di Antonella Galli
Boffi, Case System 5.0 di Piero Lissoni, progetto del 2002 rieditato con molti nuovi accorgimenti e all'insegna della sostenibilità
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L’evoluzione dell’ambiente cucina, stando alle proposte che andranno in scena alla Design Week milanese, non manifesta cesure nette con il passato: si percepisce, piuttosto, un procedere a piccoli passi verso il miglioramento delle prestazioni, la sostenibilità dei materiali e l’ampliamento delle varianti, così da rendere la cucina modellabile come un abito su misura per la casa e la personalità di chi la sceglie. Sono numerose le revisioni di progetti esistenti ripensati in chiave attuale (un aspetto non secondario nella sostenibilità dei processi produttivi), insieme a proposte inedite che puntano sulla configurabilità e su temi di memoria, sia formali (cornici delle ante), sia materici (i legni, i metalli, le pietre). Un procedere calibrato, quindi, che va osservato nei dettagli, più che nella ricerca del nuovo a tutti i costi.
È l’approccio che caratterizza la cucina Frame di Snaidero, creazione di Massimo Iosa Ghini e tra i best seller dell’azienda, che al Salone verrà presentata con alcune evoluzioni: «Innanzitutto la profondità dei contenitori di base, che passa da 60 a 75 cm – spiega l’architetto – sembra un dettaglio, ma in realtà è un cambiamento importante, che crea spazio sia sul piano, sia all’interno, in risposta a un’esigenza chiaramente espressa dal mercato. Frame nasce sul concetto del telaio, che si esprime visivamente nella cornice modanata dell’anta, un tema di memoria. La continuità con la tradizione è evidente anche nella cappa, elemento attorno a cui Frame è stata creata e che ne delinea la personalità». Un modello di cucina senza tempo, secondo l’architetto, che supera la nostalgia e risponde alle esigenze della vita contemporanea: «Ogni progetto può crescere senza essere per forza stravolto – continua Iosa Ghini – grazie a piccoli passaggi che lo attualizzano. È una modalità propria dell’automotive, ma che trovo sia utile applicare anche al mondo dell’arredo, soprattutto in sistemi complessi come la cucina».
Frame di Snaidero
Un percorso simile è affrontato da Boffi, che rilancia la cucina Case System 5.0 di Piero Lissoni, un progetto del 2002 che l’architetto milanese ha rieditato in chiave contemporanea: gli spessori e le dimensioni delle basi sono riletti secondo proporzioni nuove ed elegantemente calibrate – segno distintivo di Lissoni – nel gioco delle ante con maniglie integrate, delle gole e delle pareti terminali. I contenitori di base, su cui si innestano grandi penisole (fino a 180 cm di lunghezza), sono rivestiti da nuove superfici, come MDi by Inalco, un materiale derivato da minerali ricomposti secondo un processo litogenetico. MDi (acronimo di Mineral, Design, innovation) è riciclabile al 100%, sostenibile nei processi produttivi e in grado di garantire prestazioni eccellenti in quanto a igienicità, resistenza agli shock termici, a macchie e graffi. Non ultima, la gradevolezza estetica della superficie, espressa in colori naturali e in texture create in esclusiva per Boffi.
Tivalì di Dada
La rivisitazione di un progetto esistente si ritrova anche tra le proposte di Dada: la cucina Tivalì, creata da Dante Bonuccelli nel 2004 con l’obiettivo di concentrare in una composizione compatta tutte le funzioni necessarie alla preparazione del cibo. Ora Tivalì passa alla fase 2.0 con la rilettura dello studio Yabu Pushelberg, firma di punta del design internazionale con sedi a Toronto e New York. La nuova Tivalì non tradisce la missione originaria, concentrando le funzioni primarie in un fronte lineare compreso tra 2,4 e 3 metri e che George Yabu e Glenn Pushelberg hanno interpretato come un sipario. Ad ante serrate, Tivalì 2.0 è un grande mobile contenitore; quando le ante a pacchetto rientrano ai lati, si svela il palcoscenico della cucina, configurabile secondo diverse varianti, ma sempre caratterizzata dal piano di lavoro arcuato come un anfiteatro e dallo schienale in marmo che, come una quinta, accoglie una scaffalatura a giorno.
Sul tema delle dimensioni compatte ha lavorato anche Falper, azienda specializzata nell’ambiente bagno che per la prima volta al Salone presenta Small Living Kitchens, un concept di cucina brevettato e realizzato in collaborazione con il designer Andrea Federici: la cucina, scomposta in tre tipologie di elementi (isole, madie e colonne), viene impostata a partire dalla scelta delle isole, che ospitano piano cottura e lavello. Attorno ad esse si compongono liberamente le madie, rifinite su tutti i lati, in cui inserire anche gli elettrodomestici da incasso, e le colonne, con cui creare pareti attrezzate variamente configurabili.
Falper Small Living Kitchens
Novità assoluta è il sistema Jeometrica, un progetto di Luca Nichetto per Scavolini, che parte dalla cucina per estendersi al living e al bagno. A ispirare il progettista, tre figure che sconfinano tra architettura e arte: Gio Ponti con le sue ricerche sulle pareti attrezzate, Ellsworth Kelly con l’opera Sculpture for a Large Wall del 1957 e Donald Judd, artista portavoce del minimalismo modulare e geometrico.
Scavolini Jeometrica
Il telaio dell’anta di Jeometrica, in leggero aggetto, è in alluminio; le maniglie in tubolare, che percorrono le ante, divengono profili espressivi grazie alla composizione di elementi lineari e curvi; gli schienali sono rifiniti con una texture a griglia ortogonale che consente di installare e spostare liberamente gli accessori (mensole, ganci). La chiara geometria delle linee e dei volumi, richiamata dal nome della cucina, è il segno del suo carattere e il principio progettuale su cui si basa la sua versatilità.
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