di Nino Amadore
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Un grido d’allarme e una richiesta d’aiuto. Per fermare quello che all’orizzonte appare come l’inesorabile declino del cosiddetto distretto della pesca di Mazara del Vallo in provincia di Trapani. Nel giro di 15 anni la flotta è passata da 400 imbarcazioni a 80 con il settore che oggi vale, secondo stime, 200 milioni. Nello stesso periodo gli addetti sono passati da quasi quattromila ai mille di oggi. Continuando così, dice il sindaco della cittadina Salvatore Quinci, «diventeremo solo una città di commercianti». È la sintesi del confronto in una accaldata, non solo metaforicamente, “due giorni” dedicata al confronto con una delegazione del parlamento europeo portata fin qui dal deputato europeo, il siciliano Pietro Bartolo del gruppo S&D . Una delegazione di eurodeputati formata dal presidente e dal primo vice-presidente della commissione per la Pesca, il francese Pierre Karleskind e l'olandese Peter Van Dalen, Rosa D'Amato del gruppo dei Verdi, Rosanna Conte del gruppo Id. «Da 20 anni a questa parte un declino costante che ne mette a rischio la sopravvivenza – dice Pietro Bartolo -. Mazara è la cartina di tornasole della flotta italiana nel suo insieme. Problemi che vanno percepiti dall'Europa che però è vissuta come distante».
L’alta temperatura, questa volta metaforica, deriva dal rapporto conflittuale che ormai si è creato tra la pesca siciliana e l’Unione europea. Un punto su cui c’è la consapevolezza dei deputati europei: «Qui, come in Bretagna, si dice talvolta che l'Europa è lontana dai pescatori – ha detto Pierre Karleskind –. Siamo venuti in Sicilia proprio per confrontarci con chi di mare vive ed accorciare la distanza che viene avvertita dai cittadini. Veniamo da anni difficili sia per il Covid che, ora per la guerra in Ucraina e l'aumento del costo del carburante. Vogliamo ascoltare per migliorare l'efficacia degli strumenti europei a favore della pesca». Ma la pandemia da queste parti ha solo, se vogliamo, accelerato una dinamica in atto e semmai aggravato i problemi: il caro carburante, i piani di gestione, il controllo della pesca, i rapporti con il nord Africa e di temi più strutturali come il ricambio generazionale, le condizioni sulle imbarcazioni e lo stato della marineria.
Tutti temi affrontati nel corso degli incontri: «La pesca non ha ricevuto spesso l'attenzione che merita – ha detto l'assessore regionale alla Pesca Toni Scilla -. Non c'è pesca italiana senza pesca siciliana. Abbiamo la pesca d'altura, la pesca artigianale e la pesca col palangaro. Non si può paragonare il peschereccio ad una nave. E neanche la pesca dell'Atlantico con quella del Mediterraneo perché si tratta di specie ittiche diverse. Servono regolamenti che salvaguardino la specificità della pesca nel Canale di Sicilia. Ci sono dossier aperti con il sottosegretario Battistoni e questo dialogo anche con il Parlamento europeo deve continuare per portare a risposte concrete. La sostenibilità ambientale va accompagnata da una sostenibilità economica».
Già la sostenibilità economica che in qualche caso significa persino la sopravvivenza di aziende storiche. Ed è poi il tema che affronta il sindaco di Mazara con un intervento articolato e pressante: «L'inerzia delle cose ci porta ad immaginare un futuro in cui smetteremo di essere città di pescatori per diventare città di commercianti. Il brand del gambero rosso è ormai affermato ma davvero la pesca a strascico è a rischio di estinzione e con lei è ad estinzione la nostra identità. La prospettiva con l'aumento dei costi, la riduzione delle giornate di pesca è in salita e con la politica di rottamazione sarebbe la fine». E poi Quinci annuncia: «Vogliamo fare una sperimentazione nella nostra flotta con l'obiettivo di una gestione che assicuri protezione del gambero e del suo habitat per equilibrare sforzo di pesca con la marginalità dei pescatori. Le riduzioni di pesca portano a recessione sul piano economico e sociale – dice –. Oggi il Mediterraneo è un condominio rissoso. Centinaia di imbarcazioni hanno subìto sequestri, attacchi. I due episodi recenti nel 2020 e 2021 sono ancora qui a testimoniare. Serve una nuova governance per porre fine a queste azioni di violenza. Non si può immaginare che i nostri lavoratori debbano rischiare la vita per dare sostentamento alla famiglia. Non siamo disposti a questo destino. Il settore della Pesca ha quanto mai bisogno del supporto dell'Ue».
Nino Amadore
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