Moda
Pubblicità

Moda

Burberry, Daniel Lee al debutto non sorprende

di Angelo Flaccavento

Immagine non disponibile
Un look della sfilata Burberry fw 23/24 (AFP)

Un look della sfilata Burberry fw 23/24 (AFP)

L’esordio di Daniel Lee alla direzione creativa di Burberry è stato l’atteso clou della breve fashion week londinese. Ma forse la pressione è stata troppa

21 febbraio 2023
Pubblicità

2' di lettura

L’ansia del debutto non è certo facile da gestire. Si rischia di fare troppo, o troppo poco. Se poi il business è da tre miliardi di sterline, ce ne è abbastanza da far tremare le vene e i polsi. L’esordio di Daniel Lee, già mastermind del fortunato capovolgimento di Bottega Veneta, alla direzione creativa di Burberry, il gigante britannico del trench e di una britishness accattivante e comprensibile, è stato l’atteso clou della breve fashion week londinese. Così atteso da mancare il colpo. Troppa pressione, da ogni lato. Di certo ci si aspettava il turnaround immediato, dimenticando forse che quello con Bottega è stato un rapporto interruptus, bruscamente e platealmente.

Burberry, i look della prima collezione di Daniel Lee

33 foto

. (Photo by Niklas HALLE'N / AFP) /
REUTERS/Henry Nicholls
REUTERS/Henry Nicholls
REUTERS/Henry Nicholls
REUTERS/Henry Nicholls
REUTERS/Henry Nicholls
REUTERS/Henry Nicholls
REUTERS/Henry Nicholls
(Photo by Niklas HALLE'N / AFP) /
(Photo by Niklas HALLE'N / AFP)
(Photo by Niklas HALLE'N / AFP)
(Photo by Niklas HALLE'N / AFP)
(Photo by Niklas HALLE'N / AFP)
A model wears a creation for the Burberry Autumn/Winter 2023 fashion collection presented in London, Monday, Feb. 20, 2023. (Photo by Vianney Le Caer/Invision/AP) Associated Press/LaPresse
(Photo by Niklas HALLE'N / AFP)
(Photo by Niklas HALLE'N / AFP)
(Photo by Niklas HALLE'N / AFP)
(Photo by Niklas HALLE'N / AFP)
(Photo by Niklas HALLE'N / AFP)
Photo by Niklas HALLE'N / AFP)
(Photo by Niklas HALLE'N / AFP)
(Photo by Niklas HALLE'N / AFP)
(Photo by Niklas HALLE'N / AFP)
(Photo by Niklas HALLE'N / AFP)
(Photo by Niklas HALLE'N / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE
(Photo by Niklas HALLE'N / AFP)
(Photo by Niklas HALLE'N / AFP)
REUTERS/Henry Nicholls
REUTERS/Henry Nicholls
REUTERS/Henry Nicholls
REUTERS/Henry Nicholls
REUTERS/Henry Nicholls
REUTERS/Henry Nicholls
Pubblicità

La sindrome di Bottega peró è evidente: ricerca spasmodica di un cool factor fatto di gigantismo delle forme, di una certa ruvidità e crudezza, di contrapposizioni eclatanti - piume e stivaloni di gomma, ad esempio. Ma a questo giro manca la volontà di sintesi. Forse per paura di dimenticare qualche segmento di mercato, dai giovani logomaniaci alle sciure con la vestina e la borsa dell’acqua calda, si aggiunge roba su roba, si impila invece di sottrarre, e il risultato è un po’pasticciato, deragliante per ogni dove.

Senza dire che certo, qui lo spirito Brit è importante, ma ridurlo a tartan e rose è un po’ un luogo comune da manuale. Sia chiaro: si tratta di un esordio, e come tale va valutato: il tentativo di percorrere una strada, da aggiustare e calibrare in corso d'opera. È che da Daniel Lee ci si aspettava un segno più forte e personale, un rifiuto più deciso dei cliché a questo punto ovvi come qualche omaggio di troppo a Vivienne Westwood.

Quel che si è visto invece è stato l’accrocchio tipico di certo stile londinese: comune e nulla affatto sorprendente. Ciò detto, il marasma pullula di pezzi desiderabili, scarpe e maglioni in primis, e non c’è nulla che un buon piano di merchandising non possa trasformare in hit, subito, al primo colpo. La moda con la M maiuscola, peró, è altro.

Riproduzione riservata ©
Pubblicità
Visualizza su ilsole24ore.com

P.I. 00777910159   Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie  Privacy policy