di Andrea Gagliardi
Salvini: "Stop auto a benzina al 2035 non sia tagliola, è infattibile"
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Il voto sullo stop alle auto e ai furgoni nuovi a benzina e diesel dal 2035 è stato rinviato a data da destinarsi e non è dunque entrato nell’agenda dei lavori della riunione degli ambasciatori degli stati presso l'Unione europea. A pesare, oltre al no dell’Italia e alle posizioni di fatto contrarie di Polonia e Bulgaria (sebbene Sofia a novembre si sia astenuta), sono stati i dubbi della Germania. Il punto è stato stralciato anche dal Consiglio Ue dei ministri, che il 7 marzo era chiamato alla mera ratifica formale dell’accordo. Il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso aveva del resto confermato la posizione contraria all'approvazione del regolamento. E aveva parlato di « segnale» alla Ue sui dossier che sono ancora aperti. «Non solo l’automotive, ma anche per esempio il packaging». O le case green.
In una fase particolarmente delicata che vede il governo Meloni impegnato in una trattativa con Bruxelles per apportare delle modifiche al Piano nazionale di ripresa e resilienza e alla governance dei fondi strutturali e alle regole sugli aiuti di Stato sono almeno tre i dossier europei che si impongono all'agenda dell'esecutivo. E sono tutti politicamente spinosi.
La proposta di regolamento della Commissione Europea sulla riduzione degli imballaggi prevede di ridurre i rifiuti di imballaggio del 15% pro-capite per ogni Paese entro il 2040. Entro il 2030 il 20% delle vendite di bevande take-away dovrà essere servito in imballaggi riutilizzabili o usando i contenitori dei clienti, per arrivare all'80% nel 2040; saranno vietate le confezioni monouso all'interno di bar e ristoranti e i flaconcini negli hotel; è prevista una quota obbligatoria di contenuto riciclato nei nuovi imballaggi di plastica. Una proposta temuta dal mondo della distribuzione e dai produttori, non ultimo il comparto alimentare e dell'ortofrutta, bocciata dagli industriali europei, e criticata da Fdi.
«La nuova normativa sugli imballaggi è particolarmente penalizzante per l’Italia che in questi anni, sviluppando le tecnologie consentite dalla Direttiva attualmente vigente, ha raggiunto livelli di eccellenza nel riciclo» ha dichiarato il capodelegazione FdI-ECR Carlo Fidanza, intervenendo al convegno organizzato al Parlamento europeo da Eppa (European Paper Packaging Alliance) sulla revisione della normativa imballaggi. «La stessa scelta di proporre un regolamento anziché una revisione della direttiva evidenzia una scelta ideologica della Commissione a favore del riuso e contro il riciclo, ingiustamente penalizzato pur essendoci numerosi studi che dimostrano il minore impatto inquinante nel corso dell’intero ciclo di vita» prosegue Fidanza.
La classe energetica E entro il 2030 e quella D da raggiungere entro il 2033. Sono due obiettivi fissati dalla direttiva comunitaria che punta alla completa riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare dei 27 Paesi dell’Unione. La direttiva approvata il 9 febbraio scorso dalla commissione Industria del Parlamento europeo ora passerà all’esame della plenaria nel prossimo mese di marzo per poi passare la vaglio del Parlamento, della Commissione e del Consiglio Ue dove ulteriori modifiche sono già attese. Ma è fortemente contestata dai partiti della maggioranza in Italia
Dai dati emerge che a livello nazionale il 75% delle abitazioni prese in esame appartiene alle classi energetiche meno efficienti, dalla G alla E, con una netta preponderanza degli immobili in classe G che rappresentano il 55% dell'offerta totale e con solo il 12% degli immobili in classe A. Di qui la contrarietà del governo italiano all’accelerazione impressa dalle Ue. «L’Italia non può affrontare il tema dell’efficientamento energetico degli immobili come gli altri Paesi. Il Governo presenterà un suo piano. C’è una peculiarità del nostro paese e il Governo la difenderà questa peculiarità». Così il ministro Ministro per Affari Europei, Sud, Politiche di Coesione e PNNR Raffaele Fitto che ha aggiunto: «Il nostro patrimonio immobiliare è differente per il suo valore architettonico, storico e culturale»
Infine, il terzo dossier: il vino. Il governo Meloni è intervenuto contro la norma irlandese che punta a introdurre gli health warnings nelle etichette di vino, birra e alcolici sulla scorta di quanto avvenuto per le sigarette. Questa soluzione, attacca l'esecutivo, viola il principio della libera circolazione delle merci con pesanti ripercussioni sul mercato interno ed effetti distorsivi sugli scambi intracomunitari.
Andrea Gagliardi
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