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Erdogan incontra il Papa, mentre gli Usa pensano all’alleanza coi curdi in Siria

di Angela Manganaro

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(Ap)

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4 febbraio 2018
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2' di lettura

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, arrivato poco dopo le 19 di domenica a Fiumicino, incontra oggi il Papa in Vaticano. Francesco chiede la pace e per questo chiama i fedeli al digiuno e alla preghiera il 23 febbraio, si riferisce al Congo e al Sud Sudan come nell’estate 2013 si riferì alla Siria. Quell’anno chiese pace per quel Paese e un già riluttante presidente Obama, che stava per colpire il regime di Damasco, si fermò. Chissà se oggi in Vaticano il Papa del dialogo e il leader che vuole islamizzare un paese laico parleranno di Siria, argomento complicato almeno quanto il futuro di Gerusalemme. La Siria allontana la Turchia di Erdogan non solo dall’Unione europea ma anche dagli Stati Uniti.

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L’attivismo di Erdogan nell’area è noto, la sua ostilità verso i curdi pure. Ostilità che non distingue fra sigle, Pkk (inserito fra le organizzazioni terroristiche dall’Unione europea) e Pyd-Ypg, i curdi che hanno combattuto i jihadisti dello Stato Islamico e soli, per mesi nel 2014, hanno resistito all’assedio di Kobane, città infine liberata nel gennaio 2015. Erdogan li considera tutti terroristi come ha confermato in una intervista con la La Stampa; e due settimane fa ha offerto il suo «Ramo d’ulivo», raid contro Afrin, zona curda in Siria. Ha motivato con «questioni di sicurezza dei confini», ha assicurato «siamo coperti dal diritto internazionale», il 30 gennaio ha annunciato «ci allargheremo a est verso la città di Manbij».

Offensiva turca in Siria, parte operazione Ramo d'ulivo

23 foto

Soldati turchi vicino alla città di Hassa sul confine turco-siriano nella provincia di Hatay (Reuters/ Caglar Ozturk)
I combattenti dell'esercito siriano libero appoggiato dalla Turchia ad Azez (Epa/Hasan Kirmizitas)
I combattenti dell'esercito siriano libero supportati dalla Turchia gridano slogan prima di dirigersi verso il confine siriano, a Kirikhan (Ap/Furkan Arslanoglu)
I combattenti dell'esercito siriano libero appoggiato dalla Turchia tengono le nella città siriana di Azez, vicino al confine turco-siriano(Epa/Hasan Kirmizitas)
Un camion trasporta un carro armato dell'esercito turco (AP Photo/Lefteris Pitarakis)
Un combattente dell'esercito siriano libero sostenuto dalla Turchia vicino a Menagh, in Siria (Reuters/Osman Orsal)
Fumo a Reyhanli, una piccola città nella provincia di Hatayi (Afp)
Un combattente dell'esercito siriano libero sostenuto dalla Turchia vicino a Menagh, in Siria (Reuters/Osman Orsal)
Gli abitanti dei villaggi osservano i carri armati e i soldati dell'esercito turco riunirsi vicino al confine siriano il 21 gennaio 2018 ad Hassa, nella provincia di Hatay (Afp/ Bulent Kilic)
Le truppe dell'esercito turco si radunano vicino al confine siriano a Hassa (Afp/ Bulent Kilic)
I carri armati dell'esercito turco si raccolgono vicino al confine siriano a Hassa (Afp/ Bulent Kilic)
I membri delle unità di protezione del popolo curdo (YPG) e i curdi siriani prendono parte a una manifestazione nella città di Amuda (Afp/Delil Souleiman)
Poliziotti in borghese turchi respingono i manifestanti durante una manifestazione chiamata dai membri di Halklarin Demokratik Partisi (Partito Democratico Popolare - HDP) per protestare contro l'operazione “Olivo” della Turchia in Siria (Afp/ Yaasin Akgul)
Poliziotti turchi anti-sommossa pattugliano le strade durante una manifestazione indetta da Halklarin Demokratik Partisi (Afp/Ozan Kose)
I curdi siriani prendono parte a una manifestazione nella città di Amuda, a circa 30 chilometri a ovest di Qamishli (Afp/Delil Souleiman)
Una donna reagisce mentre gli agenti di polizia anti-sommossa turchi la arrestano durante una manifestazione organizzata da Halklarin Demokratik Partisi (Afp/Ozan Kose)
I combattenti dell'esercito siriano libero supportati dalla Turchia in un campo di addestramento ad Azaz, in Siria (Reuters/Osman Orsal)
I combattenti dell'esercito siriano libero supportati dalla Turchia in un campo di addestramento ad Azaz, in Siria (Reuters/Osman Orsal)
I combattenti dell'esercito siriano libero supportati dalla Turchia in un campo di addestramento ad Azaz, in Siria (Reuters/Osman Orsal)
I combattenti dell'esercito siriano libero supportati dalla Turchia in un campo di addestramento ad Azaz, in Siria (Reuters/Osman Orsal)
Un uomo ripulisce il vetro rotto dal pavimento causato da un razzo sparato di notte da sospetti combattenti curdi siriani dalla Siria, oltre il confine nella città di Kilis, in Turchia (AP Photo/Lefteris Pitarakis)
Un uomo sbircia dalla sua casa, danneggiata da un razzo sparato durante la notte da sospetti combattenti curdi siriani (Ap/Lefteris Pitarakis)
Gli abitanti di Hatay si lanciano verso i carri armati diretti verso il confine siriano,(Dha-Depo Photos via Ap)

L’operazione turca «Ramo d’ulivo» è intanto benedetta dalla Russia che ne approfitta per sottolineare il fatto che se Erdogan si è mosso è colpa degli Stati Uniti, delle forze al confine che hanno creato e delle armi - sistemi missilistici portatili terra-aria - con cui equipaggiano i ribelli del Nord della Siria (da oggi Mosca ha un argomento in più: il jet russo abbattuto dai ribelli siriani, e gli Stati Uniti costretti a smentire la fornitura di missili MANPAD).

Erdogan non cita Manbij a caso, è una città geograficamente perfetta per far capire un po’ a tutti, forse più agli americani, che non intende retrocedere. La Russia ha spostato i suoi soldati per fare spazio ai soldati turchi in arrivo, gli americani hanno invece risposto no. «Non abbiamo alcuna intenzione di ritirarci da Manbij» ha detto a Cnn Joseph Votel, capo del commando centrale Usa. Manbij è a metà strada fra Kobane e Aleppo, è in quella zona che gli americani non hanno mai smesso di appoggiare i ribelli, sostengono i russi.

Tre giorni fa a Washington D.C., ricorda Bloomberg, il capo del Pentagono Jim Mattis ha detto che bisogna trovare un punto di equilibrio tra l’alleanza con la Turchia, paese Nato, e il supporto ai curdi. Ha soprattutto ventilato la possibilità di truppe americane sul campo a fianco di milizie curde in Siria come un modo per assicurare la sicurezza dei turchi. Se non è un avvertimento questo.

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