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Batterie, Volkswagen in bilico tra Europa e Usa. Pesano i 10 miliardi di aiuti dell’«Ira» di Biden

di Alberto Annicchiarico

Auto: fino a 6 mld di ricavi al 2050 in Ue da riciclo batterie

La cifra è emersa da un incontro tra la casa tedesca e tre commissari europei. Vw, ha scritto FT, è in attesa di capire come Bruxelles intende rispondere a Washington con la nuova versione del Piano industriale del Green Deal

8 marzo 2023
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4' di lettura

Le prime scosse del terremoto erano state registrate il 23 agosto dello scorso anno quando una delegazione tedesca ai massimi livelli, guidata dal cancelliere Scholz e dai ceo di Volkswagen e Mercedes-Benz era volata in Canada per siglare un accordo su forniture di materie prime per le batterie. Anzi, per «una catena del valore sostenibile», aveva dichiarato Volkswagen. La mossa, strategica, era stata il primo passo per fare mettere piede in Nord America a PowerCo, la controllata del secondo costruttore mondiale focalizzata sulla produzione di batterie. Alla fine della prima settimana di gennaio, poi, erano stati pubblicati documenti riservati sulla ricerca da parte di Vw di un sito per una fabbrica di batterie in Ontario, Canada.

L’ipotesi americana

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Così non arriva del tutto inaspettata la nuova rivelazione, ad opera del Financial Times, che il gruppo di Wolfsburg starebbe valutando la possibilità di realizzare un impianto anche negli Stati Uniti. Solo pochi giorni fa era emersa l’intenzione di realizzare in America una fabbrica da 2 miliardi dedicata al nuovo brand solo amercano Scout (pick-up e suv, in produzione dal 2026).

La fabbrica di batterie è in competizione con un altro impianto pianificato nell’Europa orientale. All’origine della decisione ci sarebbero i 10 miliardi di euro di incentivi che potrebbero arrivare dall’Inflation reduction act (IRA), la legge green voluta da Joe Biden e che mette in severa competizione l’ecosistema industriale americano con quello europeo.

Anche la svedese Northvolt, partner di Vw (che detiene il 20% delle azioni), si è espressa a favore di una migrazione negli Stati Uniti grazie al maxi pacchetto di incentivi e crediti fiscali da 369 miliardi di dollari (Northvolt ha calcolato che avrebbe vantaggi per 8 miliardi) che sta diventando un potente attrattore di aziende europee dell'area tech e dell'energia verde. L'obiettivo è rispondere alla sfida della concorrenza cinese, il risultato potrebbe essere una mazzata all'Europa. Diversi governatori di Stati Usa hanno effettuato veri e propri roadshow in Europa nei mesi scorsi per convincere le migliori realtà europee dell'energia rinnovabile e tecnologiche a trasferire parte delle loro attività dall'altro lato dell'Atlantico. Una minaccia anche per l'occupazione.

L’incontro a Bruxelles

Quanto ai 10 miliardi per Vw, la cifra è emersa da un incontro tra la casa tedesca e tre commissari europei, Maroš Šefčovič, Margrethe Vestager and Thierry Breton, come ha riferito su LinkedIn il responsabile per la tecnologia del gruppo Vw e consigliere di amministrazione, Thomas Schmall, che è anche presidente del Consiglio di sorveglianza di PowerCo. Vw è in attesa di capire come Bruxelles intende rispondere a Washington.

Il gruppo Volkswagen, intanto, ha dichiarato che non è stata presa ancora alcuna decisione, ma che per fare pendere la bilancia dalla parte dell’Europa e rispettare i piani stabiliti nella precedente gestione servono «le giuste condizioni quadro».

Ritornando proprio alle decisioni prese dall’ex ceo Herbert Diess (uscito di scena a fine luglio 2022), Volkswagen aveva programmato 6 gigafactory in Europa al 2030, con una capacità totale di 240 gigawattora per la sua PowerCo. Si è partiti con la conversione di una fabbrica a Salzgitter, in Bassa Sassonia, dove nascevano motori e vetture come la K70. Ora è pronto il terreno a Sagunto, in Spagna, per un secondo sito continentale. Un impianto era previsto anche in Europa orientale, tra Ungheria, Polonia, Slovacchia o Repubblica Ceca.

Le condizioni per non affossare l’Europa

Schmall ha riferito dell’incontro a Bruxelles su LinkedIn venerdì e ha detto chiaramente che l’Europa potrebbe perdere «la corsa ai miliardi di investimenti che saranno decisi nei prossimi mesi e anni», viste le condizioni offerte dall’IRA. La Commissione presenterà martedì 14 il pacchetto rivisto per il suo Piano industriale del Green Deal e contemporaneamente il Critical Raw Materials Act, una serie di provvedimenti per abbassare sensibilmente la dipendenza dalla Cina in fatto di materie prime. In parte aprendo alle miniere in Europa, in parte cercando la stampella di Canada e Stati Uniti, dove si trova in questi giorni la presidente Ursula Von der Leyen (ha incontrato mercoledì a Ottawa il premier canadese Trudeau e incontrerà venerdì il presidente Biden a Washington).

L'allentamento delle regole sugli aiuti di Stato e il pacchetto di sussidi presentato il 1 febbraio a Bruxelles ha deluso l'industria, che sta alla finestra. «La batteria - ha scritto Schmall - rappresenta circa il 40% del valore aggiunto delle auto elettriche. Oggi, il business delle batterie è guidato da società asiatiche. E mentre gli Stati Uniti recuperano terreno grazie all’Inflation Reduction Act, l’Europa è sempre più in ritardo».

Ecco i quattro punti chiave per offrire in Europa condizioni competitive con l’IRA secondo Schmall:

«1. Un programma di aiuti di stato pubblico rivisto, all’altezza della Cina e del Nord America: semplice e potente.

2. Una forte strategia per le materie prime, che definiscono l’80% dei costi delle celle. Catene di approvvigionamento resilienti sono vitali per la competitività.

3. Energia verde a prezzi totali competitivi inferiori a 7 cent/kwh.

4. Una forte attenzione al settore delle apparecchiature per la produzione di celle. Sviluppare le conoscenze in questa tecnologia chiave è fondamentale».

«Soprattutto, abbiamo bisogno di velocità. L’IRA è in vigore e sta già producendo risultati. La Volkswagen costruirà le sue prime due gigafactory a Salzgitter e Valencia. Ma vediamo anche che stiamo facendo progressi molto più rapidi in altre regioni, in particolare nella regione nordamericana. Nei prossimi giorni, mesi e anni verranno prese importanti decisioni sulla localizzazione». O sulla delocalizzazione, a seconda dei punti di vista.

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