di Stefano Biolchini e Andrea Chimento
The Fabelmans
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Mentre i titoli più attesi del 2023 già alimentano il dibattito, noi vi proponiamo quelli che - a nostro giudizio - sono stati i migliori film del 2022. In lista i 10 lungometraggi (più un'aggiunta extra in conclusione) che più abbiamo amato, usciti nelle sale da gennaio a dicembre.
The Fabelmans
Steven Spielberg racconta la sua infanzia, la sua adolescenza e la sua passione per il cinema. È una storia romanzata, ma il respiro autobiografico della pellicola si sente dalla prima all'ultima, meravigliosa inquadratura: se uno dei più grandi racconta se stesso con tanta passione, umiltà e sentimento, il risultato non può che essere un film memorabile, capace di mescolare efficacemente ironia e nostalgia. Il lungometraggio sulla sua vita è uno dei lavori migliori in assoluto del grande regista americano. La sequenza conclusiva, in cui il protagonista incontra John Ford interpretato da David Lynch, è un momento che rimarrà nella leggenda.
Un altro mondo
Lo strepitoso film del francese Stephane Brizé è il terzo capitolo di un'ipotetica trilogia sul mondo del lavoro, iniziata con “La legge del mercato” e proseguita con “In guerra”. Raccontando in questo caso l'universo dei dirigenti d'azienda, Brizé si supera costruendo un ritratto dal forte respiro etico e morale, crudo e umanissimo allo stesso tempo. La scrittura è impeccabile e la regia rigorosa, ma a contribuire al grandioso risultato finale è anche la prova di un Vincent Lindon in stato di grazia.
Licorice Pizza
Paul Thomas Anderson si conferma uno dei più grandi registi del cinema contemporaneo (e, forse, non solo) con un altro imperdibile tassello di quello splendido mosaico che è la sua filmografia. Dopo pellicole come “Magnolia”, “Il petroliere”, “The Master” o “Il filo nascosto”, Anderson racconta una storia d'amore nella San Fernando Valley d'inizio anni Settanta, facendo un grande omaggio non solo al cinema di quel periodo, ma al potere della Settima Arte in generale: la conclusione del film ne è una perfetta testimonianza.
Gli orsi non esistono
Difficile trovare in tutta questa stagione cinematografica un momento più importante di quello in cui Jafar Panahi si trova al confine tra l'Iran e la Turchia e decide di non attraversarlo: rimarrà in patria per poter continuare a filmare, a testimoniare, a raccontare il suo paese, anche a costo di finire in prigione. È un'esperienza impressionante “Gli orsi non esistono”, nuova pellicola girata in semiclandestinità da un autore che continua a ragionare sul rapporto tra la realtà e la finzione, anche se forse la relazione che più gli interessa è quella che si instaura tra il cinema e la vita.
Blonde
Uno dei titoli che ha più diviso alla Mostra del Cinema di Venezia e nell'intera stagione, “Blonde” è un lungometraggio che ragiona sul rapporto tra la figura di Marilyn Monroe e la sua storia personale, tra l'essere umano e il mito. Il lato biografico lascia spazio a tanti passaggi romanzati (alla base c'è il libro di Joyce Carol Oates) in una visione che è un vero e proprio vortice emotivo, che parla di crisi d'identità come spunto su cui costruire tanto il contenuto quanto la forma dell'intera operazione.
Nope
Arrivato al suo terzo lungometraggio, Jordan Peele continua a non sbagliare un colpo e dà vita a un sorprendente western fantascientifico che ragiona con forza impressionante sul potere delle immagini nel mondo contemporaneo. È un film sullo “sguardo”, capace di dare vita anche a una serie di suggestioni sul cinema stesso. Un lungometraggio da vedere e rivedere.
Spencer
Pablo Larraín si conferma un autore decisivo della contemporaneità con un (anti)ritratto di Diana Spencer, che si concentra su pochi giorni nella vita del suo personaggio, dando vita a un'operazione simile a quella realizzata con altri (anti)biopic come “Neruda” e “Jackie”. Grande prova di Kristen Stewart per una pellicola dal sapore gotico, che gioca coi fantasmi del passato e con le tensioni del presente, regalando diversi momenti di grande cinema.
Flee
Un documentario d'animazione è qualcosa che non si vede tutti i giorni. Al centro c'è la storia vera di Amin, un uomo costretto a fuggire da Kabul in tenera età e, dopo un lunghissimo viaggio, capace di trovare rifugio a Copenaghen. Il racconto che Amin fa della sua vita è la base per questo progetto emozionante e coinvolgente, potente e delicato allo stesso tempo, in grado di toccare corde profondissime.
Bones and All
Luca Guadagnino continua a sorprendere con questo road movie che ricorda tanto il cinema americano degli anni Settanta. Protagonisti sono due adolescenti che cercano un proprio posto nel mondo: il tema del cannibalismo diventa presto metafora di un sentimento di abbandono, del sentirsi diversi in una società che non riesce a capirci come dovrebbe. Il risultato è un lungometraggio girato benissimo, forte di una grande fotografia e di una splendida colonna sonora.
Saint Omer
Una sorpresa assoluta. L'esordio nel cinema di finzione di Alice Diop è di quelli che non si dimenticano: dopo diversi documentari, la regista francese di origine senegalese firma un prodotto potentissimo, incentrato su un processo giudiziario in cui l'imputata è una donna accusata di aver ucciso la figlia di 15 mesi. La messinscena rigorosa, la sceneggiatura dal ritmo sempre coinvolgente e le ottime prove del cast lo rendono uno dei film più significativi dell'intera stagione.
Esterno notte
Un extra alla nostra classifica per una miniserie passata dal Festival di Cannes e poi uscita anche nelle sale in due parti. Indipendentemente dalla durata e dal formato, è uno dei prodotti italiani più importanti degli ultimi decenni, un coinvolgente ritratto dell'Italia ai tempi del rapimento di Aldo Moro, in cui Marco Bellocchio dirige una vera e propria seduta psicanalitica in cui il paziente è un'intera nazione. Memorabile.
Stefano Biolchini
redattore
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