giorni. Max aveva fatto una qualifica a dir poco magistrale: un giro semplicemente perfetto, con mezzo secondo di margine. Oggi però la macchina, bisogna dirlo, non andava allo stesso passo di quella di Hamilton. Il merito insomma, lo deve dividere molto con la squadra, per aver avuto il polso, l'intelligenza e la capacità di calcolo tali da gestirlo al meglio nei momenti più difficili.

Lo deve dividere anche con il compagno di squadra: suo un aiuto in un momento “tranquillo” che tornerà utile sul finale. E poi, bisogna dirlo, deve ringraziare anche due doppiati abituali. Grazie a Giovinazzi e a Latifi. Senza di loro, probabilmente, avrebbe concluso a una decina di secondi distacco da Lewis.

Dalla partenza segnali negativi

Lo start non era proprio dei migliori. Max ha pattinato in partenza: pur avendo messo la terza e la quarta marcia relativamente molto prima rispetto ad Hamilton, alla prima curva la macchina nero verde gli era davanti. Poco dopo, una staccatona con quasi contatto, subito per scaldare gli animi. Difficile dare ragione a qualcuno. Verstappen è arrivato lungo, Hamilton l'ha evitato per non toccarsi. Così Max è stato subito costretto a restituire la posizione. A freddo, bisognerà interrogarsi sul senso di queste nuove piste: infatti, se le vie di fuga si continueranno a “restaurare” o produrre sempre in asfalto, è chiaro che queste situazioni continueranno ancora ad accadere. Secondo molti, la gara avrebbe potuto anche chiudersi lì. Un incidente, più o meno volontario, con eventuale ritiro di entrambi sarebbe andato a favore di Verstappen, che aveva maggioranza di vittorie nel 2021.

In fuga per più di metà gara

Lewis con aria libera non poteva altro che fare quello che sa fare meglio. Scappare, tirar giù i tempi, con giri veloci a raffica, uno dopo l'altro. Al giro 12 già si contavano oltre 4 secondi di vantaggio. Poi il primo passaggio ai box, con Verstappen che ha anticipato l'avversario solo di un giro. Ma da lì non cambia niente: Hamilton continua a girare forte.

Il gregario migliore di sempre?

È intorno al giro 20 che si scalda la competizione a livelli impensabili. Fino a lì, infatti, si stava vedendo poca azione. A un certo punto Hamilton, risalendo le posizioni dopo il pit-stop ingaggia una lotta, che diventerà storica, con Perez. Lo aveva sorpassato “normalmente” e poco dopo, il pilota Red Bull, grazie all'ala mobile è riuscito a ripassarlo e a fargli perdere tempo molto prezioso. Al limite della scorrettezza. A quel punto lo scudiero d'oro aveva fatto ricucire il gap di Verstappen a meno di 3 secondi. Poteva farlo, l'ha fatto. Perez ha fatto perdere ad Hamilton un gran bel vantaggio, sul filo dei limiti della liceità. Molti potrebbero aver storto il naso sulla sicurezza dell'operazione, perché 4 dei secondi così recuperati erano concentrati in sole 5 curve. Ma non è stata ravvisata alcuna infrazione, quindi tutto regolare. A un certo punto il messicano “non ne aveva più” e ha dovuto mollare, così, fra le curve. Spompo. Missione non completata, ma comunque utile.

E un gesto che passerà agli annali. Colpo di scena numero uno al giro 36: Verstappen perdeva terreno ad ogni giro ma grazie a un problema del cambio di Giovinazzi scatta la Virtual Safety Car e così è uscito a cambiare, come Perez. Deve giocarsi il tutto per tutto in venti giri. Da lì scatta il primo nervosismo Mercedes, quando Wolff chiede alla direzione gara di non usare la safety car negli ultimi 20 giri. In quel momento, la differenza di condizioni di gomme fra i due contendenti è notevole: oltre 20 giri di utilizzo: le più fresche a favore dell'olandese. Per raggiungere Hamilton servono 8 decimi a giro. Deve iniziare a “martellare” subito e l'ha fatto: giro veloce al 39 e alcuni seguenti. Il corpo centrale dei venti finali doveva essere decisivo: se Verstappen avesse potuto guadagnare in media otto decimi a giro, la strategia si sarebbe rivelata vincente. Con le gomme più “vecchie” Hamilton poi doveva essere più prudente perché, a meno di dieci dalla fine, Norris ha avuto problemi per eccesso di danneggiamento da cordoli, curva 15 e 16 in particolare. Ma anche quello non sembrava scalfire più di tanto l'inglese.

E poi l'ultimo colpo di scena. La Williams di Latifi va a schiantarsi al giro 53. Un errore di guida in un punto scomodo. Un muretto preso forte. Tanti detriti, c'è poco da fare. Necessaria la safety car. Si mette male per Hamilton. Verstappen va ancora a cambiare per mettere un ulteriore set di morbide molte fresche. Attimo di vera tensione. Decisione discutibile: non è stato consentito ai doppiati di sdoppiarsi. Quindi, traffico davanti alla Red Bull. E Verstappen polemico e amareggiato: “I'm not surprised, typical decision”.

Poi tutti compatti. Il via ridato all'ultimissimo giro. Gli avversari corretti a far “giocare” i due leader senza disturbo. Subito una quasi “sportellata” e poi un sorpasso definitivo di Verstappen: grinta e gomme migliori hanno fatto la differenza. Passa primo sotto la bandiera a scacchi. Il mondiale è suo.

Meritano menzione speciale i due piloti dell'Alfa Romeo, che salutano definitivamente la Formula 1. Raikkonen, ultimo pilota capace di conquistare un campionato del mondo con una vettura di Maranello, nel 2007. 21 vittorie e 46 giri veloci: in quest'ultima statistica, risulta essere il terzo migliore di tutti i tempi. Programmi da lunedì? Nel pieno del suo stile ha detto che “smette proprio per non averne”.

E poi Antonio Giovinazzi, l'ultimo italiano, che verrà sostituito da un pilota cinese. Dopo aver costruito a Shanghai un impianto iper lussuoso con tribune sopraelevate sul rettilineo principale e aver disputato sedici edizioni dal 2004 al 2019, arriverà infatti nel 2022 per la prima volta un pilota cinese titolare di un sedile, con un contratto per tutta la stagione. Guanyu Zhou porta una “borsa” di diversi milioni. Eppure non ha vinto in Formula 2 (al vincitore, niente promozione) e non è ancora un sportivo top in patria: meno di 1 milione di fans su Weibo contro gli oltre 33 del nuotatore SunYang. Ma i soldi, nei motori, fanno ancora la differenza. Argomenti indispensabili per il team elvetico che da tanti anni, come tutti i “piccoli”, fatica a sopravvivere in un ambiente sempre più esigente.


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