di Redazione Scuola
(ANSA)
2' di lettura
Ore undici, liceo scientifico Cavour di Roma a due passi dal Colosseo: sono in corso le prove di evacuazione dalla scuola con oltre mille allievi coinvolti e decine di docenti. Mentre sono tutti radunati in cortile, un gruppetto di sei studenti inizia a mettere nelle mani dei professori cartelli colorati rosa e azzurri con la scritta in stampatello: «Carriere alias in ogni scuola». Alcuni docenti la prendono a ridere ma altri no: una professoressa di religione si arrabbia e strappa il cartello mentre i ragazzi, tra sorpresa e risate, iniziano a riprenderla. A quel punto interviene la preside, Claudia Sabatano, 46 anni, 5 figli, dirigente scolastica da 12 e fa una ramanzina ai ragazzi. «Qualunque azione deve passare innanzitutto per il rispetto delle regole - dice ai suoi studenti - avete fatto due cose sbagliate: una campagna non autorizzata e avete ripreso una docente. L'affermazione dei diritti di alcuni non può passare attraverso la negazione dei diritti di altri; oggi dovevamo fare queste prove di evacuazione alle quali eravamo tutti impegnati. Le regole vanno rispettate, questo è anche il senso dello stare in una comunità».
La carriera alias - ovvero un profilo alternativo sul registro di classe e sui documenti scolastici, che prevede l'uso del nome d'elezione anzichè di quello anagrafico - è già stata approvata dal Consiglio di istituto e viene applicata al liceo Cavour, primo in Italia; nella scuola c'è un aumento di studenti in transizione di genere e in passato ci sono state proteste proprio a sostegno di studenti transgender.
I ragazzi però non ci stanno. «Questa è l'ennesima dimostrazione che nelle scuole su discriminazioni e violenza transfobica c'è ancora molto da fare. Non è infatti il primo episodio di transfobia al liceo Cavour, dove nei mesi scorsi un docente si era rifiutato di accettare la carriera alias di un alunno e dove l'anno scorso era stata negata ad un altro», ricorda un allievo. «Siamo stanchi di vivere ogni giorno nelle nostre scuole un ambiente escludente e discriminatorio - spiega Valeria Cigliana della Rete degli studenti di Roma Centro - Vogliamo che vengano presi seri provvedimenti e che ogni soggettività venga rispettata». Per Pietro Turano, vicepresidente di Arcigay Roma e responsabile scuole dell'associazione, «ogni giorno nelle scuole di Roma vengono adottate misure discriminatorie e repressive nei confronti di studenti Lgbt+, anziché difendere la loro libertà di espressione. Gli anni della scuola per me sono stati tremendi, ma immaginare di essere uno studente del Liceo Cavour è un incubo. Pretendiamo un altro genere di scuola».
Per visualizzare questo contenutoapri la pagina su ilsole24ore.com
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy