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Israele, non si fermano le proteste contro Netanyahu

Israele, manifestanti bloccano autostrada a Tel Aviv: sgomberati

Il congelamento della riforma della giustizia non convince gli oppositori del governo. Che intanto cerca appoggi nella Knesset

28 marzo 2023
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2' di lettura

La pausa sulla riforma giudiziaria e l’avvio del confronto con l’opposizione non spengono le proteste contro il governo Netanyahu in Israele. Le Bandiere nere - uno dei maggiori gruppi che organizza le manifestazioni - ha confermato la dimostrazione in programma sabato sera a Tel Aviv per la tredicesima volta consecutiva. E già nella giornata del 28 marzo lo stesso gruppo ha sfilato in protesta in pieno centro città al grido di democrazia. «La battaglia è ancora lunga», ha sostenuto l’organizzazione denunciando di non essere pronta ad «accettare una mezza democrazia», in riferimento ai negoziati tra le parti.

Colloqui che - su input del presidente Isaac Herzog - sono partiti tra la maggioranza e i due leader centristi Yair Lapid e Benny Gantz. «Un primo incontro di dialogo», l’ha definito il presidente, il cui obiettivo è «un percorso negoziale» per raggiungere un compromesso. Ma è proprio la parola compromesso a costituire il problema: le organizzazioni di protesta hanno chiesto, e chiedono tuttora, il ritiro totale della riforma. Il sospetto - secondo molti analisti e la leader laburista Merav Michaeli - è che il congelamento della legge annunciato da Netanyahu non sia null’altro che un modo per guadagnare tempo. E certo non ha smorzato l’allarme il fatto che la coalizione di governo abbia presentato alla Knesset, pronto per essere votato, uno dei disegni di legge più contestati della riforma: quello della nomina dei giudici della Corte Suprema.

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Una mossa - giustificata dall’esecutivo con motivi tecnici - che ha fatto infuriare l’opposizione visto che modifica la composizione e i criteri del comitato di nomina dei giudici a favore della maggioranza. Il leader nazionalista laico Avigdor Lieberman non ha usato mezzi termini: «Netanyahu mente e sputa in faccia alla gente». Il premier invece - che secondo un recente sondaggio non avrebbe più una maggioranza in Parlamento se si andasse a votare oggi - ha sottolineato che la sua coalizione è «impegnata in un dibattito importante e ne verremo fuori. Il nostro obiettivo - ha assicurato - è quello di raggiungere vaste intese».

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