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Il Museo Ginori riaprirà entro il 2025. Kering pronto ad ampliare la manifattura

di Chiara Beghelli

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Gio Ponti, Coppe decoro Funérailles de Thais, Fantini, Velesca, porcellana dipinta in policromia, Manifattura Richard-Ginori di Doccia, 1925-1930, invv. 5361, 3196, 3191.

Gio Ponti, Coppe decoro Funérailles de Thais, Fantini, Velesca, porcellana dipinta in policromia, Manifattura Richard-Ginori di Doccia, 1925-1930, invv. 5361, 3196, 3191.

Occorrono cinque milioni di euro per portare a termine i lavori. Presentati intanto il nuovo sito e il logo. Il gruppo francese, che ha rilevato la manifattura e il marchio nel 2013, potrebbe presto espanderla

16 maggio 2022
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3' di lettura

Entro tre anni Doccia potrebbe riaprire il suo storico Museo Ginori. È quanto è emerso dalla presentazione, oggi al ministero per i Beni Culturali, del progetto visivo e del sito web del Museo, diventato di proprietà pubblica nel 2017 e oggi al centro di un ambizioso programma di rilancio grazie all’attività della Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia a Sesto Fiorentino, di cui fanno parte il Comune di Sesto Fiorentino, la Regione Toscana e lo stesso ministero.

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L’edificio del Museo Ginori

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A fornire i primi dati sul progetto è stato Tomaso Montanari, storico dell’arte e presidente della Fondazione: «Diventerà una piccola cittadella della cultura, nel cuore del territorio industriale fra Firenze e Prato - ha detto -. Ora dobbiamo partire con i lavori, alla prima fase, che riguarderà due terzi del piano terra, il ministero ha già destinato 1,9 milioni di euro, Per la seconda fase, che riguarderà le restanti parti, occorreranno fino a 3 milioni di euro, che speriamo saranno finanziati al più presto. Nel frattempo abbiamo completato l’inventario degli oltre 8mila pezzi della collezione, costruito immagine visuale del museo e nella comunicazione. E la prossima settimana apriremo intanto il giardino del museo, che sarà uno spazio pubblico, un’anticipazione del museo pensato come bene comune».

Il legame con il territorio è sottolineato anche dalla presenza di un comitato sociale all’interno della Fondazione, aperto alla comunità di Sesto Fiorentino, che ne supporterà l’attività: «Il Museo Ginori non sarà solo un museo di impresa, che racconta il lavoro della manifattura nei secoli - ha notato Montanari -, ma racconterà anche il territorio e il lavoro». Come la cruciale figura di Carlo Andrea Ignazio Ginori, imprenditore illuminato del suo tempo, che per i suoi operai voleva scuole, centri estivi in riva al mare, benessere.

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Fruttiera decorata con un sottobosco, firmata da Anton Stephan Carl Anreiter von Zirnfeldt, porcellana dipinta in policromia, 1746, Manifattura Ginori di Doccia, inv. 542

L’edificio razionalista del 1965, progetto dell’architetto Pier Niccolò Berardi, allievo della scuola di Giovanni Michelucci e autore anche della Stazione di Santa Maria Novella a Firenze, ha ispirato anche il nuovo logo del Museo, opera dello studio fiorentino Muttnik. Mentre il sito, dove sono già disponibili mostre virtuali, è firmato da Cantiere Creativo.

«I marchesi Ginori a Doccia nel 1735 diedero vita a una manifattura che seguiva la tradizione della terracotta invetriata dell’arte di Luca Della Robbia, facendone un simbolo del territorio. Alla fine dell’800 visse una prima crisi, che grazie all'intuito di Paolo Lorenzini, fratello peraltro di Carlo, l’autore di Pinocchio, riuscì a superare: Lorenzini contattò i Richard di Milano, dando vita a una nuova industria - ha sottolineato Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana -. La manifattura poi ha ripreso la sua attività, grazie alla nuova proprietà, che addirittura sta pensando a una sua espansione».

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Nuovo logo del Museo Ginori. Design:Muttnik

Il riferimento è al gruppo del lusso Kering, che nel 2013 ha acquisito il ramo produttivo d'azienda e il marchio Richard-Ginori, rilanciato come Ginori 1735 con ottimi risultati: il fatturato è passato dai 17,2 milioni di ricavi del 2019 a quasi 24 milioni nel 2021. Il Museo, che era stato aperto al pubblico per esporre le migliori creazioni di Richard-Ginori nel 1864, era stato chiuso nel maggio 2014 a seguito del fallimento nel 2012 della precedente proprietà della Richard-Ginori 1735 S.p.a., che deteneva il 100% dell'edificio e della collezione museale, rimasta nelle mani della curatela fallimentare. Il ministero dei Beni Culturali lo ha rilevato dopo due gare d'asta andate deserte, nel 2017. In aprile Kering ha annunciato il completamento dei lavori di restauro della storica cisterna, simbolo della manifattura e che torna anche nel nuovo logo del Museo.

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