Economia
Pubblicità

Economia

I costi del gas mettono in crisi le cartiere: «Peggio della pandemia»

di Sara Monaci

Immagine non disponibile
(IMAGOECONOMICA)

(IMAGOECONOMICA)

Per Assocarta lo shock energetico è peggio della pandemia. Poli: «Vanno prese misure compensative per i rialzi a favore delle imprese energivore»

8 marzo 2022
Pubblicità

3' di lettura

Sempre più cartiere italiane si stanno fermando perché i costi del gas superano i ricavi.
«Se lo scorso dicembre le cartiere italiane pagavano il gas naturale, col quale producono energia elettrica per il funzionamento degli impianti, cinque volte in più, in questi giorni il costo è mediamente decuplicato, con punte di quindici volte di più», spiega Lorenzo Poli, presidente di Assocarta. «Abbiamo resistito, anche producendo in perdita, ma in questi giorni sempre più stabilimenti cartari si stanno fermando e stanno riducendo l’attività. Non ci ha fermato la pandemia, ci sta riuscendo uno shock energetico, a seguito dell’attuale situazione di crisi tra Ucraina e Russia», aggiunge Poli.

In Italia ci sono circa 150 stabilimenti che hanno prodotto nel 2021 oltre 9,6 milioni di tonnellate (+12.5% su 2020) generando un fatturato di 8,18 miliardi in aumento del 28,6% sul 2020. Incremento che riflette il tentativo di recuperare almeno parte degli ingenti rincari delle materie prime fibrose e di gas, energia e trasporti. «Le cartiere italiane si stanno misurando con un peso della solo bolletta del gas sul fatturato aumentato del 400% solo nel 2021/2020, ma dall’inizio del 2022 il dato è molto peggiorato», dice Poli.

Pubblicità

Ad oggi, le fermate e le riduzioni di produzione dipendono anche dalla tipologia di carta prodotta e dal mercato di riferimento. «Su quanto, ci sembra, sia stato deciso in Europa apprezziamo le azioni riguardanti le necessità di stoccaggi in comune di gas e la diversificazione delle fonti che avranno impatti strutturali nel medio periodo, contenute nella bozza di documento Joint European Action. Vanno però immediatamente prese delle misure compensative per i rialzi dei costi energetici a favore delle imprese energivore, pure previste dal Joint European Action. Ad esempio, misure immediate in grado di “anticipare” i benefici degli stoccaggi in comune e della diversificazione degli approvvigionamenti alle imprese, oltre alla sospensione del mercato della CO2».

Con le cartiere si sta bloccando l’intera filiera per la produzione di imballaggi, di carte igieniche sanitarie, di carte medicali, di carte grafiche per l’editoria e l’informazione, oltre all’economia circolare e al riciclo della carta. Qualche esempio. La cartiera di Villa Lagarina, in Trentino, ha sospeso la produzione. La proprietà, la Pro-Gest, ha assunto la medesima decisione anche per gli altri stabilimenti: Camposampiero nel padovano, Mesola in provincia di Ferrara, Tolentino nel maceratese, Mantova e Capannori in provincia di Lucca. Niente cassa integrazione, la holding fa sapere di essere «impegnata a trovare una soluzione nel minor tempo possibile».

Alla base del provvedimento, il rincaro energetico, delle materie prime e dei trasporti. «Fattori che impediscono di mantenere il costo della produzione entro i limiti consentiti dal mantenimento dell’equilibrio finanziario complessivo - fa sapere la società -. La carta, venduta a circa 680 euro a tonnellata, oggi richiede 750 euro di soli costi energetici al netto degli importanti investimenti effettuati negli ultimi anni che consentono all’azienda di avere un parco macchine all’avanguardia e stabilimenti sicuri».

Per l’industria della carta bisognerebbe pensare di avvalersi della norma sull’interrompibilità delle produzioni, che consente uno stop deciso a livello nazionale con la possibilità di un ristoro per le aziende che aderiscono. E a questo si dovrebbe aggiungere, propone il dg di Assocarta Massimo Medugno, «la riduzione dei consumi civili, visto che ridurre la temperatura di un solo grado nelle abitazioni consentirebbe un risparmio di 10 milioni di metri cubi di gas»-.

Intanto il Consiglio direttivo di Confindustria chiede che vengano adottate misure più decise a livello europeo. Gli imprenditori ritengono che «sia in sede Ue che da parte del Governo italiano si cominci a lavorare per un’iniziativa concertata comunitaria per un comune prezzo regolato del gas».


Riproduzione riservata ©
Pubblicità
Visualizza su ilsole24ore.com

P.I. 00777910159   Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie  Privacy policy