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Sì al nucleare «pulito e sicuro» dal centrodestra, ricorso ai rigassificatori ma come soluzione-ponte per il centrosinistra, no a trivellazioni e nuovi inceneritori da parte del Movimento 5 Stelle. È la gamma delle posizioni espresse da coalizioni e partiti nei propri programmi elettorali in tema di energia e gestione dei rifiuti.
Al punto 11 del proprio manifesto elettorale il centrodestra («La sfida dell’autosufficienza energetica») inserisce, anche se in modo sfumato, il tema dell’energia nucleare parlando di «ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito». Ultima opzione di un elenco di soluzioni in cui si parla di «transizione energetica sostenibile, aumento della produzione dell’energia rinnovabile, diversificazione degli approvvigionamenti energetici e realizzazione di un piano per l’autosufficienza energetica, pieno utilizzo delle risorse nazionali, anche attraverso la riattivazione e nuova realizzazione di pozzi di gas naturale in un’ottica di utilizzo sostenibile delle fonti, promozione dell’efficientamento energetico e sostegno alle politiche di price-cap a livello europeo.
Tra i leader del centrodestra è stato soprattutto Matteo Salvini a spingere sul tema del nucleare in Italia, messo al bando dal referendum del 1987. A giugno, parlando al convegno dei Giovani Industriali di Rapallo aveva detto: «La prima centrale nucleare italiana? Fatela a Milano, a casa mia, nel mio quartiere a Baggio. Proprio a Milano, che è la capitale dell’innovazione».
In campagna elettorale ha ribadito la sua posizione: «L’Italia è l’unico dei grandi Paesi al mondo che dice no al nucleare per ideologia non per scienza». E per costruire una centrale nucleare «dalla posa della prima pietra occorrono sette anni. Nell’arco di 7 anni potremmo produrre energia a minor costo rispetto a quella di oggi».
Il Pd non segue il centrodestra su un ritorno al nucleare. I democratici, nel loro programma energetico, inseriscono con una sottolineatura il tema dei rigassificatori «il cui ricorso appare necessario ma a condizione che essi costituiscano soluzioni-ponte, che rimangano attivi solo pochi anni e che possano essere smobilitati ben prima del 2050, proprio per non interrompere la prospettiva della transizione ecologica. I territori dove verranno installati dovranno inoltre essere coinvolti nelle decisioni e adeguatamente compensati per l’impatto economico e sociale attraverso l’istituzione di un fondo ad hoc».
Al centro schierato esplicitamente per il nucleare è Carlo Calenda che in passato ha più volte sottolineato: «Senza nucleare è impossibile ottenere l’obiettivo zero emissioni». L’ex ministro era arrivato anche a sfidare il segretario del Pd Enrico Letta «a un confronto affinché possa spiegare agli italiani in che modo, senza il nucleare, possiamo raggiungere l’obiettivo prioritario delle emissioni zero».
Nell’accordo elettorale tra Azione e Pd (dal quale Calenda si è poi ritirato) al capitolo energia non si citava però il nucleare: il patto chiedeva «un’intensificazione degli investimenti in energie rinnovabili, il rafforzamento della diversificazione degli approvvigionamenti per ridurre la dipendenza dal gas russo, la realizzazione di impianti di rigassificazione nel quadro di una strategia nazionale di transizione ecologica virtuosa e sostenibile».
Calenda presenterà nelle prossime ore il programma elettorale del Terzo polo con Matteo Renzi e ha anticipato che ci sarà spazio a termovalorizzatori e rigassificatori. Anche il leader di Italia viva ha espresso in passato posizioni a favore del nucleare.
Nel suo propgramma il Movimento 5 Stelle conferma la posizione contraria a nuovi inceneritori, già espressa in occasione del progetto di un impianto a Roma («Di fronte al problema dell’immondizia stiamo abbracciando un’illusione con il termovalorizzatore. Realizzare un impianto a Roma da 600 tonnellate per me è una follia. Chi farebbe vivere suo figlio vicino a un termovalorizzatore?» aveva detto il leader Giuseppe Conte).
Quindi no a «tecnologie obsolete per i rifiuti», sì alla «realizzazione di impianti completamente compatibili con le richieste dell’Europa e non inquinanti, finalizzati a migliorare le prestazioni ambientali». Via libera poi «alla sburocratizzazione per favorire la creazione di impianti di energia rinnovabile».
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