di Giulia Crivelli
Manifattura 4.0.: la rivoluzione digitale della produzione industriale negli stabilimenti di Marchesini
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Innovativi e in perenne trasformazione la moda e il design italiani lo sono da sempre, ma il successo – anzi, la leadership – globale dei prodotti di questi due settori è legato non solo alla creatività,bensì anche al legame con l’artigianato e la manifattura, cioè alla filiera, che nessun altro Paese al mondo ha nel tessile-moda-accessorio e nell’arredo-design.
Per rafforzare il primato i due comparti stanno investendo su altri due tasselli fondamentali, la digitalizzazione e la sostenibilità, alimentando un circolo virtuoso che serve anche ad attrarre talenti e competenze.
Sono i temi affrontati nella prima tavola rotonda della seconda giornata del Summit Made in Italy (ecco tutta la cronaca), preceduta da un’intervista alla viceministra degli Esteri Marina Sereni, che ha ricordato l’importanza del prossimo G20, voluto dall’Italia in qualità di presidente di turno, e che terrà alta l’attenzione sulla geopolitica e su quanto sia importante, per l’Italia e per tutti i Paesi del G20, definire i nuovi equilibri mondiali, «che ruotano anche intorno al futuro dell’Afghanistan e all’importanza di Paesi come il Qatar, che ospiterà il G20 straordinario».
L’iniziativa sta riscontrando notevole successo di pubblico: sono 13mila gli utenti che si sono collegati per la prima giornata e 11.500 quelli che hanno assistito alla seconda giornata.
- La cronaca della prima e della seconda giornata
- Il programma della terza giornata
Il Paese mediorientale è in questi giorni sotto i riflettori pure in qualità di ospite dell’Expo, dove si trova naturalmente un grande padiglione dell’Italia. Dall’esposizione internazionale è appena tornato Alessandro Binello, ceo e co-fondatore di Quadrivio, gruppo del quale fa parte il Made in Italy Fund, un fondo tematico, focalizzato su Pmi dei settori fashion, design, beauty e food&wine. Tra gli investimenti di Quadrivio nella moda ci sono Dondup, 120%Lino e Gcds, marchi innovativi con grandi opportunità di crescita.
«Quest’anno abbiamo investito nella moda circa 300 milioni, nel 2022 saranno 500 – ha spiegato Binello –. Per governare i processi di trasformazione che la pandemia ha fortemente accelerato sono necessari grandi capitali, da destinare ai nuovi paradigmi distributivi, che ruotano intorno alle piattaforme web, e alla necessità di presentare non solo i prodotti di un marchio, ma i suoi valori e la sua storia e, sempre più importante per le nuove generazioni, l’impegno sulla sostenibilità».
Dall’attenzione all’impatto che la moda ha sull’ambiente è partito Claudio Marenzi, presidente di Herno, azienda che dal Lago Maggiore esporta capispalla (e non solo) di alta gamma nel mondo: «Stiamo ancora trattando la sostenibilità come un tema a sé, da inserire tra le priorità di un’impresa o di un marchio. Credo invece che debba diventare parte integrante di ogni processo mentale e produttivo – ha precisato Marenzi –. Deve cambiare il modo in cui si progetta una collezione, dalla scelta dei materiali al numero di componenti di ogni capo ed è necessario che sia un cambiamento dell’intera filiera».
Più sfumata la posizione sul ruolo dei giovani consumatori: «La sensibilità a questi temi, nelle nuove generazioni, varia molto: in Occidente e in particolare nei Paesi del nord Europa è molto forte, assai meno in Asia e Cina. La verità è – ha concluso Marenzi – che il percorso per diventare più sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale non deve essere visto solo come un’esigenza del mercato, ma come un’evoluzione del modo di essere e produrre. Dobbiamo abbracciarla con convinzione, perché non sarà un percorso indolore, né breve né a costo zero. Servono molte energie mentali e, certo, capitali freschi».
Esemplare pure l’impegno e il percorso fatto dalla Camera della moda, l’associazione che organizza le quattro fashion week di Milano, sul duplice fronte dell’innovazione e della sostenibilità: «Gli investimenti sul digitale erano iniziati ben prima del Covid, con la creazione di una piattaforma che abbiamo ulteriormente migliorato nel primo semestre del 2020, per prepararci alle limitazioni degli eventi in presenza con nuovi strumenti. Questo sforzo è stato la carta vincente per attraversare il tunnel della pandemia – ha detto il presidente Carlo Capasa – e ci ha resi ancora più competitivi nel fashion system globale.
Sono i dati, accessibili a tutti, sulle interazioni e gli accessi a certificare il primato di Milano su Parigi, Londra e New York». Sulla sostenibilità la leadership della Camera della moda passa da una partnership con l’Onu che si concretizzerà nei Sustainable Fashion Awards che saranno consegnati nel 2022 con una cerimonia alla Scala di Milano.
Del legame sempre più solido tra moda e design ha parlato Dario Rinero, ceo di Lifestyle Design, leader in Italia e nel mondo nell’arredo di alta gamma. «L’innovazione nasce dalla capacità di tradurre le idee e le intuizioni di creativi e progettisti in prodotti di altissima qualità, che resistono al passare degli anni anche perché hanno un design fuori dal tempo. Non deve stupire quindi che circa l’83% dell’arredo di fascia alta comprato nel mondo sia made in Italy».
Anche nel settore di Rinero contano le dimensioni e gli investimenti, ovviamente: «Il percorso fatto da Lifestyle Design è per molti versi esemplare – ha spiegato il ceo della società – Tutto nacque con il fondo Charme della famiglia Montezemolo, che aggregò intorno a Poltrona Frau marchi storici come Cappellini e Cassina e portò poi il gruppo in Borsa. Seguì l'acquisizione, nel 2014, da parte di Haworth, colosso americano dei mobili per ufficio, e il delisting. In questi anni il gruppo si è trasformato, ha fatto acquisizioni ed è cresciuto su tutti i mercati, grazie alla lungimiranza di Haworth, che ha immesso risorse fresche mantenendo il cuore creativo e produttivo in Italia».
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