di Bianca Lucia Mazzei e Valentina Melis
Migranti, Lollobrigida: "Lavoriamo per 500mila ingressi legali"
3' di lettura
La gestione degli 82.705 permessi di lavoro legati al decreto flussi 2022, con il click day fissato al 27 marzo, e la necessità di completare la sanatoria dei lavoratori domestici e agricoli avviata nel 2020, soprattutto nelle grandi città come Roma, Milano e Napoli, rappresentano il nuovo stress test per questure e prefetture. Prosegue, inoltre, seppur con numeri ridotti rispetto allo scorso anno, l’arrivo di profughi ucraini in fuga dalla guerra (circa 2mila al mese).
Tutto questo subito dopo la scadenza del contratto di 1.200 lavoratori in somministrazione, inseriti a supporto degli uffici del Viminale fino al 31 dicembre scorso. Il loro contratto, prorogato più volte dal 2021, è infatti arrivato al termine, e la Corte dei conti ha chiesto di non continuare con le proroghe, ma di rinnovare l’affidamento a una o più agenzie per il lavoro con una nuova gara. La procedura è partita ma l’ingresso dei lavoratori somministrati non partirà prima di giugno.
Non dovrebbe, invece, impattare sul lavoro degli uffici la scadenza del 4 marzo per gli oltre 169mila permessi di soggiorno per protezione temporanea già rilasciati ai rifugiati ucraini poiché il decreto legge approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri ne ha prorogato la durata al 31 dicembre 2023.
La difficoltà nel rilascio dei passaporti, negli ultimi mesi (nel 2022 ne sono comunque stati rilasciati 1,8 milioni, in media oltre 151mila al mese - si veda il Sole 24 Ore del 31 gennaio), è solo una spia delle carenze di organici nelle questure. Problema che riguarda anche le prefetture, anch’esse coinvolte nella gestione dei flussi migratori.
Secondo i dati del ministero dell’Interno, a fronte di una necessità di 22mila persone in organico, oggi ce ne sono 15.975. Le scoperture riguardano anche il personale di polizia che opera nelle questure a fianco dei dipendenti civili: rispetto ai 113mila lavoratori in servizio prima della riforma Madia, oggi la Polizia può contare su 96mila persone. Che ovviamente svolgono anche funzioni di presidio del territorio.
Nel 2020, per far fronte alla sanatoria dei cittadini extracomunitari disposta con il decreto Rilancio (Dl 34/2020), sono stati inseriti oltre mille lavoratori in somministrazione (assunti da agenzie per il lavoro e inviati in “missione” negli uffici del ministero dell’Interno): 800 nelle prefetture, 400 nelle questure e 177 nelle commissioni per l’asilo.
Dopo diverse proroghe - una legata al Covid e una per lo scoppio della guerra in Ucraina - il contratto di questi lavoratori è scaduto il 31 dicembre 2022 (per i 177 delle commissioni d’asilo terminerà il 27 marzo). Questi lavoratori sono di fatto a casa, in attesa che sia riavviata la gara tra agenzie per un nuovo inserimento negli uffici, sempre in somministrazione.
La manifestazione di interesse per selezionare l’agenzia si è chiusa venerdì scorso. «Non ci sono automatismi che garantiscano l’impiego di chi ha già avuto un contratto», spiega Paolo Bonomo, coordinatore nazionale Cisl Fp per il ministero dell’Interno. «L’avviso del Viminale - continua - fa però riferimento alla capacità di svolgere le attività previste e il contratto che il ministero siglerà con l’agenzia selezionata sarà ancora più esplicito. Questo dovrebbe permettere di reinserire tutti i lavoratori già impiegati. In molti, peraltro, hanno già trovato un’altra attività».
L’avviso prevede l’inserimento di 550 lavoratori nelle questure e 570 nelle Prefetture, per sette mesi (estensibili di altri sei), negli uffici immigrazione. La spesa prevista è di circa 47 milioni di euro. Peraltro, il ricorso al lavoro in somministrazione è più costoso per lo Stato, rispetto a quello degli interni: agli oneri retributivi e contributivi, si aggiunge infatti la commissione per l’agenzia, che può incidere dal 6% all’11% del costo del lavoro.
Per assumere dipendenti stabili servono i concorsi, che negli ultimi anni sono mancati. «La carenza di personale negli uffici del ministero dell’Interno oscilla intorno al 30% degli organici previsti», spiega Adelaide Benvenuto, coordinatrice nazionale Fp Cgil. «I concorsi si stanno svolgendo, ma l’ingresso avviene in tempi lunghi rispetto alle esigenze». «Se non si interviene sugli organici - sottolinea Sandro Colombi, segretario generale Uilpa - la Pa rischia di diventare un serbatoio di lavoro precario e lo Stato di non poter più garantire i servizi ai cittadini. L’età media ha abbondantemente superato i 50 anni: serve un ricambio generazionale», conclude.
Valentina Melis
redattore
Bianca Lucia Mazzei
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy