di Nicola Barone
(ANSA)
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Dieci milioni l'anno, in tutto 30 milioni nel triennio, da destinare a un fondo ad hoc presso il Mit per interventi «di innovazione tecnologica delle strutture, contrassegno e segnaletica per la mobilità delle persone con disabilità». Per essersi visto prima accontonare, e poi respingere, questo emendamento alla manovra in commissione Bilancio della Camera il deputato Matteo Dall'Osso, eletto nelle file del M5S, lascia il Movimento approdando tra le fila di Forza Italia. E via a un nuovo caso, perché con la sua decisione l’ex pentastellato si espone alle conseguenze previste dall’impegno sottoscritto in vista della candidatura. Scatterebbe infatti l’obbligo «di pagare al Movimento 5 Stelle, entro dieci giorni dalla data di accadimento di uno degli eventi sopra indicati, a titolo di penale, la somma di euro 100mila quale indennizzo per gli oneri sopra indicati per l'elezione del parlamentare stesso».
«Mi sono sentito umiliato»
È lo stesso Matteo Dall'Osso, malato di sclerosi multipla, a spiegare stamani in un'intervista al Giornale di essersi sentito «solo, in parte tradito, umiliato. E mi sono sentito disabile. Mi hanno trattato male». In commissione Bilancio «ho chiesto al gruppo M5S di firmare il mio emendamento» che potenziava il fondo per i disabili «ma dai banchi del governo è stata data indicazione negativa, così ho deciso di proseguire grazie alla sottoscrizione di tutte le opposizioni», racconta Dall'Osso. Al primo parere negativo (nella notte tra domenica e lunedì) era scattata in commissione una lunga polemica, anche fra il deputato M5S, primo firmatario dell'emendamento, e il suo gruppo. La proposta aveva quindi ricevuto sostegno trasversale tra i deputati, ottenendo, al “secondo round” nel pomeriggio di lunedì la promessa di un accantonamento «in previsione di poter dare un parere favorevole» da parte del governo (presente in quel momento in commissione il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon). La proposta alla fine, nel rush finale di esame degli emendamenti martedì notte, è stato bocciato.
D'Uva (M5S): deluso ma nessuno ha chiesto penale
Motivo della bocciatura la mancanza di coperture economiche. «Ma parliamo di 10 milioni di euro per tre anni, considerato che Roma da sola soffre una mancanza di 2 milioni solo per quest'anno a causa di permessi per falsi invalidi», chiosa Dall’Osso. Molto deluso dalla decisione si dice il capogruppo M5s alla Camera Francesco D'Uva. «Abbiamo lottato insieme per cinque anni e oggi me lo ritrovo con Forza Italia. Più che una questione politica è un problema umano, siamo scossi per l'affetto che nutriamo per lui». Quanto alla penale da 100mila euro prevista dallo statuto M5s per chi cambia casacca nessun passo formale al momento. «Nessuno l'ha chiesta di noi. È la prima volta che accade: ma il tema non è questo, è perdere un collega».
La prima versione di questo articolo conteneva un errore: Matteo Dall’Osso non è malato di Sla ma di sclerosi multipla. Abbiamo corretto, ci scusiamo con i lettori.
Nicola Barone
Redattore
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