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Francia, 300 miliardi per la difesa

di Riccardo Sorrentino

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La ministra delle Forze Armate  Florence Parly

La ministra delle Forze Armate Florence Parly

15 febbraio 2018
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3' di lettura

Una nuova portaerei. Un maggior potere di dissuasione nucleare, per garantire l’«autonomia strategica» della Francia, senza dimenticare però la volontà di collaborare più strettamente con alcuni partner europei, tra i quali anche l’Italia. Seimila soldati in più, dei quali 1.500 destinati alla cybersicurezza e un budget complessivo, per l’intero periodo, portato a 295 miliardi. La nuova legge di programmazione militare 2019-2025 ha l’ambizione di ricucire i rapporti tra l’Armée francese e il presidente Emmanuel Macron che ora intende anche lanciare un servizio nazionale universale, obbligatorio, della durata di tre-sei mesi, che potrà anche svolgersi nelle forze armate.

Un bilancio in espansione
Il bilancio annuale della difesa salirà quindi dai attuali 34,2 miliardi previsti per il 2018 a 44 miliardi nel 2023, con un incremento del 35,8% rispetto al 2017, e si porterà a 50 miliardi nel 2025. Il progetto prevede l’assunzione di 6mila effettivi (3mila entro il 2023), interrompendo una tendenza alla riduzione degli occupati (-60mila tra 2005 e 2015). Circa 1.500 saranno destinati alla cyberdifesa e l’informatica, sulla quale la Francia intende moltiplicare gli sforzi, altri 1.500 all’intelligence. Insieme alla legge di programmazione, il consiglio dei ministri ha varato anche una nuova dottrina in questo settore: gli attacchi informatici degli altri stati, per spionaggio e sabotaggio, e la diffusione di virus sembrano essere i rischi considerati più gravi.

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Al nucleare 37 miliardi
Sul piano più convenzionale, si prevede il varo di una nuova portaerei - la Charles de Gaulle, attiva dal 2001, è spesso ferma per riparazioni e oggi per ristrutturazioni - entro il 2025 oltre a quattro sottomarini barracuda e tre fregate multimissione. Saranno operativi 28 nuovi caccia Rafale, mentre 55 Mirage 2000 della Dassault saranno modernizzati. I nuovi aerei cisterna saranno consegnati nel 2023 e non più nel 2025. Sarà inoltre rilanciato il programma Scorpion per i blindati di medie dimensioni (Griffon e Jaguar). Parigi vuole inoltre lanciare nuovi satelliti artificiali per la sorveglianza esoatmosferica. Alla dissuasione nucleare saranno destinati 37 miliardi da oggi al 2025: dovrebbe essere lanciato un programma per la costruzione di sottomarini di terza generazione e un altro per un nuovo missile nucleare aerotrasportato.

Collaborazione con l’Italia
La legge - che sarà esaminata dall’Assemblée Nationale dal 12 marzo e dal Senato a maggio - non dimentica il progetto di difesa europea, che Macron aveva rilanciato a settembre nel suo discorso alla Sorbona. Viene riconfermata l’intenzione di approfondire i legami con un gruppo inizialmente ristretto di Paesi: la Germania innanzitutto, con la quale la Francia ha dato vita alla Brigata francotedesca forte di circa 6mila effettivi. Saranno però cercate «sistematicamente» opportunità di cooperazione più strette nel settore spaziale, «in particolare con italiani e tedeschi». Il nostro paese sarà coinvolto, insieme a Germania e Spagna, nel programma per il drone europeo Male (Medium Altitude Long Endurance) - sul quale dovrebbe essere coinvolta la Leonardo - e nel progetto della nave di supporto logistico (con funzioni di cisterna) Flotlog, per il quale era stata avviata una collaborazione con Fincantieri. Più in generale, il documento del ministro delle Forze armate segnala l’interesse ad approfondire le relazioni bilaterali con Italia e Spagna.

La leadership francese
È innegabile l’interesse della presidenza Macron di confermare e rafforzare la leadership, in Europa, delle forze armate francesi, presenti peraltro anche all’estero e in diversi territori d’oltremare. L’idea è quella di dare alla Francia un ruolo catalizzatore, se non organizzativo nelle coalizioni di cui fa parte attraverso la sua superiorità produttiva e tecnologica. Il settore comprende in Francia 10 grandi gruppi, 4mila imprese piccole medie e “di dimensioni intermedie” (le Eti) e 200mila lavoratori nell’indotto. Altre 27mila imprese hanno tra i loro clienti le Forze armate. Verrà quindi creato un Defence Lab , una piattaforma per sostenere le innovazioni tecnologiche, affianco al Def’invest che si occupa del consolidamento le imprese strategiche.

Ricucire i rapporti
La legge intende anche ricucire i rapporti tra il presidente e i militari. Erano iniziati decisamente male. Il 13 luglio, alla vigilia della festa nazionale, Macron aveva annunciato per il 2017 tagli alle spese per 850 milioni di euro, la maggior riduzione subita dai ministeri francesi, per rispettare il tetto del 3% per il deficit pubblico. Il capo di Stato maggiore Pierre de Villiers, al grido di «Non mi farò baiser così» (“baisier”, in francese, significare molto più che “baciare”) dette le dimissioni. Il presidente aveva però anche promesso di portare le spese militari al 2% del pil, come chiesto dalla Nato, dall’1,78% del 2017. La legge proposta dalla ministra delle Forze Armate Florence Parly ha proprio questa ambizione, anche se l’obiettivo - per rispettare i vincoli europei - viene programmato per il 2025, dopo la fine del quinquennato presidenziale.

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